mercoledì 25 aprile 2012

LA COMPASSIONE DELL'IMPERATORE ASHOKA



- BHAKTI YOGA -


(di Swami Nirvanananda)


Durante l'ultimo viaggio in India, abbiam visitato Dhauli Hill, un tempio su
una collina vicina a Bhubaneswar nell'Orissa. E' un tempio Buddhista
costruito abbastanza recentemente, per ricordare un avvenimento che
influenzò per secoli la storia dell'India e forse anche del Cristianesimo.
Sulla cima di questa collina infatti nel III secolo a.C. (circa 264 a.C.),
l'Imperatore Ashoka dell'Impero Maurya, alla fine di una battaglia furibonda, constatò
quante centinaia di migliaia di soldati si fossero ammazzati per conquistare
il regno dei Kalinga, l'odierna Orissa.


Tutta la piana era ricoperta di cadaveri, tanto che le acque del fiume che
scorreva lì vicino, si erano completamente tinte di rosso per il tanto
sangue versato. La piana era ancora ricoperta dalla bruma mattutina, mentre
il sole si alzava all'orizzonte. E quella prima luce rivelava la
sconvolgente brutalità con cui migliaia di esseri umani si erano sgozzati
reciprocamente. La puzza greve dei cadaveri, i lamenti dei pochi sopravvissuti, rivelavano
uno spettacolo sconvolgente anche per un re-guerriero, un dolore immenso
anche per un vincitore.


Fu in quel momento probabilmente che il cuore dell'Imperatore Ashoka fu
toccato e turbato. Che valore poteva avere una tale vittoria se almeno da
questa carneficina non fosse sbocciata nel suo cuore la compassione? Ashoka
aveva studiato con i migliori maestri tutte le teorie della non-violenza
predicate dal Buddha, il Principe Siddharta che aveva abbandonato il suo
regno per intraprendere il cammino della ricerca spirituale.


Fu forse il quel momento, davanti a una scena raccapricciante, che nel suo
cuore sbocciò veramente il fiore della compassione. A che servivano tanti
nobili precetti se non venivano messi in pratica? E lui come imperatore
doveva essere il primo a dare l'esempio, come fece il Principe Siddharta.
Decise allora di abbracciare il Buddhismo e soprattutto di metterne in
pratica i nobili precetti.


Si narra che in un'incarnazione precedente Ashoka era un bambino di nome
Jaya che mentre giocava con il fango, vide passare il Buddha. Colto dal
desiderio di offrirgli del cibo, il bambino gettò nella sua ciotola la polvere con cui stava giocando. Comprendendo l'animo puro che aveva motivato il gesto, il Buddha predisse il suo destino dicendo che la sua fama si sarebbe espansa su tutto il continente. Il suo dono
meritorio fu solo questo: "Jaya gettò una manciata di polvere nella ciotola
del Tathagata".
Forse fu anche in quel momento che la storia dell'India cambiò per molti
secoli, perché il Buddhismo diventò la religione per milioni di indiani,
espandendosi in tutto il Nord - dall'Afghanistan al Bengala - e a Sud fino
al Tamil - sotto l'Impero dei Maurya.


Cosa fu a toccare il suo cuore? La paura? L'orrore? Lo sgomento? O l'Amore?
Si, fu certamente l'Amore nella sua forma più nobile: la Compassione.
Infatti la compassione è forse l'aspetto che più caratterizza il Buddhismo.
La stessa compassione che sotto forma di perdono, Gesù introdusse a
Gerusalemme tra i suoi discepoli, inserendolo come pilastro della Buona
Novella predicata poi in tutto il mondo.
"Quante volte devo perdonare?" gli chiedevano.
"70 volte 7" era la risposta del Maestro.


Praticamente sempre.


Visitando Puri e il tempio di Lord Jagannath - il Signore dell'Universo - mi
sono imbattuto in diversi Brahmini che asseriscono che ci sono ancora le
prove della presenza di Gesù conservate nel tempio.


