domenica 28 settembre 2008
AGOPUNTURA PER LA FERTILITA'
CIBI VEGETALI SALVAGUARDANO LA MASSA MUSCOLARE
Un nuovo studio dell'Agricultural Research Service (ARS), condotto da Bess Dawson-Hughes del Jean Mayer USDA Human Nutrition Research Center on Aging alla Tufts University in Boston, Massachussetts, suggerisce che i cibi vegetali sarebbero in grado anche di preservare la perdita di massa muscolare negli anziani di entrambi i sessi.
La tipica dieta occidentale pullula di proteine, cereali raffinati e altri cibi acidificanti. In generale, questo tipo di dieta produce tutti i giorni piccole quantità di scorie acide. Con l'invecchiamento si instaura uno stato di acidosi metabolica lentamente progressiva.
E l'acidosi, già nota per la sua azione di sottrazione di calcio dall'osso, sembra da questo studio essere anche in grado di provocare la perdita di tessuto muscolare.
I ricercatori hanno infatti riscontrato una correlazione positiva tra valori di massa magra (che rappresenta il muscolo) e diete relativamente ricche frutta e verdura, ad elevato contenuto di potassio e di residui alcalini, che sono potenzialmente in grado di contrastare l'acidosi*. Gli individui con la maggior escrezione urinaria di potassio presentavano i più elevati valori di massa magra.
Se si considera che il mantenimento della massa muscolare è importante nella prevenzione delle cadute, che nelle persone affette da osteoporosi sono la prima causa di frattura, appare chiaro come sia ancor più importante incentivare tra la popolazione anziana il consumo di frutta e verdura. Questi cibi, che sappiamo già essere protettivi per l'osso, in questo studio sono risultati in grado di ridurre indirettamente, attraverso il mantenimento della massa muscolare, anche il rischio di frattura, evento dalle gravi conseguenze per la qualità della vita, l'autosufficienza e la sopravvivenza stessa della persona anziana.
*Nota: I cibi possono essere distinti in acidificanti e alcalinizzanti sulla base delle scorie che producono all'interno dell'organismo, indipendentemente dal fatto che posseggano un gusto acido o meno: ad esempio, il succo di pompelmo, che ha un gusto acido, produce scorie alcaline.
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Societa' Scientifica di Nutrizione Vegetariana
http://www.scienzavegetariana.it/
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venerdì 26 settembre 2008
YOGURT: E' IMPORTANTE L'ETICHETTA
Secondo i nutrizionisti, è meglio preferire i prodotti a basso contenuto di grassi piuttosto che quelli che ne sono del tutto privi che potrebbero essere acquosi e acidi e contenere meno vitamine solubili nei grassi.
Dal punto divista nutrizionale, ciò che fa la differenza è la sopravvivenza dei batteri nel prodotto finito. Se i batteri riescono a sopravvivere al processo di pastorizzazione, dovremmo trovarli indicati tra gli ingredienti in etichetta subito dopo il latte. I più importanti (e anche quelli più pubblicizzati) sono il Lactobacilli e il Bifidobacteria considerati probiotici benefici soprattutto per il transito intestinale e il sistema immunitario.
Si aggiunge un po' di sale, si diluisce con un filo d'olio e si amalgama bene prima di condire l’insalata.
giovedì 25 settembre 2008
CURRY E CURCUMA: SPEZIE DELLE MERAVIGLIE
L'India è il primo produttore mondiale di curcuma; centro principale della produzione è Sangli, una città nel sud dell'India.Il suo ingrediente attivo è la curcumina che ha un sapore terroso, amaro, piccante ed estremamente volatile, mentre il colore si conserva nel tempo.Sangli, una città nel sud dello stato indiano del Maharashtra, è la più grande e più importante centro commerciale per la curcuma nell'Asia e forse e forse nel mondo intero.
