sabato 13 settembre 2008

TRUCCHI PER DIVENTARE SUPERINTELLIGENTI




Genio si nasce o si diventa? Tra le tante possibili risposte, ora i ricercatori dell’università di Cambridge sembrano confermare la convinzione di Thomas Edison (sì, quello della lampadina). Il quale sosteneva che il genio è fatto per il 99% di fatica e solo per l’1% di ispirazione. Come dire che una minima dose di talento è innata, scolpita nel dna.
Poi bisogna lavorarci su, e parecchio. Mozart, per esempio, suonava il violino già a tre anni, ma solo esercizi su esercizi e una ferrea disciplina hanno reso le sue composizioni immortali.
Einstein era uno studente mediocre e svogliato, poi individuò il settore della matematica che più lo appassionava e arrivò a formulare la teoria della relatività.
Tiger Woods ha imparato a usare la mazza da golf prima che a camminare, ma è stato il rigoroso allenamento a farne un campione.
Idem Michael Jordan: non sarebbe diventato quello che è senza gli interminabili pomeriggi di palleggi e tiri a canestro.

Per tutti loro la chiave del successo è lì, negli anni di pratica quasi maniacale, di ripetizione infinita del gesto. Dieci anni, per l’esattezza, quelli necessari per raggiungere la meta: la produzione di qualcosa di unico e irripetibile, il colpo di genio (vedi il decalogo sotto).

A sostenerlo, come dicevamo, è un gruppo di ricercatori dell’Università di Cambridge di cui fanno parte Anders Ericsson, Neil Charness, Paul J. Feltovich, Robert R. Hoffman, autori di The Cambridge Handbook of Expertise and Expert Performance (Cambridge Catalogue, $ 65).
In sostanza il libro - un mix di psicologia e scienze cognitive - riprende la teoria di Edison e la sviluppa. Riveduta, aggiornata e corretta, la formula della genialità versione 2007 è la seguente: 1% d’ispirazione, 29% di buona istruzione e 70% di duro lavoro e costanza. Diventare un genio dunque è un’impresa, non una dote innata.
Ma in pratica, come si fa? Lo abbiamo chiesto ad Anders Ericsson, uno degli autori.

Possibile apprendere l’how-to della genialità da un manuale?
In effetti spiegare come si produca un evento raro come il genio è piuttosto complicato. Ma ciò che è certo è che non è magia, né un dono che pochi eletti ricevono alla nascita. È solo lavoro, lavoro, lavoro.
Come accade che una persona superi tutte le altre, in un campo?
Succede per una concomitanza di elementi molto ben assemblati. Anzitutto alcuni fattori cruciali come l’educazione, l’istruzione, il supporto di famiglia e amici che si fondono e si integrano nel modo giusto. Ma ciò che fa la differenza è la capacità di sfruttare questa buona partenza focalizzando gli sforzi sull’obiettivo scelto, sulla disciplina in cui si vuole emergere. Poi concentrarsi solo su quella.

Ma quanto conta l’intelligenza? Quanto dev’essere alto il Q.I.?
Be’… Certo che l’intelligenza conta. Ma non così tanto. Chi si distingue e arriva a primeggiare in un certo campo non ha necessariamente un quoziente intellettivo elevatissimo o molto sopra la media. Al contrario. Diciamo che un buon Q. I. è un vantaggio, ma non fa la differenza. Non è di per sé un indice di genialità.

Allora che cosa fa la differenza?
Molti fattori, in verità. Tanto per cominciare, è essenziale avere un buon mentore, che saprà indirizzare la formazione verso la strada più giusta o innovativa. Dietro un grande talento spesso c’è un buon maestro.

Con una buona guida chiunque può diventare un genio?
La nostra ricerca mostra risultati estremamente incoraggianti: dati alla mano, risulta che chiunque, persino la persona più ordinaria, può fare grandi cose se ci si mette. Di più: cose straordinarie. Ognuno può arrivare dove vuole se lo desidera davvero. Ma si badi bene: chi riesce in genere ha investito cinque volte più tempo, sforzi ed energie rispetto a quanto dedicano gli altri allo stesso scopo. E non tutti per carattere sono portati al sacrificio. Ci vuole un’incredibile dose di tenacia.

Insomma vuol dire che tutti abbiamo queste potenzialità?
Tra i musicisti newyorkesi si fa una specie di giochino: «Scusi, come si arriva alla Carnegie Hall?». E la risposta è: «Con tanta pratica». Ecco: esercizio, lavoro e fatica. Questi sono gli ingredienti, neanche tanto segreti. Qualsiasi ricerca lo dimostra: chi eccelle non è migliore degli altri, ma ha lavorato più sodo, superandoli. Come il fisico Stephen Hawking, che fino a vent’anni era uno studentello come tanti. Solo quando ha iniziato a lavorare ossessivamente sull’origine dell’universo è arrivato a formulare la teoria del Big Bang e dei buchi neri.

Però bisogna mettere in conto una vita di sacrifici…
No. Non una vita. Alcuni anni. È quella che noi chiamiamo la regola dei dieci anni. Ovvero, sembra - in base ad analisi psico-cognitive che abbiamo svolto su campioni eterogenei di studenti - che l’arco di tempo perfetto per raggiungere l’eccellenza intellettiva sia la decade: l’investimento giusto per primeggiare in un qualsiasi settore dello scibile. La buona notizia, insomma, è che il genio si può costruire. Quella meno buona è che i lavori in corso durano almeno dieci anni


LE 10 REGOLE DEL TALENTO
1. Focalizzare il campo per cui si è portati.
2. Assicurarsi un’istruzione più che soddisfacente.
3. Non basarsi sul quoziente intellettivo: non è fondamentale.
4. Trovare qualcuno a cui ispirarsi: un insigne scrittore, un premio Nobel, un grande compositore, uno scienziato passato alla storia…
5. Cercare un tutor di fiducia con cui instaurare una relazione one-to-one, che possa seguire passo passo la formazione.
6. Allenare la memoria, se il campo scelto è il sapere, allenare i muscoli, se si vuole eccellere nello sport.
7. Qualunque sia il settore, esercitarsi ogni giorno con dedizione e rigore per molte ore.
8. Lavorare cinque volte più degli altri.
9. Forza, resistenza e tenacia sono indispensabili per superare gli ostacoli.
10. Pianificare la vita sapendo che per dieci anni non ci si potrà dedicare a nient’altro.
Aprile 2007

http://www.marieclaire.it/beauty/stare-bene/genius

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