Se ciò è vero, mi viene da pensare che probabilmente Gesù sia passato vicino
a questa collina ed abbia letto forse ciò che l'Imperatore Ashoka vi fece
iscrivere su una roccia come monito contro guerre future: un decalogo di
comportamento morale ed etico - il Dharma - che tutti i suoi sudditi
avrebbero dovuto seguire. E naturalmente la compassione per tutte le
creature ne è il monito principale. Leggiamolo assieme anche noi.


"Le leggi che Ashoka introdusse rappresentavano una vera rivoluzione
culturale; fu proibita la caccia e anche il ferimento di animali, si favorì
il vegetarianesimo, si ridusse la gravità delle pene (soprattutto corporee),
furono costruiti ospedali per uomini e animali, università, ostelli gratuiti
per i pellegrini, sistemi di irrigazione e traffico fluviale, e nuove
strade.


Le leggi non discriminavano i cittadini per casta, fede o schieramento
politico; i principi morali del Dharma che queste cercavano di attuare
erano: non-violenza, tolleranza di tutte le opinioni, obbedienza ai genitori
e rispetto per tutti i maestri religiosi, generosità verso gli amici,
trattamento umano dei servitori, e così via. In generale, le leggi
introducevano nuove restrizioni, ma non rinnegavano alcuno dei principi
morali preesistenti delle varie religioni che componevano l'impero".
A rileggerli ora dopo tanti secoli ci si accorge ancora oggi come le società
umane siano ancora molto lontane da aver raggiunto una comune legge
etico-morale - il Dharma - accettata e condivisa da tutti.


In India il Sanathan Dharma viene chiamata ancora quella eterna religione
che si basa sulle verità rivelate dai Veda, ma che accoglie i principi
fondamentali di tutte le religioni e di tutte le civiltà.


Accettando il Dharma si comprende profondamente anche la legge del Karma, il
fatto cioè che ogni nostra azione produce un effetto. La consapevolezza di
questo principio potrebbe evitare tanta sofferenza inutile all'intera umanità.


E l'unico modo per raggiungere questa coscienza è di mettere in pratica la
compassione che dimostrò il Buddha per tutte le creature e le parole di
perdono che Gesù pronunciò fino all'ultimo istante sulla croce: "Padre,
perdona loro, perché non sanno quello che fanno".


L'antico Mantra Vedico lo esprime così: "Possano tutti gli esseri in tutti i
mondi essere felici"


Lokah Samastah Sukhino Bhavantu.


Solo l'anima che sa amare può essere felice.


swami nirvanananda


Uno scritto di swami Nirvanananda - tratto dalla rivista "Verità Spirituali"
n° 4 - http://www.kriyayogastella.org/



lunedì 9 aprile 2012

QUALI SONO GLI STATI PIU' FELICI DEL MONDO ?




Quale formula si può usare per calcolare scientificamente la felicità? Certamente non è un’impresa facile, ma alcuni ricercatori del Legatum Institute, basandosi su dati della Gallup World Poll sono riusciti a stilare un elenco dei paesi di tutto il mondo in base alla loro felicità. Tra il 2005 e il 2009 essi hanno proposto sondaggi a migliaia di individui in più di 155 Stati.
Per voi cosa significa essere felici? Avere una ricchezza economica tale da poter decidere cosa fare e cosa comprare? Godere di un’ottima salute? Potersi divertire con la famiglia e con gli amici? Anche poter dire ciò che pensate senza paura di ritorsioni o minacce, poter credere nel Dio che scegliete, sentirvi al sicuro. Essere felici significa anche avere certe opportunità: avere un’istruzione, diventare un imprenditore.
Ogni paese è stato valutato sulla base di 89 variabili, divise in otto sezioni: economia, imprenditorialità, governo, istruzione, salute, sicurezza, libertà personale e capitale sociale. I fattori considerati non sono stati solo quelli oggettivi, ma anche le opinioni soggettive degli intervistati, perché a fare la differenza è anche la percezione e la convinzione dei cittadini!
Come potete leggere, le prime quattro posizioni sono occupate dai paesi del Nord Europa, che eccellono in numerosi campi. Della top ten fanno parte anche Stati extra europei, come Nuova Zelanda, Costa Rica, Canada, Israele e Australia. L’Italia si classifica quarantesima, superata da stati come Panama, Brasile, Messico, persino il Turkmenistan, il Kuwait, la Giamaica o El Salvador.

