domenica 28 settembre 2008

AGOPUNTURA PER LA FERTILITA'



Data articolo: settembre 2008


Le donne con problemi di fertilità possono affidarsi all'agopuntura se vogliono aumentare le probabilità di restare incinte con la fecondazione artificiale: lo sostiene uno studio dell'Università di Southampton.

Secondo questa ricerca una donna su tre che si è sottoposta all’agopuntura assieme al trattamento di inseminazione artificiale ha poi partorito consuccesso. Il dato è molto interessante, soprattutto se si confronta con la percentuale di successo di donne che hanno “solamente” effettuato l'inseminazione artificiale: una donna su cinque.

I ricercatori dell'università inglese sono arrivati alla conclusione usando come campione duemila donne. Le probabilità di gravidanza aumentano soltanto quando la paziente si sottopone all'agopuntura nello stesso periodo in cui il suo utero riceve l'ovulo inseminato: non sono invece emersi benefici tangibili se i due interventi sono eseguiti in momenti diversi.

«Abbiamo dimostrato che l'agopuntura, se applicata nella giusta fase, può avere un beneficio molto significativo», ha annunciato con soddisfazione il dottor Ying Cheong che ha coordinato le ricerche.

CIBI VEGETALI SALVAGUARDANO LA MASSA MUSCOLARE




Tutti sanno che frutta e verdura contengono minerali, vitamine e fibre indispensabili al mantenimento della salute. Secondo l'OMS e la FAO, inoltre, questi sono gli unici cibi la cui assunzione abbia dimostrato di possedere efficacia nella prevenzione della perdita di massa ossea.


Un nuovo studio dell'Agricultural Research Service (ARS), condotto da Bess Dawson-Hughes del Jean Mayer USDA Human Nutrition Research Center on Aging alla Tufts University in Boston, Massachussetts, suggerisce che i cibi vegetali sarebbero in grado anche di preservare la perdita di massa muscolare negli anziani di entrambi i sessi.
La tipica dieta occidentale pullula di proteine, cereali raffinati e altri cibi acidificanti. In generale, questo tipo di dieta produce tutti i giorni piccole quantità di scorie acide. Con l'invecchiamento si instaura uno stato di acidosi metabolica lentamente progressiva.

E l'acidosi, già nota per la sua azione di sottrazione di calcio dall'osso, sembra da questo studio essere anche in grado di provocare la perdita di tessuto muscolare.
I ricercatori hanno infatti riscontrato una correlazione positiva tra valori di massa magra (che rappresenta il muscolo) e diete relativamente ricche frutta e verdura, ad elevato contenuto di potassio e di residui alcalini, che sono potenzialmente in grado di contrastare l'acidosi*. Gli individui con la maggior escrezione urinaria di potassio presentavano i più elevati valori di massa magra.

Se si considera che il mantenimento della massa muscolare è importante nella prevenzione delle cadute, che nelle persone affette da osteoporosi sono la prima causa di frattura, appare chiaro come sia ancor più importante incentivare tra la popolazione anziana il consumo di frutta e verdura. Questi cibi, che sappiamo già essere protettivi per l'osso, in questo studio sono risultati in grado di ridurre indirettamente, attraverso il mantenimento della massa muscolare, anche il rischio di frattura, evento dalle gravi conseguenze per la qualità della vita, l'autosufficienza e la sopravvivenza stessa della persona anziana.

*Nota: I cibi possono essere distinti in acidificanti e alcalinizzanti sulla base delle scorie che producono all'interno dell'organismo, indipendentemente dal fatto che posseggano un gusto acido o meno: ad esempio, il succo di pompelmo, che ha un gusto acido, produce scorie alcaline.
Fonte:Dawson-Hughes B, Harris SS, Ceglia L. Alkaline diets favor lean tissue mass in older
adults., Am J Clin Nutr. 2008 Mar;87(3):662-5
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18326605
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Societa' Scientifica di Nutrizione Vegetariana
http://www.scienzavegetariana.it/
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venerdì 26 settembre 2008

YOGURT: E' IMPORTANTE L'ETICHETTA

Girovagavo nel supermercato ieri a caccia di yogurt da mettere in frigo per tutta la settimana quando mi sono ricordata che proprio recentemente i Nas hanno messo in guardia dal rischio di trovare in commercio yogurt fatti con falso latte.
Poiché è difficile per noi consumatori capire se un prodotto è contraffatto, dobbiamo prestare particolare attenzione a due aspetti: i prezzi troppo bassi e le etichette poco chiare.

Un aspetto su cui concordano anche i nutrizionisti americani che proprio di recente hanno ribadito l'importanza di verificare le etichette per capire bene cosa stiamo acquistando. È importante scegliere prodotti con etichette chiare in cui si possa verificare che non ci sono additivi, stabilizzanti o addolcenti.
Secondo i nutrizionisti, è meglio preferire i prodotti a basso contenuto di grassi piuttosto che quelli che ne sono del tutto privi che potrebbero essere acquosi e acidi e contenere meno vitamine solubili nei grassi.
Dal punto divista nutrizionale, ciò che fa la differenza è la sopravvivenza dei batteri nel prodotto finito. Se i batteri riescono a sopravvivere al processo di pastorizzazione, dovremmo trovarli indicati tra gli ingredienti in etichetta subito dopo il latte. I più importanti (e anche quelli più pubblicizzati) sono il Lactobacilli e il Bifidobacteria considerati probiotici benefici soprattutto per il transito intestinale e il sistema immunitario.

Ma lo yogurt è anche un'ottima fonte di proteine e calcio. Inoltre, molte persone intolleranti al latte riescono a digerire questo alimento. E poi lo yogurt intero o alcune varietà di yogurt magro (per esempio quello greco) hanno un indice di sazietà molto elevato per cui sono molto indicati per essere inseriti in diete ipocaloriche.
Eppure, il suo effetto salutare non è la ragione per cui lo yogurt è la base della cucina nei Balcani, nel Caucaso, in India e nei paesi del Mediterraneo. Molto dipende anche dal fatto che è un ingrediente versatile che si presta a numerose preparazioni in cucina.

Il suo uso come alimento per la prima colazione è tipicamente italiano, ma in effetti lo yogurt può essere usato anche per altre pietanze gustose e sane.
Le ricette sono tante, dalla salsa greca Tatzichi alla salsa olandese, all'americana Holiday Fruit Drops. Uno dei modi più semplici per usare lo yogurt è quello di preparare un condimento per un'insalata mista. L'ho sperimentato proprio qualche giorno fa. Basta versare lo yogurt in una terrina e aggiungere il basilico spezzettato, lo scalogno tritato e i pomodori privati di buccia e semi tagliati a cubetti.
Si aggiunge un po' di sale, si diluisce con un filo d'olio e si amalgama bene prima di condire l’insalata.

Data articolo: settembre 2008
Fonti: Ansa; The New York Times

giovedì 25 settembre 2008

CURRY E CURCUMA: SPEZIE DELLE MERAVIGLIE

Curcuma longa o zafferano delle indie o Turmeric è una pianta erbacea, perenne, rizomatosa della famiglia delle Zingiberacee (una delle molte specie del genere Curcuma) originaria dell'Asia e adattata alle zone sterili. Vive a temperature comprese tra i 20 ed i 30 gradi e necessita di una notevole quantità di pioggia annuale per prosperare. Le piante vengono raccolte annualmente per i loro rizomi che, in parte, vengono ripiantati nell'anno successivo.È chiamata anche turmeric, oppure kunyit o haldi in alcune regioni asiatiche. È possibile trovarla in Asia sudorientale, Polinesia e Micronesia.

L'India è il primo produttore mondiale di curcuma; centro principale della produzione è Sangli, una città nel sud dell'India.Il suo ingrediente attivo è la curcumina che ha un sapore terroso, amaro, piccante ed estremamente volatile, mentre il colore si conserva nel tempo.Sangli, una città nel sud dello stato indiano del Maharashtra, è la più grande e più importante centro commerciale per la curcuma nell'Asia e forse e forse nel mondo intero.

Il nome zafferano delle Indie deriva dal fatto che dalla rizoma giallo della curcuma si ottengono la polvere di curcuma, una spezia molto usata nella gastronomia indiana e asiatica in generale, e la curcumina, sostanza gialla adoperata in tintoria e in chimica.I suoi rizomi vengono bolliti per parecchie ore e seccati in forni e dopo vengono schiacciati in una polvere giallo-arancio, comunemente utilizzata come una spezia, e come colorante di alimenti nel curry ed in genere nella cucina Sud asiatica.

La polvere di curcuma è uno degli ingredienti del masala cui da il colore giallo intenso e caratteristico. Il sapore della spezia è estremamente volatile, mentre il colore si conserva nel tempo.Nelle ricette la curcuma è spesso usata come colorante. Essa ha applicazione in bevande in lattina, prodotti da forno, prodotti lattiero-caseari, gelati, yogurt, , biscotti, popcorn, dolci, , cereali, salse, gelatine, ecc.

La curcuma (codificata come E100 quando viene utilizzata come additivo per alimenti) è usata per proteggere gli alimenti dal sole.In combinazione con annatto (E160b), la curcuma è stata utilizzata per colorare formaggio, yogurt, condimento per insalata, burro e margarina. La curcuma è anche utilizzata per dare un colore giallo ad alcune mostarde, brodo di pollo in scatola ed atri alimenti (spesso è un surrogato a buon mercato dello zafferano, rispetto al quale ha anche un sapore meno intenso).La curcuma è utilizzata largamente come una spezia nella cucina Indiana e dell'Asia meridionale.

La medicina Ayurvedica, ritiene che la curcuma sia dotata di molte proprietà medicinali e molti la usano in India come antisettico per tagli, scottature e contusioni. Medici della medicina Ayurvedica ritengono che contenga fluoride (la forma ridotta del fluoro), elemento essenziale per i denti.È ancherutilizzato anche come agente antibatterico.In alcune regioni dell'Asia è assunto come supplemento alimentare, utile per chi ha problemi di stomaco.

È popolare come tee ad Okinawa, Giappone..È attualmente sotto investigazione per l'utilizzo nella malattia di Alzheimer. cancro e disturbi del fegato.

La curcuma, è divenuta anche popolare come prodotto per combattere la depressione.Solo ultimamente gli scienziati occidentali, hanno riconosciuto le proprietà medicinali della curcuma.Solo nel 2006 sono stati indicizzati su U.S. National Library of Medicine duecentocinquantasei articoli sulla curcumina. Dal 2004 le vendite sono incrementate del 35% e il U.S. National Institute of Health dispose 4 studi clinici per studiare il trattamento con la curcumina per il tumore del pancreas, mieloma multiplo, la malattia di Alzheimer ed il tumore colon retto.Nel 2004 uno studio del UCLA Veterans Affairs, suggerì che la curcumina poteva inibire l'accumulazione di b-amiloide nel cervello di pazienti con malattia di Alzheimer e di sciogliere le placche esistenti. .Il Professor Gregory Cole, professore di medicina e neurologia al David Geffen School of Medicine at UCLA disse che
"La medicina tradizionale indiana ha utilizzato la curcuma per migliaia di anni, come un antiinfiammatorio sicuro, in una grande varietà di alimenti".