Il nome zafferano delle Indie deriva dal fatto che dalla rizoma giallo della curcuma si ottengono la polvere di curcuma, una spezia molto usata nella gastronomia indiana e asiatica in generale, e la curcumina, sostanza gialla adoperata in tintoria e in chimica.I suoi rizomi vengono bolliti per parecchie ore e seccati in forni e dopo vengono schiacciati in una polvere giallo-arancio, comunemente utilizzata come una spezia, e come colorante di alimenti nel curry ed in genere nella cucina Sud asiatica.
La polvere di curcuma è uno degli ingredienti del masala cui da il colore giallo intenso e caratteristico. Il sapore della spezia è estremamente volatile, mentre il colore si conserva nel tempo.Nelle ricette la curcuma è spesso usata come colorante. Essa ha applicazione in bevande in lattina, prodotti da forno, prodotti lattiero-caseari, gelati, yogurt, , biscotti, popcorn, dolci, , cereali, salse, gelatine, ecc.
La curcuma (codificata come E100 quando viene utilizzata come additivo per alimenti) è usata per proteggere gli alimenti dal sole.In combinazione con annatto (E160b), la curcuma è stata utilizzata per colorare formaggio, yogurt, condimento per insalata, burro e margarina. La curcuma è anche utilizzata per dare un colore giallo ad alcune mostarde, brodo di pollo in scatola ed atri alimenti (spesso è un surrogato a buon mercato dello zafferano, rispetto al quale ha anche un sapore meno intenso).La curcuma è utilizzata largamente come una spezia nella cucina Indiana e dell'Asia meridionale.
La medicina Ayurvedica, ritiene che la curcuma sia dotata di molte proprietà medicinali e molti la usano in India come antisettico per tagli, scottature e contusioni. Medici della medicina Ayurvedica ritengono che contenga fluoride (la forma ridotta del fluoro), elemento essenziale per i denti.È ancherutilizzato anche come agente antibatterico.In alcune regioni dell'Asia è assunto come supplemento alimentare, utile per chi ha problemi di stomaco.
È popolare come tee ad Okinawa, Giappone..È attualmente sotto investigazione per l'utilizzo nella malattia di Alzheimer. cancro e disturbi del fegato.
La curcuma, è divenuta anche popolare come prodotto per combattere la depressione.Solo ultimamente gli scienziati occidentali, hanno riconosciuto le proprietà medicinali della curcuma.Solo nel 2006 sono stati indicizzati su U.S. National Library of Medicine duecentocinquantasei articoli sulla curcumina. Dal 2004 le vendite sono incrementate del 35% e il U.S. National Institute of Health dispose 4 studi clinici per studiare il trattamento con la curcumina per il tumore del pancreas, mieloma multiplo, la malattia di Alzheimer ed il tumore colon retto.Nel 2004 uno studio del UCLA Veterans Affairs, suggerì che la curcumina poteva inibire l'accumulazione di b-amiloide nel cervello di pazienti con malattia di Alzheimer e di sciogliere le placche esistenti. .Il Professor Gregory Cole, professore di medicina e neurologia al David Geffen School of Medicine at UCLA disse che
"La medicina tradizionale indiana ha utilizzato la curcuma per migliaia di anni, come un antiinfiammatorio sicuro, in una grande varietà di alimenti".
Un'altro studio effettuato nel 2004 alla Yale University utilizzò curcumina somministrata per via orale in topi omozigoti per i più comuni alleli implicati nella fibrosi cistica. Il trattamento con la curcumina ricreò un livello fisiologicamente rilevante di funzione proteica.
Sono stati dimostrati effetti antitumorali nel melanoma.