1 Denmark
2 Finland
3 Norway
4 Sweden
4 Netherlands
6 New Zealand
6 Costa Rica
8 Canada
8 Israel
8 Australia
8 Switzerland
12 Panama
12 Brazil
14 United States
14 Austria
16 Belgium
17 United Kingdom
18 Mexico
18 Turkmenistan
20 United Arab Emirates
21 Venezuela
22 Ireland
23 Kuwait
23 Iceland
23 Puerto Rico
26 Jamaica
26 Colombia
28 Luxembourg
28 Cyprus
30 Trinidad and Tobago
30 Argentina
30 Belize
33 Germany
34 El Salvador
35 Uruguay
35 Qatar
35 Chile
38 Guatemala
38 Malta
40 Italy
40 Czech Republic
42 Honduras
43 Spain
44 France
44 Dominican Republic
46 Ecuador
46 Bolivia
48 Paraguay
48 Bahrain
50 Guyana
50 Greece
52 Nicaragua
52 Jordan
54 Belarus
54 Kosovo
56 South Korea
56 Poland
58 Saudi Arabia
58 Pakistan
58 Slovenia
61 Croatia
61 Montenegro
63 Peru
63 Moldova
63 Lithuania
63 Malawi
67 Cuba*
67 Botswana
67 Libya*
70 Portugal
70 Taiwan
70 Kazakhstan
73 South Africa
73 Lebanon
73 Russia
73 Ukraine
73 Romania
73 Slovakia
79 Thailand
79 Bosnia and Herzegovina
81 Iran
81 Hong Kong
81 Singapore
81 Japan
85 Indonesia
85 Somaliland
85 Algeria
85 Nigeria
85 Uzbekistan
90 Estonia
91 Serbia
91 Bangladesh
91 Myanmar*
94 Philippines
94 Malaysia
96 Cameroon
96 Tunisia
96 Zambia
96 Yemen
96 Vietnam
96 Palestinian Territories
96 Macedonia
103 Hungary
103 Albania
103 Azerbaijan
103 Turkey
103 Kyrgyzstan
108 Central African Republic
108 Ethiopia
110 Namibia
110 Angola
110 Armenia
110 Iraq
110 Latvia
115 Mauritania
115 Zimbabwe
115 Morocco
115 Sri Lanka
115 India
115 Syria
115 Georgia
115 Afghanistan
115 Mozambique
115 Egypt
125 China
125 Ghana
125 Kenya
128 Congo (Brazzaville)
128 Guinea
130 Sudan
130 Djibouti
130 Madagascar
130 Nepal
130 Mongolia
130 Laos
130 Tajikistan
137 Tanzania
137 Senegal
137 Bulgaria
137 Uganda
141 Mali
141 Liberia
141 Chad
144 Ivory Coast
144 Congo (Kinshasa)
144 Benin
144 Haiti
148 Niger
148 Rwanda
148 Burkina Faso
148 Sierra Leone
148 Cambodia
153 Comoros
153 Burundi
155 Togo

venerdì 6 aprile 2012

SUICIDI, BANCHE E CRIMINI CONTRO L'UMANITA'

Quanti si drovranno ancora suicidare prima di mettere sotto inchiesta le
banche?

05 aprile 2012



Recentemente nel nostro Paese stanno avvenendo fatti drammatici di gente
che, colta dalla disperazione e dallo sconforto, si toglie la vita. Tanti
suicidi, dei quali molti imprenditori medio-piccoli che di fronte alla crisi
hanno pensato di farla finita, spinti a ciò da problematiche finanziarie,
fiscali, dalla stretta creditizia ed a volte da discutibili indebitamenti
bancari.