Un'altro studio effettuato nel 2004 alla Yale University utilizzò curcumina somministrata per via orale in topi omozigoti per i più comuni alleli implicati nella fibrosi cistica. Il trattamento con la curcumina ricreò un livello fisiologicamente rilevante di funzione proteica.

Sono stati dimostrati effetti antitumorali nel melanoma.
Nel 1995 ad alcuni ricercatori del Centro Medico dell'Università del Mississippi, fu rilasciato il brevetto USA n. 5.401.504 sull'uso della curcuma nella cura delle ferite. Il consiglio indiano per la ricerca scientifica ed industriale (CSIR) ha chiesto la revoca del brevetto, visto cha la curcuma stessa veniva utilizzata per questo fine da migliaia di anni. L'U.S. Ufficio brevetti ha quindi revocato lo stesso.

http://it.wikipedia.org/wiki/Curcuma_longa

SPAZIO ALLE SPEZIE

mercoledì 24 settembre 2008

LA VITAMINA D : FUNZIONE ANTITUMORALE



Una delle pratiche più importanti dello Yoga riguarda l'uso dell'acqua e il bagno giornaliero.
La doccia andrebbe fatto al mattino per liberare prima possibile la pelle dalle tossine eliminate durante il riposo notturno. Terminata la doccia o il bagno si procede ad un'altra pratica tipica, cioè il restare qualche tempo (1-2 minuti), con il corpo bagnato, davanti ad una qualsiasi fonte di luce (naturale o artificiale) e ripetere dei Mudra (gesti) e dei Mantra (vibrazioni acustiche).

Lo luce viene prismatizzata, nei suoi sette colori, dalle numerose gocce sulla pelle migliorando il funzionamento delle ghiandole sebacee e contribuendo alla produzione della vitamina D.




La vitamina D ha un significativo ruolo protettivo nei confronti dell’organismo, soprattutto in funzione antitumorale, dato che è coinvolta nei meccanismi di regolazione della crescita, della differenziazione e della morte cellulare . Una nuova ricerca ha riscontrato una associazione tra un gene coinvolto nel metabolismo della vitamina D e alcune forme di tumori della pelle. Pubblicato sull’ultimo numero della rivista “Cancer”, organo ufficiale dell’American Cancer Society, lo studio suggerisce che i soggetti con alcune varianti nel gene denominato BsmI hanno un rischio aumentato di insorgenza di melanoma. Come descritto in una vasta letteratura, la vitamina D ha un significativo ruolo protettivo nei confronti dell’organismo, soprattutto in funzione antitumorale, dal momento che tale sostanza è coinvolta nei meccanismi di regolazione della crescita, della differenziazione e della morte cellulare. Tale coinvolgimento è supportato dall’evidenza degli effetti dell’esposizione alla radiazione solare, che stimolando la produzione di vitamina D produce effetti antitumorali.

A livello molecolare, la vitamina D si lega a un recettore che si trova all’interno delle cellule. A causa delle differenze genetiche che si manifestano in questi recettori, si ritiene che diversi soggetti abbiano differenti livelli di attività della vitamina D nel proprio organismo.
Per questo motivo, alcuni individui possono essere naturalmente predisposti a raggiungere una maggior livello di protezione dai tumori veicolato dalla vitamina D. Tuttavia, i risultati degli studi non sono univoci su questo argomento, e finora non è stata effettuata una revisione esaustiva dei dati disponibili.

Per colmare questa lacuna, Simone Mocellin e Donato Nitti dell’Università di Padova, in Italia, hanno esaminato la ricerca esistente in materia analizzando in particolare l’associazione tra varianti comuni del recettore per la vitamina D e il rischio di melanoma. L’analisi ha rivelato una correlazione significativa tra il rischio di melanoma e il gene BsmI.
"Questi risultati stimolano ulteriori ricerche su questo argomento e supportano indirettamente l’ipotesi che l’esposizione al sole possa avere un effetto anti-melanoma tramite l’attivazione del sistema della vitamina D”, hanno concluso gli autori. (fc)



martedì 23 settembre 2008

BELLI E INTELLIGENTI. E' POSSIBILE?

Donne belle possono essere anche intelligenti?

Lo dovrebbero essere per legge….e così anche gli uomini….
Tutto bello …tutto in sintonia…..
Se il bene, il buono e il bello avesse il viso di un angelo
tutto sarebbe più semplice e perfetto…
Ambedue doti della natura,
ma l’intelligenza la si deve anche coltivare, non basta averla….
per certi versi, ma in maniera minore, vale anche per la bellezza….

Restando sulla donna,puramente a scopo esemplificativo….
Il problema è che il più delle volte la donna intelligente non la si vuole,
perché è meno manipolabile , induce soggezione all’uomo, entra in un ruolo che non corrisponde alla etichetta che le è stata appiccicata…..
Emblematico il caso di Marilyn Monroe…..amata si….ma ….post mortem….da viva da parte del pubblico e cinematografari, politici la si voleva bella e scema…..
Per molti uomini donna intelligente vuol dire ….disponibile….. L’intelligenza è quel quid in più che molti non possiedono….
Si può essere dotti, culturali ed eruditi ma non necessariamente intelligenti
L’intelligenza comprende
la conoscenza
immaginazione
ideazione
capacità di adattamento
capire, comprendere il mondo, le proprie e le altrui emozioni
valutare , valutazione spaziale e globale, logico matematica
mettersi in relazione con gli altri ma anche con se stessi
creatività, concedersi i tempi e gli spazi creativi,
l’arte del cercare dello scoprire,
intuizione,deduzione,
riflessione ed elaborazione dei fatti ,
saper ascoltare ed imparare da quell’ascolto senza essere solo un registratore,
proporre,
elasticità e duttilità mentale,
che discute ma che si mette anche in discussione….
emozionarsi non solo di se e per se ma anche degli altri,
stupirsi
curiosità,
modestia di imparare e di studiare,
sacrificarsi per raggiungere un obbiettivo
i tempi per fare le cose per noi e per gli altri,
concedersi il tempo,
gentilezza nell’esporre per aumentare l’impatto emotivo….
Il linguaggio quindi la capacità di mettersi in relazione
la memoria e l’intelligenza collettiva sono uno stimolo per l’intelligenza individuale…

QI è sempre un criterio valido per valutare l’intelligenza? F….aveva un QI basso, scartato alla visita di leva per insufficcienza mentale,era semplicemente lento per quel tipo di apprendimento… per quel test….Ora è un genio dei computer….

Siamo solo terra creta finchè qualcuno non ci soffia uno spirito divino ….

Siamo belli se nutriamo la nostra bellezza altrimenti si inaridisce,siamo intelligenti se nutriamo la nostra intelligenza altrimenti secchiamo…come un albero del deserto .

L'intelligenza si alimenta della lettura e dell’arte dell’osservare per compenetrarsi oltre che in noi stessi in quello che ci circonda ...

http://guide.dada.net/psicoterapia_ericksoniana/interventi/2007/09/308421.shtml

LA MATEMATICA CI AIUTA A DIVENTARE BELLI

lunedì 22 settembre 2008

BIMBO DI 3 ANNI SALVA LA MAMMA CHIAMANDO AL CELLULARE !!



Cellulari semplici per bambini e per anziani


Il cellulare per bambini di iCare ha la forma di un orsetto, e ogni zampina corrisponde a un numero di telefono. Ha anche un tastino SOS per chiamare 3 numeri in sequenza, per emergenze.
Il cellulare per anziani ha invece un unico bottone per chiamare i 3 numeri di emergenza. Assomiglia al famoso telesoccorso Beghelli (che con un solo tasto di un telecomando attiva la chiamata da telefono fisso a diversi numeri), ma è un cellulare (quindi utilizzabile fuori casa - salvo la difficoltà di sapere dove soccorrere l'anziano...) ed più semplice non richiedendo installazione (salvo l'ovvio problema della ricarica batterie).

Primofonino a ben vedere è molto simile a Mymo Phone, che nel 2004 era stato ritirato dal mercato nel Regno Unito, e nel 2005 in Francia.
In realtà veniva ancora venduto in barba alla legge nel 2005 in UK, sotto il nuovo nome di Owl o di Babymo.


Ora in Italia ci si riprova e lo si lancia come il telefonino "sicuro"...
Oltre all'orsetto di i-care, , altri cellulari per bambini, venduti all'estero, sono: Firefly, Tic Talk (in questo modello solo alcuni numeri sono ablilitati a chiamare, e non ha tastiera), i-kids.
I-kids, inglese, permette la localizzazione dei bambini via GPS, ed anche la tracciatura dei percorsi fatti dal bambino (registra un punto ogni 10 minuti per 12 ore al giorno, e mantiene la registrazione dell'ultimo mese), e lancia un allarme SMS quando il bambino esce da tre zone di sicurezza previste (casa, scuola, vicinato).


Wheriphone negli USA propone invece telefoni muniti di un sistema di localizzazione GPS, in tre versioni, destinate a persone che si vuol poter localizzzare: bambini, anziani, dipendenti di aziende. Tutti hanno un tasto per la chiamata rapida al 911 (il nostro 113).
Per anziani c'è Easy 5 che alcuni considerano anche per bambini.
Come ho già detto, mentre il cellulare per anziani può avere un suo senso, su quello per bambini, come sulla tracciatura GPS, ho molti dubbi, soprattutto legati al fatto che cerchiamo di rimediare con la tecnologia alla nostra assenza ...
Una fonte per questo articolo è stata la sezione cellulari di Alice, inoltre Gizmodo e Shinyshiny

http://www.ricir.net/drupal/node/629

giovedì 18 settembre 2008

GLI OGM SONO SERVITI


I produttori di sementi transgeniche sono convinti di sbarcare in Italia dal prossimo febbraio. Grazie al sostegno di Berlusconi e di una lobby potente e trasversale.

Mentre l'Europa vuole aprire ai mangimi biotech Ci sono due fronti, l'un contro l'altro armati, e c'è il pomo della discordia: un pomo geneticamente modificato.
Il partito degli Ogm in Italia è sempre stato una minoranza, ma il vento sta cambiando.

E dall'8 maggio, data di nascita del Berlusconi IV, i manager delle aziende biotech hanno messo lo champagne in frigo. Come dargli torto? Grazie all'amichevole partecipazione dell'attuale governo, già dal febbraio 2009 i semi transgenici potrebbero attecchire nei nostri campi.


Semi di mais, o semi di soia, tanto per cominciare, per un affare che, solo nei primi due anni, varrà più di 700 milioni di euro. Gli scaffali e le tavole si riempiranno con il tempo di biscotti e salatini con un nuovo retrogusto, le massaie friggeranno patatine in olio Ogm, e il latte di soia avrà una marcia (e pure un paio di geni) in più.