Nel 1995 ad alcuni ricercatori del Centro Medico dell'Università del Mississippi, fu rilasciato il brevetto USA n. 5.401.504 sull'uso della curcuma nella cura delle ferite. Il consiglio indiano per la ricerca scientifica ed industriale (CSIR) ha chiesto la revoca del brevetto, visto cha la curcuma stessa veniva utilizzata per questo fine da migliaia di anni. L'U.S. Ufficio brevetti ha quindi revocato lo stesso.
http://it.wikipedia.org/wiki/Curcuma_longa
SPAZIO ALLE SPEZIE
mercoledì 24 settembre 2008
LA VITAMINA D : FUNZIONE ANTITUMORALE
La doccia andrebbe fatto al mattino per liberare prima possibile la pelle dalle tossine eliminate durante il riposo notturno. Terminata la doccia o il bagno si procede ad un'altra pratica tipica, cioè il restare qualche tempo (1-2 minuti), con il corpo bagnato, davanti ad una qualsiasi fonte di luce (naturale o artificiale) e ripetere dei Mudra (gesti) e dei Mantra (vibrazioni acustiche).
Lo luce viene prismatizzata, nei suoi sette colori, dalle numerose gocce sulla pelle migliorando il funzionamento delle ghiandole sebacee e contribuendo alla produzione della vitamina D.
La vitamina D ha un significativo ruolo protettivo nei confronti dell’organismo, soprattutto in funzione antitumorale, dato che è coinvolta nei meccanismi di regolazione della crescita, della differenziazione e della morte cellulare . Una nuova ricerca ha riscontrato una associazione tra un gene coinvolto nel metabolismo della vitamina D e alcune forme di tumori della pelle. Pubblicato sull’ultimo numero della rivista “Cancer”, organo ufficiale dell’American Cancer Society, lo studio suggerisce che i soggetti con alcune varianti nel gene denominato BsmI hanno un rischio aumentato di insorgenza di melanoma. Come descritto in una vasta letteratura, la vitamina D ha un significativo ruolo protettivo nei confronti dell’organismo, soprattutto in funzione antitumorale, dal momento che tale sostanza è coinvolta nei meccanismi di regolazione della crescita, della differenziazione e della morte cellulare. Tale coinvolgimento è supportato dall’evidenza degli effetti dell’esposizione alla radiazione solare, che stimolando la produzione di vitamina D produce effetti antitumorali.
A livello molecolare, la vitamina D si lega a un recettore che si trova all’interno delle cellule. A causa delle differenze genetiche che si manifestano in questi recettori, si ritiene che diversi soggetti abbiano differenti livelli di attività della vitamina D nel proprio organismo.
Per questo motivo, alcuni individui possono essere naturalmente predisposti a raggiungere una maggior livello di protezione dai tumori veicolato dalla vitamina D. Tuttavia, i risultati degli studi non sono univoci su questo argomento, e finora non è stata effettuata una revisione esaustiva dei dati disponibili.
Per colmare questa lacuna, Simone Mocellin e Donato Nitti dell’Università di Padova, in Italia, hanno esaminato la ricerca esistente in materia analizzando in particolare l’associazione tra varianti comuni del recettore per la vitamina D e il rischio di melanoma. L’analisi ha rivelato una correlazione significativa tra il rischio di melanoma e il gene BsmI.
"Questi risultati stimolano ulteriori ricerche su questo argomento e supportano indirettamente l’ipotesi che l’esposizione al sole possa avere un effetto anti-melanoma tramite l’attivazione del sistema della vitamina D”, hanno concluso gli autori. (fc)
martedì 23 settembre 2008
BELLI E INTELLIGENTI. E' POSSIBILE?
Lo dovrebbero essere per legge….e così anche gli uomini….
Tutto bello …tutto in sintonia…..
Se il bene, il buono e il bello avesse il viso di un angelo
tutto sarebbe più semplice e perfetto…
Ambedue doti della natura,
ma l’intelligenza la si deve anche coltivare, non basta averla….
per certi versi, ma in maniera minore, vale anche per la bellezza….
Restando sulla donna,puramente a scopo esemplificativo….