La disperazione ha portato e porterà alla luce dei risvolti che in molti
sino ad oggi hanno fatto finta di non vedere, e voglio cercare di ragionare
analizzando fatti concreti per capire se quanto è avvenuto e sta avvenendo è
figlio di casualità, di anomalie di un sistema che funziona, o invece il
freddo risultato di un sistema che punta a trasferire ricchezza dai tanti
cittadini, ai pochi, gestori del potere.

Prendo lo spunto, per un utile confronto, della recente inchiesta della
Guardia di Finanza sull’aumento dei costi del carburante, per verificare se
dietro vi sia una normale crescita dei costi industriali oppure una pura
speculazione che porta all’arricchimento delle compagnie petrolifere. È
semplice capire che il controllo della filiera del prezzo porterà a fare
chiarezza in un settore nel quale pochi centesimi al litro di differenza
vogliono dire miliardi di euro di ricchezza trasferiti a favore delle grandi
lobby di potere.

Io mi occupo di banche ed il mercato creditizio, a differenza di quello
merceologico, è vincolato e tutelato da norme molto severe; il fine pubblico
del mercato creditizio non può sfuggire a nessuno, nemmeno a chi è colto da
interessate amnesie come il Presidente dell’Abi, il quale ha affermato che
le banche sono imprese private senza alcun interesse pubblico: evidentemente
distratto dai problemi della sua banca, dice cose fuori luogo.

Le principali accuse che vengono rivolte al sistema bancario sono legate
all’altissimo costo dei servizi stessi; i tassi di interesse o meglio il
costo del denaro con le varie commissioni, spese e le miriadi di costi
occulti, fanno sì che il credito raggiunga livelli inimmaginabili, che vanno
molto oltre quanto consentito dalla legge stessa.

Di fronte a queste accuse, o meglio di fronte al fine pubblico del mercato
creditizio affermato dall’art. 47 della Costituzione e ribadito dal quadro
normativo, che prevede delle aggravanti di reato se commesso nel contesto
dell’attività bancaria a danno delle imprese, qualcuno si è mai preso la
briga di controllare la fondatezza o meno delle innumerevoli denunce, legali
e non, nei confronti del sistema bancario? Si vuole verificare se le banche
operano nella legalità o no ?

Ciò è fondamentale.

Ricordo a me stesso che il costo del denaro ha dei tetti fissati dalla legge
(legge 108/96) oltre il quale si opera nell’illegalità.

Ragioniamo su dei dati concreti: nel 1997 le banche, rispetto al costo di
approvvigionamento del denaro (tasso euribor a tre mesi) potevano guadagnare
“solo” il 280% prima di oltrepassare il tasso di usura, nel 2005 tale delta
era arrivato al 644%, nel 2011 al 1.032% e, dopo il penultimo regalo fatto
alle banche con l’innalzamento dei tassi soglia, siamo al 1.241%. Questo è
avvenuto a causa dei vari governi e parlamenti che, non certo nell’interesse
dei cittadini, hanno provveduto ad innalzare il livello dei tassi soglia per
consentire alle banche di speculare ancor di più (è come innalzare per legge
i livelli di tolleranza di una sostanza tossica ben sapendo che è gravemente
nociva).

Ma anche se si è alzata in maniera incredibile la soglia dell’usura, e
conseguentemente anche i margini di guadagno “legalizzati”, ciò non è mai
stato sufficiente alla voracità del “sistema banche” in quanto hanno operato
ed operano tutt’ora con sistemi che, pensando di aggirare leggi chiarissime,
nascondono in maniera artificiosa i reali costi applicati alla clientela.