Senza contare che, come spiega Greenpeace, già oggi il pennuto o il bovino cucinato per cena aveva probabilmente pranzato con soia o mais Ogm.
La lobby trans Siamo alla vigilia di una rivoluzione. I piani biotech del centrodestra hanno alleati forti anche a Bruxelles, dove la Commissione europea si prepara ad aprire le porte ai mangimi transgenici, sfruttando una scorciatoia per evitare di affrontare una nuova legge (vedi box a pag. 49). Sono proprio i mangimi a rappresentare il cuore di questo business. Secondo Nomisma, in Italia il 90 per cento di mais e soia finisce ruminato o beccato. E i due, insieme al cotone e alla meno nota colza (da cui si ricava olio per frittura), rappresentano le quattro piante Ogm più diffuse nel mondo.

Da noi, però, a far gola alle aziende biotech è solo questa accoppiata transgenica, visto che in Italia si coltivano più di un milione di ettari di granturco e circa 200 mila di soia.
Un vero terreno di conquista per quelli di Assobiotec, fronte comune delle società di biotecnologia nel nostro Paese: "Mi auguro che il nuovo clima politico favorevole ci permetta, già dalla prossima stagione della semina, di avere in campo prodotti sperimentali, per poi procedere con la commercializzazione", rivela il direttore Leonardo Vingiani. Un affare d'oro, dato che - spiega - in soli due anni dall'ingresso nel mercato "potremmo assicurarci una fetta del 30 per cento".


Il che, stando a conti de 'L'espresso', vorrebbe dire 600 milioni di euro in mais e più di cento milioni in soia. Un bel piattone di polenta, ma neanche una cucchiaiata per le imprese nazionali. Perché, sostiene Viggiani con l'ottica dell'imprenditore, "nello scorso decennio è stata cavalcata un'isteria anti-Ogm che ha impedito la nascita di protagonisti italiani". Assobiotec rappresenta quindi i soliti noti e i soliti sospetti dell'Ogm multinazionale: Monsanto, Bayer, Syngenta e la Pioneer del gruppo Dupont. In pratica, uno fra i più potenti pacchetti di mischia del lobbismo mondiale.
Risale agli inizi di quest'anno uno dei loro ultimi affondi, un sondaggio commissionato a Demoskopea fra i maiscoltori lombardi. Dove si legge che il 67 per cento degli intervistati sarebbe disposto a coltivare Ogm 'se nel prossimo futuro la legge lo consentisse', e che la percentuale sale (al 74) sulla propensione alla sperimentazione. Più è grande il terreno che hanno da coltivare, più tendono a essere d'accordo. Ma questo non sorprende, visto che il mais, come la soia (in gergo, colture 'estensive'), vuole grandi spazi.


Largo alla scienza . Si spiega così quel solco che vede Confagricoltura da una parte, sempre più apertamente schierata in favore degli Ogm, e Coldiretti e Cia dall'altra. Una differenza di vedute, e di necessità, fra i relativamente pochi grandi coltivatori (come i maiscoltori del nord-est di Futuragra) che lamentano una produzione in calo e sognano i benefici della genetica, e i tantissimi piccini che curano il proprio orticello di nicchia e temono di vedere la proficua diversità dei prodotti italiani schiacciata da un'omologazione targata Ogm (vedi intervista a fianco).
Ecco allora che lo scontro si trasferisce sul piano della ricerca. Dove tanti scienziati ingrossano le fila del partito filo-Ogm. Molti di questi si trovano riuniti sotto le insegne del Sagri (Salute, Agricoltura, Ricerca): dall'Accademia delle Scienze alla Società di genetica agraria, dalla Società italiana di tossicologia all'associazione Galileo 2001, passando per la Fondazione Umberto Veronesi, l'associazione Luca Coscioni e la stessa Futuragra.

Capitano della squadra è Roberto Defez, ricercatore del Cnr di Napoli. Che si chiede: "Cosa succederà quando nutrire gli animali con mais non Ogm diventerà improduttivo? E quando il mais non Ogm scomparirà del tutto?".
Per Defez il punto è che "le istituzioni hanno paura", e quel che ne risulta è "una legislazione ostile all'Europa", dove invece, spiega, è lecito coltivare per ragioni commerciali almeno una singola pianta Ogm, la famosa Mon810 ('figlia' della Monsanto). E mentre c'è chi progetta riso, grano e patate geneticamente modificate (e non solo un paio di geni per volta), c'è anche chi attribuisce al transgenico una funzione 'salvifica' nei confronti dei prodotti a rischio estinzione. Come Francesco Sala, docente di botanica a Milano e membro di Galileo 2001, che ribalta le paure sul rapporto fra Ogm e biodiversità: "L'Italia ha grande bisogno di Ogm proprio per salvaguardare i suoi prodotti tipici. Basti fare l'esempio del pomodoro San Marzano. Sta scomparendo per colpa dei nuovi parassiti che lo assalgono, e lo salveremo solo modificandolo geneticamente".


Semi benedetti Se Alcide Bertani, capo del dipartimento Agroalimentare del Cnr, chiede semplicemente "di non aver pregiudizi", gli scienziati di Cristiani per l'ambiente vanno oltre: "Non conosco docente cattolico di biotecnologie che sia sfavorevole", sostiene Antonio Gaspari, presidente dell'associazione e direttore del master in Scienze ambientali dell'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum (trascurando però le posizioni nettamente contrarie delle Acli e della Focsiv): "Negli Ogm la Santa Sede vede una grande opportunità: quella di fornire semi che non hanno bisogno di particolari trattamenti chimici a società agricole arretrate dove si vive con meno di due dollari al giorno". La posizione aperturista di una parte del Vaticano trova sponda politica ideale nell'Udc: "Se sono sicuri per i cittadini, e per di più possono alleviare il problema della fame nei paesi poveri, perché mai dovremmo essere contro?", gli fa eco Mauro Libé, responsabile Ambiente del partito di Casini. E così gli Ogm riescono a mettere insieme diavolo e acqua santa: in perfetto accordo coi politici cattolici stavolta troviamo i radicali che, attraverso l'associazione Luca Coscioni, sposano la questione al tema della libertà di ricerca scientifica.


Ogm delle libertà Il vero asso nella manica dei pro Ogm nei palazzi della politica si chiama Silvio Berlusconi. Prima e dopo le elezioni il premier si è detto assolutamente a favore dell'uso delle sementi modificate. In piena campagna elettorale aveva corteggiato Confagricoltura, assicurando un'apertura graduale. Posizione ribadita tre mesi dopo, con la postilla che si tratta di un elemento indispensabile per sconfiggere la fame nel mondo. D'altra parte tra le fila di Forza Italia prima, e del Pdl poi, Assobiotec ha sempre trovato più di una mano tesa. A cominciare da chi per anni è stato responsabile del settore, e ora è presidente della commissione Agricoltura del Senato, Paolo Scarpa Bonazza Buora. Uno dei fedelissimi del Cavaliere, a tal punto da replicare in scala lo schema del conflitto d'interessi: dalle parti di Portogruaro il senatore possiede un migliaio di ettari (che coltiva, manco a farlo a posta, a mais e soia). Eppure il premier qualche dissenso interno l'ha incontrato, soprattutto con An. Se infatti è riuscito a portare dalla sua i liberal, come il sottosegretario Adolfo Urso, si trova comunque a dover fiaccare la resistenza di Gianni Alemanno, che nei cinque anni al ministero delle Politiche agricole ha fatto muro contro il Frankenstein food.


E l'opposizione? L'Italia dei valori si disimpegna: su precisa domanda il partito di Antonio Di Pietro ha ammesso di non avere una linea. Nel Pd invece l'orientamento è quello di un no 'ragionato'. Francesco Ferrante degli ecodem, gli ambientalisti del Partito democratico, sostiene che "non c'è nessuna preclusione ideologica, ma solo la constatazione che non servono all'agricoltura italiana, che si basa sul biologico e sull'alta qualità". Linea condivisa da tutto il partito, Walter Veltroni in primis. Ad eccezione di due pezzi grossi. Il primo è il senatore Umberto Veronesi, che li ha ribattezzati 'organismi geneticamente migliorati'. Il secondo è Paolo De Castro, ex ministro prodiano delle Politiche agricole, che preparò nove protocolli per la sperimentazione stroncati dal suo collega verde Alfonso Pecoraro Scanio.

Ripartire da quei protocolli, oggi, rappresenta il principale motivo d'ottimismo per Assobiotec e compagnia. Tutto infatti fa supporre che in autunno possano rispuntare, e stavolta passare indisturbati. Ma non avranno vita facile. La rete Liberi da Ogm, di cui fanno parte agricoltori (Cia e Coldiretti), consumatori (Adiconsum, Federconsumatori e altri), distribuzione (Legacoop, Confcooperative) e altre associazioni, si prepara a indossare l'elmetto. "Ci stiamo organizzando per un autunno caldo, forti però del sostegno della maggioranza degli italiani", annuncia il portavoce Roberto Burdese.


Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli
Fonte: espresso.repubblica.it
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Per chi fosse un po' a digiuno dell'argomento o si stesse imbevendo troppo della propaganda OGM fatta dai telegiornali, che vi fanno credere che dietro alle campagne anti-OGM ci siano solo vetusti conservatori contrari al progresso, vi segnalo questi link dove troverete brevi articoli che potranno spiegarvi cosa sono gli OGM e quali sono le ragioni del no a questi prodotti:



mercoledì 17 settembre 2008

CARE ,LOSCHE E TRISTI ACQUE IN BOTTIGLIA



Care, losche e tristi acque in bottiglie di plastica
di Maurizio Pallante
Alla fine dell'Ottocento, quando mia nonna era bambina, viveva in una casa in cui non c'era l'acqua corrente, come in quasi tutte le case.
Così ogni giorno doveva andare a prenderla alla fontana nella piazzetta vicina. La vedo con gli occhi dell'immaginazione scendere le scale insieme a sua madre o sua sorella cariche di brocche e secchi, fare un piccolo tratto di strada, mettersi in coda chiacchierando con le altre donne e le altre bambine in attesa del suo turno, tornare a casa portando a braccia i recipienti pieni.

Una vita faticosa e dura. Oggi, dopo più di cento anni di progresso, nei supermercati le persone riempiono i carrelli di bottiglie di plastica piene d'acqua, le scaricano nei portabagagli delle automobili con cui le portano fino alle loro abitazioni, ...... le scaricano dai portabagagli e le portano a braccia in casa. Proprio come faceva mia nonna. Ma con sei differenze rispetto a lei.
1. Mia nonna era costretta a fare la fatica di portare a braccia l'acqua in casa. La sua non era una scelta. Oggi le persone che fanno questa fatica, non vi sono costrette. La loro è una scelta. E il passaggio dalla costrizione alla libertà di scelta è un progresso, baby!
2. Mia nonna per portare l'acqua a casa doveva soltanto scendere le scale e fare un breve tratto di strada a piedi. Oggi le persone per coprire il tragitto casa - supermercato - casa usano l'automobile. Impiegano più tempo, hanno costi di trasporto e consumano fonti fossili, che emettono CO2, ossidi di azoto (NOx) e polveri sottili (pm 10), incrementando l'effetto serra e inquinando l'aria. Ma andare in automobile invece che a piedi è un progresso, baby!

