giovedì 21 novembre 2013

CON LA MEDITAZIONE E LA DIETA VEGETARIANA SI INVECCHIA MENO


Lo dimostra uno studio scientifico pubblicato su Lancet Oncology. Una ricetta a base di cereali integrali, frutta, verdura insieme ad attività fisica e ad attività antistress come yoga o meditazione aiuta a mantenersi giovani. Ecco perché

Dieta vegetariana, attività fisica e yoga, sono i capisaldi per contrastare l'invecchiamento.
Una équipe di scienziati americani dell'università della California di San Francisco hanno dimostrato per la prima volta che, scegliendo stili di vita più sani, è possibile rallentare i meccanismi alla base dell'invecchiamento cellulare. In uno studio pilota pubblicato su Lancet Oncology, i ricercatori sono riusciti ad aumentare di una media del 10% in 5 anni la lunghezza dei telomeri, le sequenze del Dna che si trovano nella parte finale dei cromosoni, che a ogni divisione cellulare si accorciano e che hanno un ruolo centrale nel determinare la lunghezza della vita di una cellula. Per questo sono considerati una specie di 'orologio biologico' cellulare. Secondo Dean Ornish e i suoi colleghi, la soluzione per interferire con questo meccanismo è quella di mangiare 'cibi verdi', fare movimento, yoga e meditazione anti-stress.
Per 5 anni, gli scienziati hanno seguito 35 uomini con tumore alla prostata ai primi stadi, ancora localizzato. Tutti i pazienti sono stati inseriti in un programma di sorveglianza, con monitoriaggi periodici sull'evoluzione della malattia. In più, a 10 partecipanti sono stati prescritti cambiamenti dello stile di vita: dieta ad alto contenuto di frutta, verdura e cereali integrali, e a basso tenore di grassi e carboidrati raffinati; attività fisica (30 minuti al giorno di camminata, per 6 giorni a settimana); riduzione dello stress (yoga e stretching, tecniche di respirazione ad hoc, meditazione). Questi pazienti partecipavano inoltre a gruppi di supporto settimanali. La lunghezza dei telomeri è stata misurata a tutti i 35 partecipanti all'inizio dello studio e alla fine. Al termine del quinquennio di osservazione, fra i 10 pazienti che avevano cambiato stili di vita i telomeri si erano allungati in media del 10%, mentre negli altri 25 si erano accorciati mediamente del 3% circa.
Fonte: Repubblica
di Dario Scacciavento

venerdì 15 novembre 2013

BILINGUISMO E PREVENZIONE PATOLOGIE CEREBRALI


Parlare abitualmente una seconda lingua non è solo un vantaggio nel lavoro e per muoversi nel nostro mondo sempre più globalizzato. Nelle persone che parlano due lingue, infatti, l'insorgengere delle demenze si presenta in media cinque anni dopo rispetto a chi ne parla una sola: ilrisultato è apparso sulla rivista “Neurology” a firma di un gruppo di ricercatori dell'Università di Edimburgo e del Nizam's Institute of Medical Sciences di Hyderabad, in India, coordinato da Suvarna Alladi.

Gli autori sono arrivati alla conclusione analizzando i dati di 648 soggetti indiani con diagnosi di demenza. La scelta è caduta sull'India perché il paese offre un'opportunità unica di studiare il bilinguismo, che altrove riguarda popolazioni etnicamente e culturalmente differenti da quelle monoligua. In luoghi come Hyderabad, la settima città dell'India in ordine di grandezza, il bilinguismo è invece la regola e il monolinguismo l'eccezione.

Gli autori ipotizzano che il passaggio continuo tra suoni,  parole,concetti,strutture grammaticali e norme sociali di due lingue diverse rappresenti una naturale forma di allenamento del cervello, forse più efficace di qualsiasi altro esercizio studiato appositamente.

La scoperta deriva dalla statistica dell'età d'insorgenza di differenti tipi di demenza, tra cui la malattia di Alzheimer, la demenza vascolare, causata da lesioni ischemiche che determinano la distruzione multifocale del tessuto cerebrale, e la demenza fronto-temporale, caratterizzata da una degenerazione dei lobi fronto-temporali del cervello. Il bilinguismo è emerso come unico fattore correlato alla ritardata insorgenza media della demenza. anche dopo che sono stati controllati altri fattori, come il livellodi scolarità, il genere, l'occupazione professionale, o il fatto che il soggetto vivesse in un ambiente urbano o in campagna.

"Questi risultati portano a ipotizzare che il bilinguismo influisca sulla demenza con più efficacia di qualunque farmaco disponibile attualmente”, ha spiegato Thomas Bak, ricercatore dell'Università di Edimburgo che ha partecipato alla ricerca. “Di conseguenza, lo studio delle relazione tra bilinguismo e cognizione è una delle nostre maggiori priorità, e saranno necessari ulteriori studi per determinare il meccanismo che causa il ritardo nella comparsa di demenza".

giovedì 7 novembre 2013

VITA EXTRA TERRESTRE IN MILIARDI DI PIANETI

Vita extraterrestre, 60 miliardi di pianeti nella Via Lattea potrebbero ospitarla Secondo uno studio pubblicato questa settimana, sessanta miliardi di pianeti appartenenti unicamente alla nostra galassia, potrebbero ospitare forme di vita extraterrestre o potrebbero essere ubicati all'interno della zona abitabile di una stella. I ricercatori, utilizzando i dati raccolti dalla sonda spaziale Kelper della Nasa — che ha il compito di localizzare i pianeti al di fuori del sistema solare — hanno scoperto che nella zona abitabile intorno a ciascuna stella nana rossa dovrebbe esistere almeno un pianeta con le stesse dimensioni della Terra. Le nane rosse sono le stelle più comuni nella Via Lattea. Nicolas Cowan, del Centro per l'Esplorazione Interdisciplinare e la Ricerca in Astrofisica dell'Università di Northwestern, ha osservato che la maggior parte dei pianeti nella Via Lattea orbita intorno alle nane rosse. «Un semplice termostato rende questi pianeti più clementi e ci fa rendere conto che non dobbiamo guardare così lontano per trovare un pianeta abitabile», ha riferito Cowan in un comunicato stampa presso l'Università di Chicago. Lo studio compare nel giornale Astrophysical Journal Letters. «Le nubi sono responsabili del riscaldamento e del raffreddamento sulla Terra», spiega in una dichiarazione Dorian Abbot, ricercatore dello studio presso l'Università di Chicago. «Riflettono la luce solare permettendo così alla Terra di raffreddarsi e assorbono la radiazione infrarossa emessa dalla superficie creando un effetto “serra”. Questo contribuisce a mantenere il pianeta ad una temperatura ottimale per accogliere la vita». Fin ora sono stati scoperti solo una decina di pianeti abitabili.