In questi anni grazie alla distrazioni di tutti, organi di vigilanza in
primis, le banche hanno operato in un mondo privo di controlli, violando
repentinamente la legge ed applicando con metodo voci nascoste come
commissioni e spese, le quali venivano illegalmente conteggiate al di fuori
del costo del denaro. Se si va a fare “una fotografia” di quanto realmente
costa il credito con una banale operazione di matematica ci si accorge che
un prestito di 10 mila euro può arrivare a costare per un anno oltre
2.500/3.000 euro, ovvero un costo del 25/30% che però, grazie a delle
formule di calcolo utilizzate dalle banche, costruite ad hoc, che escludono
delle voci, quindi modificando di fatto la formula prevista dalla legge,
diventa magicamente un “solo 10/12%”.

Qualcuno diceva che la matematica non è un’opinione, ma per le banche
evidentemente lo è.

Ma torniamo alla domanda iniziale: tutto ciò è legale? È consentito?

Secondo un’indagine della CGIA di Mestre il sistema delle imprese italiane
paga per servizi bancari circa 4 miliardi euro in più rispetto alle omologhe
tedesche e francesi. Tutti gli indicatori dei costi dei servizi bancari
mettono l’Italia al primo posto in Europa; di recente un dato pubblicato da
Banca d’Italia afferma che, rispetto alla precedente rilevazione, le banche
hanno incrementato il margine di interessi dallo 0,31% di ottobre allo 0,69%
di febbraio. Banca d’Italia, a commento di ciò, afferma che “allo sportello
c’è un problema di trasparenza nei rapporti tra banca e clientela” ma cosa
significa trasparenza in questo contesto, se non rispetto della legge che,
al contrario, è permanentemente violata? Tutto ciò è legale?

Questi sono fatti, come quelli evidenziati in una lettera che l’Autorità
Garante per la Concorrenza ed il Mercato invia il 16.04.10 a Banca d’Italia,
nella persona del direttore centrale, con la quale si comunica la
rilevazione, in determinate aree del Paese tra le quali la Regione Calabria,
di tassi superiori al 20%. Si tratta brutalmente della constatazione di un
reato in quanto il tasso soglia del periodo era intorno al 13%, ma pur
davanti a tale rilevazione, chi ha fatto qualcosa? Siccome siamo in presenza
di un reato chi ha provveduto, visti gli obblighi, a segnalare ciò alle
autorità competenti e che cosa ha fatto Banca d’Italia a seguito di tale
forte comunicazione?

Ribadisco la mia domanda iniziale: siamo sicuri che tutto ciò sia legale?

Certamente io con documenti alla mano sono in condizione di rispondere, ma
mi voglio limitare solo a richiamare alcuni fatti:

a) il nucleo della Polizia tributaria di Matera con una nota del 24/04/09
afferma che i software delle banche sono manipolati.

b) L’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato con diverse indagini
(IC36, IC45) attesta che il mercato creditizio in Italia è controllato da un
cartello che priva il mercato dalla libera concorrenza.

c) Banca d’Italia richiama le banche in diverse occasioni e con note
pubbliche ad essere oneste e “rispettare la legge”.

d) Vi sono verbali di assemblee di importanti banche in cui i soci parlano
di bilanci falsi e di usura.

e) Vi è un dipartimento riservato all’interno dell’Abi, il Dipo
(dipartimento perdite operative), che analizza le perdite delle banche il
quale, dall’analisi dei dati trasmessi dai diversi istituti di credito,
evidenzia che la fonte principale di perdite operative, pari ad 1,44
miliardi di euro, è dovuta ai comportamenti messi in atto con “un intento di
frodare, aggirare la regolamentazione o infrangere la legge o le policy
aziendali” a danno dei clienti ed a vantaggio della banca.

Questi fatti, insieme alle centinaia di migliaia di denunce presentate nelle
Procure italiane, non sono forse sufficienti ad avviare una seria indagine
per accertare se il comportamento delle banche è rispettoso delle leggi,
peraltro molto chiare?

Si può verificare, nel nome dell’eguaglianza di fronte alla legge, se le
banche sono un’associazione a delinquere oppure un’organizzazione seria che
opera nel rispetto delle leggi, come tutti ci auguriamo?