3. L'acqua che portava a casa mia nonna era attinta dalla falda idrica sottostante; l'acqua in bottiglia che si porta a casa oggi dai supermercati viene da centinaia, o migliaia di chilometri di distanza. Ha un costo di trasporto e consuma fonti fossili, che emettono CO2, ossidi di azoto (Nox) e polveri sottili (pm 10), incrementando l'effetto serra e inquinando l'aria. Ma l'estensione dei mercati è un progresso, baby!
4. I recipienti di metallo con cui mia nonna trasportava l'acqua erano sempre gli stessi; quelli utilizzati oggi sono di polietilene tereftalato (PET) monouso. Per produrli si è consumato petrolio in un'industria petrolchimica (2 kg. di petrolio per kg. di plastica); si è consumato gasolio per trasportarli dall'industria petrolchimica allo stabilimento dove è stata imbottigliata l'acqua; altro gasolio si consumerà per portarli dalle abitazioni ai cassonetti della raccolta differenziata e di qui a… Al consorzio obbligatorio Replastic? Alla discarica? All'inceneritore? Ogni trasporto delle bottiglie di plastica ha comportato un costo e un consumo di fonti fossili, che emettono CO2, ossidi di azoto (Nox) e polveri sottili (pm 10), incrementando l'effetto serra e inquinando l'aria. Ma l'economia di mercato e l'industria sono un progresso, baby!
5. La produzione di un chilogrammo di PET richiede 17,5 chilogrammi di acqua e rilascia in atmosfera 40 grammi di idrocarburi, 25 grammi di ossidi di zolfo, 18 grammi di monossido di carbonio e 2,3 chilogrammi di anidride carbonica (Paul Mc Rande, The green guide, in State of the world 2004, Edizioni Ambiente, Milano 2004, pagg. 136-137). Poiché una bottiglia in PET da 1,5 litri pesa 35 grammi, con un chilo di PET se ne fanno 30. Pertanto, per trasportare 45 litri d'acqua se ne consuma quasi la metà. A mia nonna poteva caderne qualche goccia per strada se riempiva troppo i suoi recipienti. Quanto all'emissione di gas, al massimo qualche volta sotto lo sforzo poteva rilasciare qualche scorreggetta.
6. L'acqua che portava in casa mia nonna non costava nulla, l'acqua in bottiglie di plastica costa da 2 a 4,5 euro alla confezione di 6 bottiglie da 1,5 litri (prezzi di novembre 2004). In realtà il costo effettivo dell'acqua contenuta nelle bottiglie è solo l'1 per cento del costo di produzione totale, mentre l'imballaggio ne assorbe il 60 per cento. Ma si può spendere di più solo se si è più ricchi e la crescita della ricchezza è un progresso, baby!
Rispetto ai tempi di mia nonna, per fare la stessa fatica e avere la stessa utilità ci vuole più tempo, si inquina molto mentre prima non si inquinava affatto e si paga mentre prima non si pagava. Il contributo alla crescita del prodotto interno lordo dato dalla produzione e dal commercio delle acque in bottiglia ha comportato un peggioramento della qualità della vita individuale e della qualità ambientale.
Questo è il progresso, baby?Quanto paga e quanto inquina in un anno una persona che consuma acqua in bottiglie di plastica nella misura di 1 litro al giorno?
Trecentosessantacinque litri corrispondono a poco più di 40 confezioni da 6 bottiglie di 1,5 litri (240 bottiglie). Ai prezzi attuali il costo va da 80 a 180 euro all'anno. Per trasportare 15 tonnellate, che corrispondono a 10.000 bottiglie d'acqua da 1,5 litri, un camion consuma 1 litro di gasolio ogni 4 km (25 litri ogni 100 km). Ipotizzando una percorrenza media di 1.000 km, tra andata e ritorno (l'acqua altissima e purissima che va dall'Alto Adige alla Sicilia ne percorre molti di più), il consumo di gasolio ammonta a 250 litri, ovvero 250.000 cm3 che, divisi per 10.000 bottiglie corrispondono a 25 cm3 di gasolio per bottiglia. Moltiplicando 25 cm3 per 240 si deduce che il consumo giornaliero pro-capite di 1 litro di acqua in bottiglia comporta un consumo di 6 litri di gasolio all'anno. A questi 6 litri di gasolio vanno aggiunti:- i consumi di petrolio per produrre le bottiglie di plastica (8 kg per 240 bottiglie);- i consumi di gasolio dei camion che trasportano le bottiglie di plastica vuote dalla fabbrica che le produce all'azienda che imbottiglia l'acqua e dei camion della nettezza urbana che le trasportano dai cassonetti agli impianti di smaltimento;- i consumi di benzina degli acquirenti nei tragitti casa – supermercato - casa e casa – cassonetti - casa.
Ipotizziamo quindi che il consumo annuo totale di combustibili fossili pro-capite di una persona che compri l'acqua in bottiglie di plastica sia di almeno di 8 litri di gasolio/benzina oltre gli 8 kg di petrolio.
Una famiglia di quattro persone spende quindi ogni anno da 320 a 720 euro e fa bruciare almeno 32 litri di combustibili fossili per bere acqua in bottiglie di plastica invece dell'acqua potabile che sgorga dal rubinetto di casa.
Evidentemente pensa di ottenere vantaggi superiori ai costi economici che sostiene e ai danni ecologici che genera. Dal punto di vista chimico e batteriologico questi vantaggi non ci sono. Dal punto di vista organolettico possono esserci se l'acqua distribuita dall'acquedotto è troppo clorata. Ma per toglierle il sapore del cloro è sufficiente scaraffarla con un po' di anticipo, o utilizzare appositi filtri che con un costo molto minore, senza fatica né perdite di tempo consentono di eliminarlo. In realtà il costo dell'acqua minerale in bottiglia comprende anche il costo delle frottole che si bevono insieme ad essa. Una di queste acque, secondo la pubblicità fa digerire tutto. Non c'è indigestione o ingordigia che tenga. Più ne bevi e più digerisci.
Una fa fare tanta pipì (come tutte le acque; più ne bevi e più ne fai, anche con quella del rubinetto). Una ha un effetto collaterale sorprendente: risveglia il desiderio erotico.

Una è fatta con energia verde al cento per cento. Ammesso che un'energia senza impatto ambientale esista, anche la plastica della bottiglia è di energia verde, anche il gasolio necessario a trasportarla?

Un'altra è altissima (embè?) e purissima (vorrei vedere…).

Una si pubblicizza facendo fare una pernacchia a una particella di sodio che poi se la ride da sola. Una è di qualità trasparente (ci mancherebbe anche che fosse torbida…).

Una a volte fornisce l'apporto di calcio necessario a prevenire l'osteoporosi nella terza età, a volte è utile nella prevenzione della calcolosi perché è povera di calcio.

Insomma solo se si beve di tutto si può scegliere di bere l'acqua in bottiglia. Se invece non si beve di tutto e al posto dell'acqua in bottiglia si beve l'acqua del rubinetto, si ottiene un risparmio economico che comporta una diminuzione dell'inquinamento ambientale e un miglioramento della qualità della vita individuale. E una decrescita del prodotto interno lordo in conseguenza della diminuzione non solo della domanda di acqua in bottiglia, ma anche dei prodotti petroliferi utilizzati in tutte le fasi della produzione e del trasporto.

Ciò disturba non solo le industrie che imbottigliano e vendono acqua minerale, le aziende di trasporti e le industrie petrolchimiche, ma anche i ministri delle finanze perché riduce il gettito dell'IVA sulle vendite di acqua in bottiglia e delle accise sui carburanti che si consumano per produrle e trasportarle; gli altri ministri perché di conseguenza si riducono gli stanziamenti dei loro bilanci; i sindaci e i presidenti delle aziende municipalizzate, o consorzi, o S.p.A. a prevalente capitale pubblico per la gestione dei rifiuti perché diminuiscono gli introiti delle discariche e degli inceneritori; i gestori di reti di teleriscaldamento alimentate da inceneritori, perché devono rimpiazzare la carenza di combustibile derivante da rifiuti (che ritirano a pagamento) con gasolio (che devono comprare).
«Prima di trasferirmi in città per trovare lavoro, al paese ho sempre bevuto acqua di sorgente. L'acqua dell'acquedotto non ce la faccio proprio a berla. Ma con i soldi dello stipendio posso comprarmi l'acqua di sorgente imbottigliata. E pagare la benzina necessaria per andare a prenderla e portarla a casa. Sì lo so che al paese non la pagavo nulla e che le bottiglie di plastica fanno aumentare i rifiuti, ma io ho una coscienza ecologica e sono convinto che non c'è futuro per l'umanità senza uno sviluppo sostenibile. Per questo faccio una scrupolosa raccolta differenziata. Inoltre comprando l'acqua in bottiglia sostengo l'occupazione nelle aziende che producono bottiglie di plastica, nelle aziende che imbottigliano l'acqua, nelle aziende di trasporto, nelle agenzie pubblicitarie che inventano tanti spot spiritosi, nelle aziende che raccolgono e smaltiscono i rifiuti. Sono un benefattore dell'umanità. Eppure, nonostante i miei comportamenti virtuosi, adesso vogliono costruire un termovalorizzatore nel quartiere in cui abito. Dicono che è un impianto sicuro e non emette inquinanti, come i vecchi inceneritori. Anzi, le ultime analisi dimostrano che ne esce un'aria più pulita di quella che entra. D'altra parte se i rifiuti aumentano occorrerà pure trovare un sistema ecologicamente corretto di smaltirli. Però l'inceneritore, pardon il termovalorizzatore, avrei preferito che lo facessero un po' più lontano da casa mia».
Maurizio Pallante (Fonte)


GUERRA DELL'ACQUA

martedì 16 settembre 2008

SENTIMENTI E APPRENDIMENTI ANIMALI

ELEFANTI PITTORI




BALENA CHE PARLA





Prof.ssa Alessandra Graziottin

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano

Charlie e Josephine erano stati compagni inseparabili per 13 anni. Di fronte all’impietrita Josephine, Charlie venne ucciso a colpi di fucile dalla polizia che aveva cercato di catturarlo, con un atto di violenza che risultò poi del tutto immotivato. Josephine all’inizio restò immobile, senza un gemito. Poi, lentamente, si avvicinò al corpo di Charlie accasciato a terra, si piegò sulle ginocchia. Silenziosamente appoggiò la sua testa sul corpo morto di lui, coperto di sangue. Si piegò di più, con un gemito lungo che straziò il cuore dei presenti... Non si alzò più. In quindici minuti Josephine, sana e forte, era morta. Di crepacuore.

L’aspetto più singolare di questa storia amara, raccolta dal dottor George Engel, dell’Università di Rochester, studioso che si interessa di morti improvvise, e della loro comune fisiopatologia, negli uomini e negli animali, è che Charlie e Josephine erano due lama di uno zoo fuggiti durante una tempesta di neve.Un’eccezione, un caso singolare? No. L’osservazione attenta e affettuosa dei nostri amici animali, in circostanze anche meno drammatiche, ci svela verità che ci fa comodo non voler vedere.