Il problema è che il più delle volte la donna intelligente non la si vuole,
perché è meno manipolabile , induce soggezione all’uomo, entra in un ruolo che non corrisponde alla etichetta che le è stata appiccicata…..
Emblematico il caso di Marilyn Monroe…..amata si….ma ….post mortem….da viva da parte del pubblico e cinematografari, politici la si voleva bella e scema…..
Per molti uomini donna intelligente vuol dire ….disponibile….. L’intelligenza è quel quid in più che molti non possiedono….
Si può essere dotti, culturali ed eruditi ma non necessariamente intelligenti
L’intelligenza comprende
la conoscenza
immaginazione
ideazione
capacità di adattamento
capire, comprendere il mondo, le proprie e le altrui emozioni
valutare , valutazione spaziale e globale, logico matematica
mettersi in relazione con gli altri ma anche con se stessi
creatività, concedersi i tempi e gli spazi creativi,
l’arte del cercare dello scoprire,
intuizione,deduzione,
riflessione ed elaborazione dei fatti ,
saper ascoltare ed imparare da quell’ascolto senza essere solo un registratore,
proporre,
elasticità e duttilità mentale,
che discute ma che si mette anche in discussione….
emozionarsi non solo di se e per se ma anche degli altri,
stupirsi
curiosità,
modestia di imparare e di studiare,
sacrificarsi per raggiungere un obbiettivo
i tempi per fare le cose per noi e per gli altri,
concedersi il tempo,
gentilezza nell’esporre per aumentare l’impatto emotivo….
Il linguaggio quindi la capacità di mettersi in relazione
la memoria e l’intelligenza collettiva sono uno stimolo per l’intelligenza individuale…
QI è sempre un criterio valido per valutare l’intelligenza? F….aveva un QI basso, scartato alla visita di leva per insufficcienza mentale,era semplicemente lento per quel tipo di apprendimento… per quel test….Ora è un genio dei computer….
Siamo solo terra creta finchè qualcuno non ci soffia uno spirito divino ….
Siamo belli se nutriamo la nostra bellezza altrimenti si inaridisce,siamo intelligenti se nutriamo la nostra intelligenza altrimenti secchiamo…come un albero del deserto .
L'intelligenza si alimenta della lettura e dell’arte dell’osservare per compenetrarsi oltre che in noi stessi in quello che ci circonda ...
http://guide.dada.net/psicoterapia_ericksoniana/interventi/2007/09/308421.shtml
LA MATEMATICA CI AIUTA A DIVENTARE BELLI
lunedì 22 settembre 2008
BIMBO DI 3 ANNI SALVA LA MAMMA CHIAMANDO AL CELLULARE !!
Cellulari semplici per bambini e per anziani
Il cellulare per bambini di iCare ha la forma di un orsetto, e ogni zampina corrisponde a un numero di telefono. Ha anche un tastino SOS per chiamare 3 numeri in sequenza, per emergenze.
Il cellulare per anziani ha invece un unico bottone per chiamare i 3 numeri di emergenza. Assomiglia al famoso telesoccorso Beghelli (che con un solo tasto di un telecomando attiva la chiamata da telefono fisso a diversi numeri), ma è un cellulare (quindi utilizzabile fuori casa - salvo la difficoltà di sapere dove soccorrere l'anziano...) ed più semplice non richiedendo installazione (salvo l'ovvio problema della ricarica batterie).
Primofonino a ben vedere è molto simile a Mymo Phone, che nel 2004 era stato ritirato dal mercato nel Regno Unito, e nel 2005 in Francia.
In realtà veniva ancora venduto in barba alla legge nel 2005 in UK, sotto il nuovo nome di Owl o di Babymo.
Ora in Italia ci si riprova e lo si lancia come il telefonino "sicuro"...
Oltre all'orsetto di i-care, , altri cellulari per bambini, venduti all'estero, sono: Firefly, Tic Talk (in questo modello solo alcuni numeri sono ablilitati a chiamare, e non ha tastiera), i-kids.