Quanta gente deve ancora morire prima di arrivare a conoscere la verità?

Purtroppo oggi il potere bancario, come confermato dagli scandali quotidiani
che ormai da tempo si susseguono, è il soggetto che detiene e gestisce la
governance del paese ed è intoccabile al punto che, di fronte alle
violazioni che stanno emergendo nei tribunali, le lobby bancarie stanno
provvedendo a far modificare le leggi e rendere impuniti i loro reati.
Capisco quindi che difficilmente agli organi preposti, magistrati e
vigilanza, gli verrà consentito di indagare su tali fatti, ma ciò è
corretto?

Forse una verità prima è meglio delle rivoluzioni degli “indignados” poi; si
risparmiano morti e disperati.

Autore: Antonino De Masi
Fonte: liberoreporter.eu

----------------
Inoltro messaggio importante di  Italo Choni Dorje 


Ho appena finito di registrare un audio parecchio importante...

NON riguarda direttamente la spiritualita' o la meditazione;
al tempo stesso, si tratta di tematiche di cui, in quanto cittadini
di questo mondo, dobbiamo occuparci.

************************************************
ECCO L'AUDIO IN CUI RACCONTO TUTTA LA STORIA:
http://clicks.aweber.com/y/ct/?l=Kalta&m=JGyGGbCojOk.Wj&b=sq.Xib3LgGUACLfhAfFrdA
************************************************

Per favore, scarica e ascolta questo audio mp3 e fallo ascoltare
anche ad altre persone: si tratta di informazioni importanti,
attuali e inedite.

In questo audio, ti parlero' di un piano, in corso di svolgimento,
per arrestare 10.000 membri di una organizzazione criminale
internazionale, che controlla e domina il mondo intero da almeno
100 anni.

Ti parlero' delle origini di questo piano e delle fonti da cui traggo
queste informazioni.

Ti parlero' del motivo per cui queste informazioni sono state
rilasciate, appena 4 giorni fa.

Ti parlero' della sequenza di eventi che potrebbe portare all'arresto
di migliaia di persone che da decenni compiono crimini contro
l'umanita'.

Soprattutto, ti parlero' - IN POSITIVO, non solo "in negativo"! -
di quei valori che dovrebbero UNIFICARCI e ISPIRARCI nella
costruzione di un mondo migliore:

Liberta', Felicita' e Responsabilita'.

martedì 3 aprile 2012

IL CIBO DELLA GENTILEZZA



di Sister Ajahn Medhanandi

© Ass. Santacittarama, 2009. Tutti i diritti sono riservati.
SOLTANTO PER DISTRIBUZIONE GRATUITA.
Tradotto da Valentino Ferrari

da forestsangha.org
°°°
"Se dovessi entrare nel tempio
per il solo scopo di chiedere
non dovrai ricevere.
E se dovessi entrarci
per umiliarti
non migliorerai;
o persino se dovessi entrarci
per chiedere il bene per gli altri
non sarai ascoltato.
E' sufficiente che tu entri nel tempio
invisibile."

(Kahlil Gibran : il Profeta)

°°°

La ciotola dell'elemosina ha un ruolo centrale nella mia vita. Un simbolo
della tradizione monastica della tradizione buddhista theravada nella quale
mi sono esercitata, è l'anima della mia mendicanza presentandomi a mani
vuote davanti ai laici per ricevere nutrimento materiale e rispondere alla
loro generosità. A volte ciò consiste nello scambiarsi un insegnamento del
Buddha, a volte un canto di benedizione o semplicemente un'espressione di
gratitudine e di gentilezza.
Io sono una mendicante e devo anche essere credibile. Non è facile essere
una mendicante credibile. Devo essere meritevole di ricevere la gentilezza
degli altri e ricevere tutto ciò di cui ho bisogno. Ciò è molto raro e
prezioso che avvenga, poiché gli atti di generosità sono sempre più rari in
un mondo legato ad avidità ed egoismo.