La loro capacità di attaccamento, di amore, è forse pari alla nostra, anche se si esprime in modi diversi. Forse, per alcuni animali, è superiore. Il fatto che non parlino con linguaggio umano non significa che non abbiano emozioni, sentimenti profondi, tenerezza e dolcezza, e capacità di dedizione fino all’eroismo. Una qualità, quest’ultima, di assoluta evidenza nei nostri amici cani. Sono capaci di pensieri formulati in forma di immagini visive, olfattive, uditive, tattili e gustative, associate a emozioni, intuizioni e comportamenti.

La finezza e la complessità del loro mondo emotivo si esalta con l’amore, l’attenzione, l’interazione continua con qualche umano che li ami. Sentono le nostre emozioni, il nostro dolore, i nostri conflitti, le nostre ansie, la nostra gioia, che captano con antenne sottili, invisibili e potenti. E soffrono, più di quanto immaginiamo, non solo per ferite fisiche, ma anche emotive. Patiscono l’indifferenza, la crudeltà dell’assenza, la violenza gratuita. Soffrono l’abbandono, la separazione dai loro amici umani, specie d’estate.

Hanno una vera e propria depressione, e attacchi di panico, se il loro padrone li lascia soli d’estate. E possono morire, o lasciarsi morire, quando vengono abbandonati. Possono morire di crepacuore, proprio come noi. Il dolore acuto dell’abbandono, o della morte di un altro animale a loro caro, o la scomparsa di una persona amata, può causare un’impennata di adrenalina e una vasocostrizione coronarica così violenta da causare un infarto massivo e senza appello. Più spesso, l’abbandono li lascia in disperata attesa sulla strada dove sono stati abbandonati, fiduciosi ad attendere che il padrone ritorni, finché una macchina non li travolge.Liquidare l’abbandono con un cinico “Tanto è solo un cane”, oppure “E’ solo un gatto”, fa torto alla intelligenza e sensibilità dei nostri amici animali che ci amano con una dedizione assoluta, senza ombre e senza incertezze, sconosciuta a molti umani.

http://www.alessandragraziottin.it/articoli.php?EW_FATHER=1484&ART_TYPE=AQUOT&ANNO=2006&pageNo=ND

lunedì 15 settembre 2008

IL SUCCO DI BARBABIETOLA ABBASSA LA PRESSIONE SANGUIGNA



Uno studio sperimentale sostiene che basterebbe mezzo litro di succo di barbabietole al giorno per veder diminuire nell'arco di 3 o 4 giorni il livello dell'ipertensione.
Vanno bene anche le verdure che contengono nitrati.

Dunque bere mezzo litro di succo di barbabietole al giorno potrebbe diminuire in modo significativo la pressione alta.Così come sarebbero di aiuto le bevande ricche di nitrati, rintracciabili nelle verdure a foglie verdi.
Potrebbe essere una rivoluzione nella cura degli ipertesi.
Lo sostiene uno studio del Barts and The London School of Medicine e della Peninsula Medical School pubblicato su Journal Hypertension.

La pressione alta causa all'incirca il 50% delle malattie coronariche e quasi il 75% degli infarti.
Va detto che oltre il 25% della popolazione adulta nel mondo soffre di ipertensione.
Secondo le stime sono cifre destinate ad aumentare del 29% nel 2025.
E' stato sperimentato che è sufficiente meno di un'ora, subito dopo aver bevuto il succo di barbietola, per riscontrare una significativa riduzione della pressione sanguigna; una riduzione che inoltre dopo tre-quattro migliora ancora di più.
Abbassamento che continua per oltre un giorno. Un effetto dunque prolungato nel tempo.

Amrita Ahluwalia coordinatore della ricerca:
"La nostra ricerca suggerisce che bere succo di barbabietola o mangiare verdure ricche di nitrati è il modo più semplice per mantenere sano il proprio sistema cardiovascolare. Un modo per tenere sotto controllo, ogni giorno, il rischio di un aumento della pressione sanguigna".

Ciò che rende benefico l'effetto delle barbabietole dipenderebbe da una complessa reazione chimica causata dai nitriti presenti nel succo che vengono convertiti dai batteri della lingua. Questi una volta inghiottiti, grazie all'ambiente acido dello stomaco vengono di nuovo convertiti in ossido nitrico o rientrano in circolazione come nitriti. Così la barbabietola grazie ai suoi effetti benefici diventa importante nel quadro di una dieta di frutta e verdure.
Gli scienziati sono comunque prudenti e tengono a spiegare che non è ancora certo quale sia tra i vegetali quello più efficace come antiossidante o per abbassare la pressione del sangue. I risultati ottenuti finora dalle barbabietole sono incoraggianti ma la sperimentazione dovrà essere seguita da ulteriori approfondite ricerche.

Lo ione NO3- dei nitrati ed alcuni suoi sali ricoprono un'importanza fondamentale sia per la natura sia per l'uomo; esso è infatti indispensabile per il metabolismo vegetale, e quindi per il mantenimento di tutti gli ecosistemi. Inoltre è un ottimo fertilizzante, soprattutto quando è compreso nel nitrato d'ammonio NH4NO3, un suo sale, a causa dell'elevato contenuto d'azoto.
Nel secolo scorso il sale AgNO3, o nitrato d'argento, è stato adoperato per lo studio e la creazione dei primi apparecchi fotografici, ed è tuttora adoperato per saggiare la potabilità dell'acqua di rubinetto.

Infine, il suddetto ione è anche il nutrimento dei cosiddetti batteri denitrificanti, che hanno il ruolo biologico di produrre azoto molecolare N2 a partire da esso. Il nitrato di argento è anche utilizzato come catalizzatore nella reazione che è alla base del funzionamento dell'alcootest.

sabato 13 settembre 2008

TRUCCHI PER DIVENTARE SUPERINTELLIGENTI




Genio si nasce o si diventa? Tra le tante possibili risposte, ora i ricercatori dell’università di Cambridge sembrano confermare la convinzione di Thomas Edison (sì, quello della lampadina). Il quale sosteneva che il genio è fatto per il 99% di fatica e solo per l’1% di ispirazione. Come dire che una minima dose di talento è innata, scolpita nel dna.
Poi bisogna lavorarci su, e parecchio. Mozart, per esempio, suonava il violino già a tre anni, ma solo esercizi su esercizi e una ferrea disciplina hanno reso le sue composizioni immortali.
Einstein era uno studente mediocre e svogliato, poi individuò il settore della matematica che più lo appassionava e arrivò a formulare la teoria della relatività.
Tiger Woods ha imparato a usare la mazza da golf prima che a camminare, ma è stato il rigoroso allenamento a farne un campione.
Idem Michael Jordan: non sarebbe diventato quello che è senza gli interminabili pomeriggi di palleggi e tiri a canestro.

Per tutti loro la chiave del successo è lì, negli anni di pratica quasi maniacale, di ripetizione infinita del gesto. Dieci anni, per l’esattezza, quelli necessari per raggiungere la meta: la produzione di qualcosa di unico e irripetibile, il colpo di genio (vedi il decalogo sotto).

A sostenerlo, come dicevamo, è un gruppo di ricercatori dell’Università di Cambridge di cui fanno parte Anders Ericsson, Neil Charness, Paul J. Feltovich, Robert R. Hoffman, autori di The Cambridge Handbook of Expertise and Expert Performance (Cambridge Catalogue, $ 65).
In sostanza il libro - un mix di psicologia e scienze cognitive - riprende la teoria di Edison e la sviluppa. Riveduta, aggiornata e corretta, la formula della genialità versione 2007 è la seguente: 1% d’ispirazione, 29% di buona istruzione e 70% di duro lavoro e costanza. Diventare un genio dunque è un’impresa, non una dote innata.
Ma in pratica, come si fa? Lo abbiamo chiesto ad Anders Ericsson, uno degli autori.

Possibile apprendere l’how-to della genialità da un manuale?
In effetti spiegare come si produca un evento raro come il genio è piuttosto complicato. Ma ciò che è certo è che non è magia, né un dono che pochi eletti ricevono alla nascita. È solo lavoro, lavoro, lavoro.
Come accade che una persona superi tutte le altre, in un campo?
Succede per una concomitanza di elementi molto ben assemblati. Anzitutto alcuni fattori cruciali come l’educazione, l’istruzione, il supporto di famiglia e amici che si fondono e si integrano nel modo giusto. Ma ciò che fa la differenza è la capacità di sfruttare questa buona partenza focalizzando gli sforzi sull’obiettivo scelto, sulla disciplina in cui si vuole emergere. Poi concentrarsi solo su quella.

Ma quanto conta l’intelligenza? Quanto dev’essere alto il Q.I.?
Be’… Certo che l’intelligenza conta. Ma non così tanto. Chi si distingue e arriva a primeggiare in un certo campo non ha necessariamente un quoziente intellettivo elevatissimo o molto sopra la media. Al contrario. Diciamo che un buon Q. I. è un vantaggio, ma non fa la differenza. Non è di per sé un indice di genialità.

Allora che cosa fa la differenza?
Molti fattori, in verità. Tanto per cominciare, è essenziale avere un buon mentore, che saprà indirizzare la formazione verso la strada più giusta o innovativa. Dietro un grande talento spesso c’è un buon maestro.

Con una buona guida chiunque può diventare un genio?
La nostra ricerca mostra risultati estremamente incoraggianti: dati alla mano, risulta che chiunque, persino la persona più ordinaria, può fare grandi cose se ci si mette. Di più: cose straordinarie. Ognuno può arrivare dove vuole se lo desidera davvero. Ma si badi bene: chi riesce in genere ha investito cinque volte più tempo, sforzi ed energie rispetto a quanto dedicano gli altri allo stesso scopo. E non tutti per carattere sono portati al sacrificio. Ci vuole un’incredibile dose di tenacia.

Insomma vuol dire che tutti abbiamo queste potenzialità?
Tra i musicisti newyorkesi si fa una specie di giochino: «Scusi, come si arriva alla Carnegie Hall?». E la risposta è: «Con tanta pratica». Ecco: esercizio, lavoro e fatica. Questi sono gli ingredienti, neanche tanto segreti. Qualsiasi ricerca lo dimostra: chi eccelle non è migliore degli altri, ma ha lavorato più sodo, superandoli. Come il fisico Stephen Hawking, che fino a vent’anni era uno studentello come tanti. Solo quando ha iniziato a lavorare ossessivamente sull’origine dell’universo è arrivato a formulare la teoria del Big Bang e dei buchi neri.

