martedì 16 settembre 2008

SENTIMENTI E APPRENDIMENTI ANIMALI

ELEFANTI PITTORI




BALENA CHE PARLA





Prof.ssa Alessandra Graziottin

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano

Charlie e Josephine erano stati compagni inseparabili per 13 anni. Di fronte all’impietrita Josephine, Charlie venne ucciso a colpi di fucile dalla polizia che aveva cercato di catturarlo, con un atto di violenza che risultò poi del tutto immotivato. Josephine all’inizio restò immobile, senza un gemito. Poi, lentamente, si avvicinò al corpo di Charlie accasciato a terra, si piegò sulle ginocchia. Silenziosamente appoggiò la sua testa sul corpo morto di lui, coperto di sangue. Si piegò di più, con un gemito lungo che straziò il cuore dei presenti... Non si alzò più. In quindici minuti Josephine, sana e forte, era morta. Di crepacuore.

L’aspetto più singolare di questa storia amara, raccolta dal dottor George Engel, dell’Università di Rochester, studioso che si interessa di morti improvvise, e della loro comune fisiopatologia, negli uomini e negli animali, è che Charlie e Josephine erano due lama di uno zoo fuggiti durante una tempesta di neve.Un’eccezione, un caso singolare? No. L’osservazione attenta e affettuosa dei nostri amici animali, in circostanze anche meno drammatiche, ci svela verità che ci fa comodo non voler vedere.

La loro capacità di attaccamento, di amore, è forse pari alla nostra, anche se si esprime in modi diversi. Forse, per alcuni animali, è superiore. Il fatto che non parlino con linguaggio umano non significa che non abbiano emozioni, sentimenti profondi, tenerezza e dolcezza, e capacità di dedizione fino all’eroismo. Una qualità, quest’ultima, di assoluta evidenza nei nostri amici cani. Sono capaci di pensieri formulati in forma di immagini visive, olfattive, uditive, tattili e gustative, associate a emozioni, intuizioni e comportamenti.

La finezza e la complessità del loro mondo emotivo si esalta con l’amore, l’attenzione, l’interazione continua con qualche umano che li ami. Sentono le nostre emozioni, il nostro dolore, i nostri conflitti, le nostre ansie, la nostra gioia, che captano con antenne sottili, invisibili e potenti. E soffrono, più di quanto immaginiamo, non solo per ferite fisiche, ma anche emotive. Patiscono l’indifferenza, la crudeltà dell’assenza, la violenza gratuita. Soffrono l’abbandono, la separazione dai loro amici umani, specie d’estate.

Hanno una vera e propria depressione, e attacchi di panico, se il loro padrone li lascia soli d’estate. E possono morire, o lasciarsi morire, quando vengono abbandonati. Possono morire di crepacuore, proprio come noi. Il dolore acuto dell’abbandono, o della morte di un altro animale a loro caro, o la scomparsa di una persona amata, può causare un’impennata di adrenalina e una vasocostrizione coronarica così violenta da causare un infarto massivo e senza appello. Più spesso, l’abbandono li lascia in disperata attesa sulla strada dove sono stati abbandonati, fiduciosi ad attendere che il padrone ritorni, finché una macchina non li travolge.Liquidare l’abbandono con un cinico “Tanto è solo un cane”, oppure “E’ solo un gatto”, fa torto alla intelligenza e sensibilità dei nostri amici animali che ci amano con una dedizione assoluta, senza ombre e senza incertezze, sconosciuta a molti umani.

http://www.alessandragraziottin.it/articoli.php?EW_FATHER=1484&ART_TYPE=AQUOT&ANNO=2006&pageNo=ND

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