Coltivare il sentiero spirituale con integrità richiede molto a una
mendicante, soprattutto fedeltà al Vinaya, il codice secondo il quale vivo,
così come un apprezzamento sincero e il rispetto per i miei fedeli, la loro
devozione, il loro duro lavoro per ottenere, preparare e portare offerte
anche a prezzo di un sacrificio considerevole. Richiede anche di
accontentarsi di poco - un modo di essere legato alla semplicità e un
impegno alla rinuncia a molti livelli.

Queste qualità si sviluppano attraverso un cuore vigile che è difficile da
praticare in una istituzione vasta e ben radicata. Nel periodo in cui i beni
materiali necessari alla vita monastica, soprattutto i pasti, sono stati
completi, assicurati e spesso abbondanti, praticavo l'auto-astinenza per
ricordare a me stessa il valore di ciò che ci era dato. A volte andavano per
fare tudong o camminavamo in cerca di elemosina nei villaggi vicini
accettando qualunque cosa ci venisse offerta come nostro pasto giornaliero.
Ma queste erano privazioni temporanee non uno stile di vita consueto, che
sostenevano il sapore di un'avventura eroica, ma difficilmente
rispecchiavano la fatica di uno sforzo spirituale quotidiano.

Fu soltanto dopo che lasciai il monastero principale per andare a vivere da
sola in Nuova Zelanda - un paese non-buddhista - che venni a conoscenza
della vera impossibilità di scelta, nei tempi in cui affrontavo la fame
fisica o la fatica dell'isolamento. Ciò mi spinse a un livello di fede
straordinario, specialmente nei giorni in cui ricevevo molto poco, soltanto
qualcosa che mi sarebbe servita da pasto.

Perciò ho imparato a meditare sulla vacuità della mia elemosina -
rinunciando consapevolmente al desiderio del cibo e accettando la fame.
Sopportare la fame con fede mi ha portata oltre la disperazione ad uno stato
di gratitudine e di gioia per ciò che ricevevo - un sentimento di pienezza
che non era dovuto al cibo.
Queste difficoltà mi hanno maturato. Ho avuto fame, ma sono stata capace di
andare avanti perché ogni parte del mio corpo si nutriva di atti di
gentilezza amorevole che ricevevo da gente generosa che per anni si è
preoccupata di me e la mia vita è composta da pura gentilezza e gratitudine.
Ora nel mio passaggio attraverso la Malesia ho colto di nuovo l'opportunità
di fare pindapat nel mercato locale di Penang dove è sorprendentemente
facile elemosinare. Sapevo che sarei stata ben nutrita. Con la mia ciotola
assicurata alla sua imbracatura attorno alla mia spalla e cullata nei miei
palmi, mi trovavo fra i venditori di frutta e verdura e file di fragili
bancarelle che mostravano un corredo di abiti per bambino, borse per
signora, gioielleria, prodotti artigianali e ciondoli colorati.

Cantavo per ciascuna persona che si fermava a farmi offerte. In pochi minuti
la mia ciotola era riempita di frutta, da biscotti, da pancake, da riso e da
dolci al cocco e zucca fritta - ciascuna riposta in una confezione di
plastica colorata.

Nelle prime ore di domenica mattina i negozianti, soprattutto cinesi locali,
sanno cosa fare quando incontrano qualcuno che chiede l'elemosina. In questa
società le monache buddhiste raramente praticano il pindapat, e i monaci che
chiedono l'elemosina spesso accettano soldi. Oggi hanno visto una monaca -
una forestiera - che riceveva soltanto offerte di cibo nella sua ciotola.

Luogo comune. Ogni qualvolta le persone provavano a dare soldi, dovevo
velocemente coprire la mia ciotola fra le mani. Sorpresi, ritornavano con
dolci, riso impacchettato o frutta. Molti venivano e quando la mia ciotola
si stava riempiendo, essi accumulavano le loro offerte in numerose quantità
di borse di plastica rosa ai miei piedi. Con tutta questa attenzione, ero
distolta dalla mia normale pratica di concentrarmi sulla ciotola e meditare
sulla vacuità.