Però bisogna mettere in conto una vita di sacrifici…
No. Non una vita. Alcuni anni. È quella che noi chiamiamo la regola dei dieci anni. Ovvero, sembra - in base ad analisi psico-cognitive che abbiamo svolto su campioni eterogenei di studenti - che l’arco di tempo perfetto per raggiungere l’eccellenza intellettiva sia la decade: l’investimento giusto per primeggiare in un qualsiasi settore dello scibile. La buona notizia, insomma, è che il genio si può costruire. Quella meno buona è che i lavori in corso durano almeno dieci anni


LE 10 REGOLE DEL TALENTO
1. Focalizzare il campo per cui si è portati.
2. Assicurarsi un’istruzione più che soddisfacente.
3. Non basarsi sul quoziente intellettivo: non è fondamentale.
4. Trovare qualcuno a cui ispirarsi: un insigne scrittore, un premio Nobel, un grande compositore, uno scienziato passato alla storia…
5. Cercare un tutor di fiducia con cui instaurare una relazione one-to-one, che possa seguire passo passo la formazione.
6. Allenare la memoria, se il campo scelto è il sapere, allenare i muscoli, se si vuole eccellere nello sport.
7. Qualunque sia il settore, esercitarsi ogni giorno con dedizione e rigore per molte ore.
8. Lavorare cinque volte più degli altri.
9. Forza, resistenza e tenacia sono indispensabili per superare gli ostacoli.
10. Pianificare la vita sapendo che per dieci anni non ci si potrà dedicare a nient’altro.
Aprile 2007

http://www.marieclaire.it/beauty/stare-bene/genius

venerdì 12 settembre 2008

LARGE HEDRON RAP - ESPERIMENTO GINEVRA




The Large Hadron Rap
Twenty-seven kilometers of tunnel under ground
Designed with mind to send protons around
A circle that crosses through Switzerland and France
Sixty nations contribute to scientific advance
Two beams of protons swing round, through the ring they ride
‘Til in the hearts of the detectors, they’re made to collide
And all that energy packed in such a tiny bit of room
Becomes mass, particles created from the vacuum
And then…

LHCb sees where the antimatter’s gone
ALICE looks at collisions of lead ions
CMS and ATLAS are two of a kind
They’re looking for whatever new particles they can find.
The LHC accelerates the protons and the lead
And the things that it discovers will rock you in the head.
We see asteroids and planets, stars galore
We know a black hole resides at each galaxy’s core
But even all that matter cannot explain
What holds all these stars together – something else remains
This dark matter interacts only through gravity
And how do you catch a particle there’s no way to see
Take it back to the conservation of energy
And the particles appear, clear as can be
You see particles flying, in jets they spray
But you notice there ain’t nothin’, goin’ the other way
You say, “My law has just been violated – it don’t make sense!
There’s gotta be another particle to make this balance.”
And it might be dark matter, and for first
Time we catch a glimpse of what must fill most of the known ‘Verse.

Because…
LHCb sees where the antimatter’s gone
ALICE looks at collisions of lead ions
CMS and ATLAS are two of a kind
They’re looking for whatever new particles they can find.
Antimatter is sort of like matter’s evil twin
Because except for charge and handedness of spin
They’re the same for a particle and its anti-self
But you can’t store an antiparticle on any shelf
Cuz when it meets its normal twin, they both annihilate
Matter turns to energy and then it dissipates
When matter is created from energy
Which is exactly what they’ll do in the LHC
You get matter and antimatter in equal parts
And they try to take that back to when the universe starts
The Big Bang – back when the matter all exploded
But the amount of antimatter was somehow eroded
Because when we look around we see that matter abounds
But antimatter’s nowhere to be found.That’s why…

LHCb sees where the antimatter’s gone
ALICE looks at collisions of lead ions
CMS and ATLAS are two of a kind
They’re looking for whatever new particles they can find.
The LHC accelerates the protons and the leadAnd the things that it discovers will rock you in the head.
The Higgs Boson – that’s the one that everybody talks about.
And it’s the one sure thing that this machine will sort out
If the Higgs exists, they ought to see it right away
And if it doesn’t, then the scientists will finally say“There is no Higgs!
We need new physics to account for why
Things have mass. Something in our Standard Model went awry.”
But the Higgs – I still haven’t said just what it does
They suppose that particles have mass because
There is this Higgs field that extends through all space
And some particles slow down while other particles race
Straight through like the photon – it has no mass
But something heavy like the top quark, it’s draggin’ its ***
And the Higgs is a boson that carries a forceAnd makes particles take orders from the field that is its source.They’ll detect it….
LHCb sees where the antimatter’s goneALICE looks at collisions of lead ions
CMS and ATLAS are two of a kind
They’re looking for whatever new particles they can find.
Now some of you may think that gravity is strong
Cuz when you fall off your bicycle it don’t take long
Until you hit the earth, and you say, “Dang, that hurt!”
But if you think that force is powerful, you’re wrong.
You see, gravity – it’s weaker than Weak
And the reason why is something many scientists seek
They think about dimensions – we just live in three
But maybe there are some others that are too small to see
It’s into these dimensions that gravity extends
Which makes it seem weaker, here on our end.

And these dimensions are “rolled up” – curled so tight
That they don’t affect you in your day to day life
But if you were as tiny as a graviton
You could enter these dimensions and go wandering on
And they'd find you...
When LHCb sees where the antimatter’s gone
ALICE looks at collisions of lead ionsCMS and ATLAS are two of a kind
They’re looking for whatever new particles they can find.
The LHC accelerates the protons and the lead
And the things that it discovers will rock you in the head.

NON SOLO FORMAGGIO AVARIATO...

...Casi eclatanti di sequestri ed arresti nell’ambito di indagini che hanno visto coinvolti diversi attori, dagli allevatori e i veterinari impegnati in una truffa che ha riguardato numerosi allevamenti di bufale infette, ai casi di truffa ai danni dei prodotti Made in Italy, piuttosto che le ripetute azioni contro la diffusione illegale di cibi scaduti, mal conservati, rietichettati, spesso provenienti dalla Cina e destinati proprio al consumo nei ristoranti cinesi.

- Irregolare etichettatura di partite di olio extravergine di oliva per illecito riferimento a denominazioni di origine; usurpazione, imitazione o evocazione di una denominazione protetta o del segno distintivo o del marchio nella designazione e presentazione di formaggi, sementi di mais risultate positive alla presenza di Ogm, irregolare etichettatura e presentazione di vini, sia comuni che di qualità registrata.

- Presenza di micotossine, salmonella e additivi e coloranti fuori le norme di legge.

- Circa 30 tonnellate di prodotti ittici sequestrate con etichette false riguardo l’origine, 200 chili di pesce azzurro congelato trasportato senza il rispetto delle norme della catena del freddo e 900 chili di mitili dichiarati a rischio per la salute pubblica. E ancora: pesce scongelato e venduto come fresco, prodotti venduti senza il rispetto delle minime norme igieniche: a contatto con la polvere e con i gas di scarico dei veicoli in transito.


Queste le irregolarità principali evidenziate dal Rapporto sull’attività del sistema di allerta per alimenti e mangimi nell’anno 2007 redatto dal Dipartimento per la Sanità pubblica veterinaria, la Nutrizione e la Sicurezza degli alimenti del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, attraverso le 2.933 notifiche pervenute dalla Commissione Europea, dagli uffici periferici e dagli Assessorati alla Sanità delle regioni.

12 settembre 2008
http://www.affaritaliani.it/cronache/italia-a-tavola120908.html

giovedì 11 settembre 2008

PESCE ALLA PLASTICA ? NO GRAZIE...

In certe acque del pianeta i rifiuti formano intere isole, mentre frammenti di nylon superano addirittura di sei volte la quantità del plancton marino. E nel Mediterraneo? C’è poco da stare allegri, perché...

Spettacolo consueto sulle spiagge estive: lambito dalla risacca, un sacchetto di plastica ondeggia avanti e indietro sulla riva.
Sfiora le gambe di un bagnante, fa un breve volo e ricomincia il suo dondolio poco più in là.
Una mareggiata lo porterà altrove, dove scene simili si ripeteranno all'infinito, o quasi.
Nessuno lo può testimoniare, visto che ha cominciato a circolare solo all'inizio degli anni Settanta, ma pare che a sparire dalla natura una busta di nylon impieghi più di 400 anni.
A meno che un volenteroso non la tolga dal mare, la metta in un cestino per avviarla a sepoltura in discarica o a un più nobile processo di riciclo.

Non c'è dubbio che la plastica costituisca la maggior parte dei rifiuti solidi che finiscono in mare, il 60-70 per cento del totale nel Mediterraneo o di più secondo alcune stime. Ciò che colpisce è quanto poco si sappia del problema.
Perfino le associazioni ambientaliste non hanno dati sulle quantità di rifiuti che finiscono in acqua e sulle spiagge. Le stime sono imprecise, fatte su piccoli tratti di mare. Ma le rare osservazioni e gli studi specifici lasciano di stucco.

La Algalita research foundation, un'organizzazione californiana, ha segnalato tempo fa un'enorme chiazza di rifiuti di plastica, grande come il Texas (più di due volte l'Italia), che si estende nell'oceano Pacifico tra le isole Hawaii e la costa californiana.
Il volume complessivo di rifiuti, secondo Charles Moore, esperto della fondazione, è sei volte la quantità di plancton che vive nello stesso tratto di mare.

Qui si trovano ancora i resti di un carico di scarpe finito in mare nel 1990. Secondo le analisi di oceanografi della National oceanic and atmospheric administration (Noaa) i rifiuti, per il vortice formato dalle correnti, potrebbero rimanere concentrati lì per oltre 16 anni.

E non è un'eccezione.
«Nello Ionio, a sud della Sicilia, c'è un vortice in cui finiscono intrappolati i rifiuti marini. E i dati da satellite evidenziano vortici simili in altre parti degli oceani» spiega Stefano Aliani, ricercatore dell'Istituto di scienze marine del Cnr alla Spezia.
Nel 1992, durante una tempesta, è scivolato in mare da un mercantile in viaggio dalla Cina agli Usa un container con 30 mila giocattolini di plastica. Anatroccoli e tartarughe hanno fatto il giro del mondo, sono rimasti intrappolati nei ghiacci artici e sono per la maggior parte ancora in circolazione negli oceani. Gli esperti di oceanografia ne seguono gli spostamenti per studiare il giro delle correnti marine.

Trent'anni fa, la plastica era considerata solo brutta da vedere.
Il mare, si pensava, poteva accogliere qualunque spazzatura. «Negli anni Ottanta ci si è resi conto che così non è. Sono entrate in vigore le convenzioni internazionali che regolano lo scarico di rifiuti in mare, come il Marpol (Protocol to the International Convention for the Prevention of Pollution from Ships, Annex V).
Lo scarico al largo si è ridotto solo in parte, la plastica continua ad arrivare dalla terraferma» dice Aliani. E le navi scaricano in mare ogni anno 6,5 milioni di tonnellate di plastica.
Via via che sono cambiati i consumi, è cambiata anche la tipologia di ciò che finisce in mare. Nel 1985, la percentuale di buste di plastica tirate a bordo dai ricercatori dell'Istituto di scienze marine costiere del Cnr a Mazara del Vallo nelle campagne di osservazione era il 34,5 per cento; nel 1994 il 17,3.
In compenso, le bottiglie di plastica sono passate dal 3 al 15 per cento. Durante tre crociere oceanografiche tra Liguria e Corsica, Aliani ha tenuto il conto degli avvistamenti di rifiuti galleggianti, 14 per km quadrato nel '97, 4 nel 2000.
Improbabile che sia diminuita la plastica che finisce in mare. «Più verosimilmente, una mareggiata ha portato i rifiuti sulla spiaggia».

In acqua si trovano reti da pesca, mozziconi di sigaretta, pezzi di corda, bottiglie, buste, cannucce, polistirolo. Anche le isole più remote, da Tonga, nel Pacifico, alle Fiji, sono raggiunte dalla spazzatura.
I rifiuti di plastica arrivano perfino in Antartide. «Quello dei rifiuti in mare non è solo un problema estetico. I detriti possono provocare problemi alla pesca, rompendo le reti.
E certi tipi di rifiuti sono un danno per la biodiversità» dice Francesco Saverio Civili, coordinatore del programma d'azione per il Mediterraneo dell'agenzia ambientale delle Nazioni Unite.

Sono ancora poche le informazioni sull'impatto di questa forma di inquinamento sugli ecosistemi. «I rifiuti di plastica uccidono fino a 1 milione di uccelli marini, 100 mila mammiferi marini e una quantità immensa di pesci ogni anno» affermano le stime dell'associazione Marine conservation society.

Tartarughe, tonni e cetacei confondono i sacchetti con una loro fonte di cibo, le meduse, e ne rimangono soffocati. Oppure i detriti intasano lo stomaco e l'intestino degli animali, che non riescono più a nutrirsi.
Secondo uno studio, almeno 267 specie in tutto il mondo, tra cui l'86 per cento delle tartarughe marine, il 44 per cento degli uccelli e il 43 per cento dei mammiferi marini, sono danneggiate da questi rifiuti. Ma, probabilmente, osservano gli esperti delle associazioni ambientaliste, le stime sono pesantemente per difetto.

Un problema emergente è quello della plastica che non si vede. «Dov'è tutta la plastica?» è il titolo di un articolo pubblicato sulla rivista Science l'anno scorso.
Richard Thompson, ricercatore di ecologia marina dell'Università di Plymouth, ha raccolto sedimenti sulle spiagge e nell'acqua bassa di una ventina di località in Gran Bretagna. Li ha analizzati e ha scoperto che un terzo circa era composto da polimeri sintetici.
La plastica non si limita a deturpare le spiagge: sta diventando «le spiagge».
Anche se non è biodegradabile, l'azione continua del vento e delle onde è in grado di sminuzzare gli oggetti in frammenti sempre più minuscoli. Anche in alto mare, dicono le indagini di Thompson, i frammenti microscopici sono oggi tre volte di più che negli anni Sessanta. «Vermi di mare, conchiglie, molluschi li ingeriscono. Questi organismi sono il cibo dei pesci, che a loro volta sono il nostro cibo.
Non ci sono ancora dati per affermarlo con certezza, ma le sostanze tossiche della plastica ci potrebbero ritornare indietro attraverso la catena alimentare» dice Aliani.

E poi ci sono altre sorprese.
Uno studio appena pubblicato su Marine Biology informa che, a bordo di detriti di plastica grandi e piccoli, varie specie di organismi lasciano i territori natii e si spingono in terre inesplorate: piccolissimi crostacei tipici delle aree tropicali sono arrivati fino alle isole Shetland, probabilmente spostandosi sui rifiuti marini.

(ha collaborato Gianni Lannes)
- Fonte Panorama -

MICROVITA: ESPERIMENTO BIG BANG - ALLA RICERCA DELLA PARTICELLA DI DIO

Nel campo della scienza, nel 1986, Sarkar ha introdotto la teoria della Microvita: in una serie di discorsi egli ha sostenuto che gli elementi basilari della vita sono le microvite, emanazioni di pura coscienza, portando così una rivoluzione concettuale alla base stessa delle teorie fisiche e biologiche.

La Teoria delle microvite crea un legame fra il mondo della percezione e quello della concezione: approfondendo le loro ricerche in questo senso, le varie discipline della fisica, della biologia e della matematica si fonderanno in un'unica scienza per comprendere la reale natura dell'universo.

"Ci sono entità che risiedono all'interno del mondo fisico e delle espressioni psichiche, che sono più piccole o più sottili degli atomi, elettroni o protoni e nel mondo psichico possono essere più sottili dell'ectoplasm. Per tali entità io uso il termine "microvitum". Questa microvitum, o microvita plurale, non è di ordine protoplasmatico e perciò hanno poco a che fare con le molecole di carbonio o gli atomi di carbonio, considerati come i punti di partenza della vita in questo universo. Quindi, nel mondo fisico, la posizione delle microvita è tra l'ectoplasma e l'elettrone, ma non possono essere considerati né di origine ectoplasmatica, né elettronica."

La pratica costante della meditazione e delle asanas (per il riequilibrio endocrino), rappresenta un sistema unico di espansione della mente. I livelli fisico, mentale e spirituale si avvicinano sempre di più ed in questa maniera la visione della realtà assume caratteri armonici.

http://www.microvita.org/


CERN: ANCHE SUORA A CACCIA DELLA ''PARTICELLA DI DIO'

ASCA) - Roma, 10 set - E' uno dei primi risultati che ci si aspetta dal nuovo mega-acceleratore di particelle del Cern di Ginevra che ha funzionato oggi a pieno regime per la prima volta: la conferma dell'esistenza di quella che e' stata ribattezzata ''la particella di Dio' (gli scienziati, piu' sobriamente, la chiamano ''bosone di Higgs', dal nome del fisico che per primo ne teorizzo' l'esistenza).
E nel progetto impegnato a scoprirla, lavora anche una suora, la domenicana suor Katarina Pajchel, fisico dell'universita' di Oslo, in Norvegia.

Il motivo di un soprannome cosi' altisonante per una particella subatomica sta nel fatto che il bosone di Higgs e' la chiave di volta del modello standard della fisica contemporanea: ''serve', per cosi' dire, a conferire una massa a tutte le altre particelle del modello.
Se la sua esistenza fosse confermata, con le caratteristiche che gli scienziati prevedono, tre delle quattro forze fondamentali che regolano la vita della natura sarebbero ricondotte sotto un'unica teoria scientifica e si sarebbe cosi' considerevolmente piu' vicini ad una ''teoria del tutto', in grado di spiegare il funzionamento dell'universo dall'infinitamente piccolo all'infinitamente grande.

''Ma - aggiunge suor Pajchel - speriamo anche di poter rispondere ad altre domande, ad esempio se esistono piu' di tre dimensioni nello spazio, o se possiamo meglio comprendere la piccola asimmetria tra materia e antimateria, che e' il motivo fondamentale per il quale esistiamo''.

Suor Pajchel ha spiegato al settimanale cattolico statunitense National Catholic Reporter che non c'e' nessuna contraddizione tra la sua fede e il suo lavoro scientifico.
''La nostra attuale comprensione dell'universo testimonia la potenza del pensiero, dell'immaginazione e della curiosita' umane.Grazie ad esse, ci viene offerto di dare un'occhiata al piano creativo di Dio''. Sono le stesse leggi della natura, aggiunge, a parlare di un ordine, di una creativita' e di una bellezza stupefacente nell'universo.Per quanto possano essere profonde le scoperte della scienza, suor Pajchel vede in esse non una minaccia ma ''una netta conferma dei veri misteri della fede, piu' chiara e piu' stimolante''.'

'Entrare in contatto con la sobrieta' della scienza - conclude - ci rende meno vulnerabili e piu' equilibrati nell'incontrare quei moderni movimenti religiosi, come la New Age.
asp/cam/bra



mercoledì 10 settembre 2008

LE PIANTE CHE AMANO LA MUSICA







E’ un fatto intuitivamente noto a tutte le persone sensibili: ogni forma di vita, animale o vegetale, vive meglio quando è circondata da amore, affetto, cura. Da qualche decennio alcuni studi innovativi hanno evidenziato nelle piante reazioni misurabili elettronicamente con oscillografi, a seguito di stimolazioni particolari (taglio di rami e foglie, ustioni ecc.).
In particolare gli studi di Clive Backster negli anni ‘60 negli Stati Uniti, e quelli di poco successivi di Hashimoto in Giappone, seguiti in Italia da Valerio Sanfo, hanno evidenziato una sensibilità enorme in quasi tutte le piante testate.

Sono state notate capacità di memorizzazione di fatti e persone (le piante mostravano paura al rivedere una persona che in loro presenza aveva distrutto un’altra pianta), una capacità di movimento (collegate a un dispositivo su ruote), quando non addirittura di scelta (collegate a dispositivi per l’innaffiamento o per l’illuminazione). Perchè allora non pensare che possano anche godere di una buona musica?
Certo le piante non hanno orecchie, ma siamo così sicuri, noi, di sentire la musica solo con le orecchie?

UNA MUSICA PER LE PIANTE
Esperimenti inglesi di qualche decennio fa, avevano constatato un incremento nella produzione di latte di vacche a cui veniva fatta ascoltare musica classica. Altrettanto era avvenuto con la produzione di galline ovaiole. Curiosamente però musiche poco armoniche o pezzi di rock duro, non avevano sortito alcun effetto. Come a dire: non tutta la musica trasmette vibrazioni positive. La musica che tocca il cuore, quindi, ha particolari caratteristiche: di ritmo, di armonia, di vibrazione. Ci piace credere che, a causa della profonda unità di tutti gli organismi viventi, una musica che tocchi nel profondo un uomo, sia in grado di toccare nel profondo anche una pianta, e viceversa.

Cosa c’è di più tranquillizzante del colore verde del fogliame? Nulla sembra simboleggiare di più la pace e la tranquillità, di una grande quercia o di un faggio. E la nodosa potenza di un ulivo o di un castagno, non trova pari in nessun altro simbolo. E quanta gioia di vivere in un Prunus, in un acero o in un glicine, appena mediata dal trasporto mistico di un cipresso, di una betulla o di un pioppo italico. Per non parlare della sensualità di una rosa, di un’orchidea o di un profumato giacinto. Le piante simboleggiano tutte le nostre doti migliori: forza interiore, tranquillità, spiritualità, sensualità, fantasia e gioia di vivere. Rappresentano il perfetto stato zen di spontaneità e di consapevolezza, desiderando solo ciò per cui esistono (bere, fare fotosintesi, nutrirsi, respirare, espandersi, riprodursi).

Ovvero tutto ciò che vorremmo essere e che non riusciamo a diventare. La pianta incarna in sè, senza fatica, il frutto profondo di ore e ore di meditazioni, di mesi di riflessione, di anni di preghiera, di decenni di psicoanalisi.

http://www.vivaioclorofilla.it/html/pane_malepianteascoltano.htm

martedì 9 settembre 2008

COSA SUCCEDE QUANDO DICIAMO LE BUGIE?



La parola agli psicologi ((:


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Due compagnie private americane - la Cephos e la No Lie MRI - stanno puntando su un tipo di tecnica, la risonanza magnetica funzionale, che misura le variazioni del flusso di sangue al cervello per individuare le aree cerebrali che si attivano durante lo svolgimento di un certo compito.