La prima volta che qualcuno si è inginocchiato e ha fatto anjali,
velocemente ho tolto i miei sandali prima di recitare una benedizione, Sukhi
hotu, avera hotu, abhayapaja hotu. A causa della spazzatura che è
dappertutto non avevo girovagato scalza come avrebbe fatto il Buddha ma non
me la sentivo di ricevere il suo rispetto indossando le scarpe. Il ricordo
di come avevo gettato i miei sandali e percorso le cinquanta strade di
Yangon l'anno scorso per chiedere l'elemosina mi ha suggerito di ritornare
scalza.

Ho continuato a stare in piedi cantando dolcemente a me stessa il
Dhammacakkappavattana Sutta e dando benedizioni ogni volta che qualcuno
metteva più cibo nella mia ciotola. Sentivo il movimento della ruota del
Dhamma e riflettevo sulle migliaia di anni che questo modo di elemosinare e
ricevere ha educato alla fede. Ancora una volta era sostenuto da semplici
atti di gentilezza - ora un bambino con un sacco di involtini fritti, ora
una donna con un misto di frutta, ora un uomo indiano curioso di conoscere
da quale paese io provenissi.

Alcuni chiedevano, quando vedevano la ciotola completamente colma, se
collocare le loro offerte direttamente nei sacchi ai miei piedi, volevo
accettare ogni offerta nella mia mano qualora non avessi potuto nella mia
ciotola e quindi instaurare un senso di connessione e relazione, cantare una
benedizione e portare testimonianza della loro gentilezza.

E' stato in uno di questi momenti fra la sovrabbondanza della ciotola e la
febbre da generosità che improvvisamente mi sono sentita un'ipocrita. Ero
ben nutrita, insieme ai miei devoti, non mi mancava niente e i sacchi
traboccavano di fianco a me. Perché dovevo rimanere lì ad elemosinare? Come
potevo osare di riprendere la mia ciotola e chiedere di riempirla
all'infinito
quando mi era già stato dato tanto? Che diritto avevo perfino di iniziare a
elemosinare?

Soffocata e sudata nei miei abiti, queste domande si affollavano nella mia
mente. Mi sono ricordata la storia de "L'apprendista stregone" che prova a
pulire mentre le scope si moltiplicano e continua a portare acqua. Sembrava
assurdo fare giochi di destrezza con così tante borse di cibo quando nella
mia pancia non c'era niente.

Non era trascorsa nemmeno mezz'ora che mi sentivo imbarazzata, ansiosa, e
incurante di ricevere generosità, cosicché iniziai a sperare di ricevere
presto altre elemosine. Quindi, per placare la mia mente iniziai a cantare
con voce più alta.

Contemplando le Quattro Nobili Verità, guardavo i piedi di tutti i passanti,
indossavano sandali di ogni colore e stile, tacchi alti e scarpe rotte,
esseri umani di tutte le età, che si mescolavano, zoppicavano oppure
andavano a passo svelto. Guardando i loro volti, ho visto il gobbo, il
disabile e il sano, il barbone e il benvestito, il magro e il ciccione,
sorrisi e bronci, espressioni preoccupate e distratte, padri, figli, un
padre che tiene per mano suo figlio, figli in bicicletta, commercianti che
urlano e gli odori del mercato, il mondo - il Mondo.

Il mio cuore si è riempito di compassione. Mi resi conto che io stavo lì per
farmi riempire la ciotola all'infinito da coloro che amano la Verità.
Affamata o no, avevo ogni diritto di ricevere ciò che essi liberamente mi
donavano. Non stavo abusando di quella bellezza perché non era per me che
essi riempivano la mia ciotola, elemosinavo l'amore di quel gesto, e il
riempirsi e lo svuotarsi della mia ciotola era il processo naturale di
ciascuna delle nostre vite ricordate e onorate in atti casuali di
gentilezza. Io ricevo e a mia volta dono.