"Negli ultimi anni, questa tecnica è stata molto utilizzata per cercare di localizzare la sede cerebrale di varie funzioni cognitive. Così, per esempio, si è scoperto che quando diciamo una bugia il cervello lavora di più, attivando due aree in particolare: la corteccia frontale dorso-laterale e la corteccia cingolata anteriore", spiega Giuseppe Sartori, direttore del Master in Psicopatologia e Neuropsicologia Forense all'università di Padova.

Il gioco sembra facile: basta fare una domanda a un sospettato e guardare cosa accade nel suo cervello. Ad approfittarne, oltre a governi a caccia di terroristi e giudici a caccia di colpevoli, potrebbero essere anche datori di lavoro a caccia di impiegati leali e fedeli. In realtà, però, non siamo ancora a questo punto: negli studi condotti alla Cephos e alla No Lie MRI (che pure sperano di commercializzare a breve la loro macchina della verità) la tecnica ha dimostrato un'accuratezza dell'80-90 per cento. Ancora troppo bassa rispetto alla richiesta della Corte Suprema degli Stati Uniti, che è del 95 per cento.

http://dweb.repubblica.it/dweb/2007/05/12/attualita/attualita/079inc54879.html


Una bugia ripetuta più volte diventa una mezza verità così diceva il ministro della propaganda del nazismo Goebbels.

sabato 6 settembre 2008

I FORMAGGI...QUESTI SCONOSCIUTI !

Un imprenditore siciliano "riciclava" scarti di produzione . Tornavano sugli scaffali sotto forma di altri prodotti caseari.

Le indagini - ancora aperte - iniziano due anni fa.

A novembre del 2006 gli uomini della Guardia di Finanza di Cremona fermano un tir a Castelleone: dal cassone esce un odore nauseabondo. C'è del formaggio semilavorato, in evidente stato di putrefazione. Il carico è partito dalla Tradel di Casalbuttano ed è diretto alla Megal di Vicolungo (Novara).Le due aziende sono di Domenico Russo, 46 anni, originario di Partinico e residente a Oleggio.E' lui l'uomo chiave attorno al quale ruota l'inchiesta. Dalle intercettazioni riportate dal quotidiano "La Repubblica", emerge la totale assenza di scrupoli da parte degli indagati:


"La merce che stiamo lavorando, come tu sai, è totalmente scaduta... ", dice Luciano Bosio, il responsabile dello stabilimento della Tradel, al suo capo (Domenico Russo). Che gli risponde: "Saranno c...i suoi... " (delle aziende fornitrici, in questo caso Brescialat e Centrale del Latte di Firenze, ndr). Il formaggio comprato e messo in lavorazione è definito - senza mezzi termini - "merda". Ma non importa, "... perché se la merce ha dei difetti. .. io poi aggiusto, pulisco, metto a posto... questo rimane un discorso fra me e te... " (Russo a un imprenditore campano, si tratta la vendita di sottilette "scadute un anno e mezzo prima").


Nella perquisizione scattata ad opera della Guardia di Finanza, gli stessi militari non hanno creduto ai propri occhi. Erano stoccati formaggi ormai decomposti, mischiati ad escrementi di topo e materiali ferrosi.Nel magazzino di Casalbuttano c'erano pezzi scaduti nel 1980, formaggi avariati, interi stock di prodotti caseari comprati a basso costo dopo black out in altre aziende. Le adulterazioni denunciate sono infatti gravissime: si tratta di recupero di formaggi marci, ammuffiti, destinati allo smaltimento e invece reintrodotti nella catena alimentare e nel circuito commerciali sia in Italia che all'estero. "Tutto ciò - commenta Altroconsumo - a pochi chilometri dalla sede dell'Authority europea per la Sicurezza alimentare - EFSA, con sede a Parma. E con l'assegnazione dell'Expo del 2015 a Milano, dedicato alla cultura e alla sicurezza alimentare". Altroconsumo si costituira' immediatamente parte civile nei procedimenti penali aperti nei confronti dei responsabili delle adulterazioni.

http://www.worldmagazine.it/news-2379.html


Formaggi scaduti e avariati, con muffa e cacca di topo e vermi venivano fusi con l’ intero imballo di plastica o cartone per poi essere ricolati e rivenduti sotto forma di formaggio fuso o come formaggio da grattare.Da sempre i Formaggi Fusi, sono lo scarto di produzione , vengono fusi a caldo e addizionati di vari elementi tra cui, latte, panna siero, additivi vari come i polifosfati .Si comprano sotto forma di formaggini , fettine.Le ditte coinvolte acquistavano i formaggi scaduti da ditte del calibro di Kraft Galbani e Granarolo e un ‘altro centinaio di cui a oggi non si conoscono i nomi …Le stesse ditte ricompravano i formaggi “ rigenerati“ sotto forma di preparazione industriale e ci facevano poi sottilette, formaggio da grattare , i ripieni dei tortellini e immaginate quante altre preparazioni.


La complicità dell’ Asl di pertinenza che doveva effettuare i controlli è dimostrata.


Il ministero , tramite la voce dell' on. Francesca Martini, ci rassicurava sul fatto che alimentarsi con siffatti prodotti non nuoce alla salute. ( agi.it )
Chissà se se lo mangiano i ministri il formaggino spalmabile , come fanno i nostri malati negli ospedali.
Giusta pena per chi ha contribuito a questo scempio sarebbe che si mangiassero loro tutte le scorte della loro prelibata produzione !!


Moderate l' utilizzo di formaggi e selezionateli con cura !!





venerdì 5 settembre 2008

FELICETTI, UNA VITA PER GLI ANIMALI






Gianluca Felicetti, quarantacinque anni, vegetariano da ventisei, vegan negli ultimi cinque, ha iniziato a sedici anni a sostenere le iniziative animaliste nella LAV, la Lega Anti Vivisezione, in cui è stato ed è impegnato a vari livelli. Attualmente è il presidente dell’associazione e coordinatore dell’Intergruppo Parlamentare Animali che dal settembre 2002 raccoglie 62 deputati e senatori di tutti i gruppi, sensibili alle tematiche animaliste.
Il motto che ispira la sua vita? Una frase di Niklas Lumhann che calza perfettamente anche per gli animali ed il nostro portale:"Che diminuiscano le scorte di petrolio, i fiumi diventino caldi, i boschi muoiano… che tutto ciò avvenga o non avvenga in quanto stato di fatto solo fisico, chimico, o biologico, non produce alcuna risonanza sociale fino a quando su di esso non si comunichi".

E' stato ideatore ed autore di molteplici iniziative legali e legislative come, ad esempio, la proposta, poi diventata legge, di riconoscimento dell'obiezione di coscienza alla vivisezione, la proposta di riconoscimento dei diritti degli animali nella Costituzione e nella Carta per i diritti fondamentali dell'Unione Europea, del progetto di trasformazione dello Zoo di Roma nel 1995, del ricorso al TAR vinto nel 1997 per il diritto d'accesso alle informazioni del Ministero della Sanità riguardanti la sperimentazione sugli animali, della proposta poi diventata legge, ed attuata nel 2001, della presenza di un esperto animalista nelle Commissioni di revisione cinematografica, del varo del Decreto Legislativo n.146 sugli allevamenti di animali "da pelliccia", ingozzamento forzato di anatre ed oche, spiumatura di volatili vivi e alcune mutilazioni negli allevamenti intensivi.

Ha coordinato in Italia campagne europee come quelle per il divieto dei vitelli in box (1995-1996), delle galline ovaiole in gabbie di batteria (1998-1999), per l'abolizione dei test cosmetici sugli animali (1997-1999), per il cambiamento del Codice penale su maltrattamento ed uccisione di animali (2002).Nel giugno 2003 ha ricevuto dalla “Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals”, Gran Bretagna, il “Michael Kay Award” in “riconoscimento delle sue attività per il benessere degli animali in Europa”. Dal novembre 2003 è componente dell’Executive Committee di “Eurogroup for Animal Welfare” a Bruxelles.Dal 1998 è membro animalista del "Comitato per la bioetica veterinaria" dell'Ordine dei Medici Veterinari di Roma e provincia, dal 1999 della Commissione del Ministero della Salute per la protezione degli animali in allevamenti e macelli e dal febbraio 2004 della Commissione del Ministero della Salute sulla tutela degli animali d’affezione e la prevenzione del randagismo.

E' stato Consigliere del Sindaco di Roma sulle tematiche degli animali dal 1994 al 1998, Consigliere sullo stesso tema dei Ministri delle politiche agricole e forestali e delle politiche comunitarie dal giugno 2000 al maggio 2001, Consulente dal gennaio 2004 dell'Assessore all'Agricoltura e Ambiente della Provincia di Roma dove ha costituito il primo Ufficio Tutela Animali di un'Amministrazione provinciale.Nell'agosto 2002 è stato chiamato a far parte del Gruppo di lavoro del Consiglio Superiore di Sanità sulla "Tutela del benessere animale in allevamenti, trasporti e macellazione". Dal giugno 2001 è responsabile iniziative e leggi del portale internet animalieanimali.it e dell’omonima trasmissione settimanale di RaiTre condotta da Licia Colò.Nel 2004 e 2005 è stato docente sui diritti degli animali del Master di “Etologia applicata e benessere animale” della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Bologna e del Corso elettivo "Animali e scienza medica" della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di bologna.

Relatore in convegni nazionali ed internazionali sui diritti degli animali; docente in corsi di formazione quali, per esempio, quelli della Polizia Municipale di Roma, per guardie zoofile e presso l'Istituto Superiore di Sanità, l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana, l'Università di Roma "Tor Vergata" per corsi tenuti in collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche, per Vice Sovrintendenti del Corpo Forestale dello Stato.
Giornalista pubblicista dal 1986, cofondatore dell'Associazione Italiana Giornalisti Ambientalisti, ha collaborato con testate come "La Nuova Ecologia", "Oasis" con una rubrica fissa dal 1988 al 1991, "AAM Terranuova" e dal 1997 ha in corso una rubrica sul settimanale dei consumatori "Il Salvagente".

E' stato ideatore e coautore dei Rapporti LAV "Gli animali e gli italiani" nel 1995-1997-1999, della "Guida pratica Obiezione alla Vivisezione" nel 1994, de "La Tutela degli animali durante il trasporto" 1999 C.G. Edizioni Medico Scientifiche Torino: per lo stesso editore nel 2000 ha collaborato alla ideazione ed alla stesura de "Le procedure per una decisione clinica informata e responsabile. Il consenso informato in veterinaria", nel 2001 "L'uccisione degli animali. L'eutanasia", nel 2003 "La macellazione. L'uccisione degli animali a scopo alimentare", nel 2006 "I cani pericolosi come problema bioetico". Nel 2001 ha curato il capitolo sulla normativa nazionale ed europea in vigore in "Per un codice degli animali" Giuffrè Editore.Nel 2004 ha ideato e coordinato le edizioni delle Guide pratiche della Provincia di Roma “L’uomo è il miglior amico del cane?” e “Mici amici” ed ha curato il libro “Animali, non bestie. Tutelare i diritti, denunciare i maltrattamenti” per Edizioni Ambiente.

email: g.felicetti@animalieanimali.it
http://www.animalieanimali.it/curriculum-felicetti.asp




VALLE VEGAN