I-kids, inglese, permette la localizzazione dei bambini via GPS, ed anche la tracciatura dei percorsi fatti dal bambino (registra un punto ogni 10 minuti per 12 ore al giorno, e mantiene la registrazione dell'ultimo mese), e lancia un allarme SMS quando il bambino esce da tre zone di sicurezza previste (casa, scuola, vicinato).
Wheriphone negli USA propone invece telefoni muniti di un sistema di localizzazione GPS, in tre versioni, destinate a persone che si vuol poter localizzzare: bambini, anziani, dipendenti di aziende. Tutti hanno un tasto per la chiamata rapida al 911 (il nostro 113).
Per anziani c'è Easy 5 che alcuni considerano anche per bambini.
Come ho già detto, mentre il cellulare per anziani può avere un suo senso, su quello per bambini, come sulla tracciatura GPS, ho molti dubbi, soprattutto legati al fatto che cerchiamo di rimediare con la tecnologia alla nostra assenza ...
Una fonte per questo articolo è stata la sezione cellulari di Alice, inoltre Gizmodo e Shinyshiny
giovedì 18 settembre 2008
GLI OGM SONO SERVITI
Il partito degli Ogm in Italia è sempre stato una minoranza, ma il vento sta cambiando.
La lobby trans Siamo alla vigilia di una rivoluzione. I piani biotech del centrodestra hanno alleati forti anche a Bruxelles, dove la Commissione europea si prepara ad aprire le porte ai mangimi transgenici, sfruttando una scorciatoia per evitare di affrontare una nuova legge (vedi box a pag. 49). Sono proprio i mangimi a rappresentare il cuore di questo business. Secondo Nomisma, in Italia il 90 per cento di mais e soia finisce ruminato o beccato. E i due, insieme al cotone e alla meno nota colza (da cui si ricava olio per frittura), rappresentano le quattro piante Ogm più diffuse nel mondo.
Un vero terreno di conquista per quelli di Assobiotec, fronte comune delle società di biotecnologia nel nostro Paese: "Mi auguro che il nuovo clima politico favorevole ci permetta, già dalla prossima stagione della semina, di avere in campo prodotti sperimentali, per poi procedere con la commercializzazione", rivela il direttore Leonardo Vingiani. Un affare d'oro, dato che - spiega - in soli due anni dall'ingresso nel mercato "potremmo assicurarci una fetta del 30 per cento".
Risale agli inizi di quest'anno uno dei loro ultimi affondi, un sondaggio commissionato a Demoskopea fra i maiscoltori lombardi. Dove si legge che il 67 per cento degli intervistati sarebbe disposto a coltivare Ogm 'se nel prossimo futuro la legge lo consentisse', e che la percentuale sale (al 74) sulla propensione alla sperimentazione. Più è grande il terreno che hanno da coltivare, più tendono a essere d'accordo. Ma questo non sorprende, visto che il mais, come la soia (in gergo, colture 'estensive'), vuole grandi spazi.
Largo alla scienza . Si spiega così quel solco che vede Confagricoltura da una parte, sempre più apertamente schierata in favore degli Ogm, e Coldiretti e Cia dall'altra. Una differenza di vedute, e di necessità, fra i relativamente pochi grandi coltivatori (come i maiscoltori del nord-est di Futuragra) che lamentano una produzione in calo e sognano i benefici della genetica, e i tantissimi piccini che curano il proprio orticello di nicchia e temono di vedere la proficua diversità dei prodotti italiani schiacciata da un'omologazione targata Ogm (vedi intervista a fianco).
Ecco allora che lo scontro si trasferisce sul piano della ricerca. Dove tanti scienziati ingrossano le fila del partito filo-Ogm. Molti di questi si trovano riuniti sotto le insegne del Sagri (Salute, Agricoltura, Ricerca): dall'Accademia delle Scienze alla Società di genetica agraria, dalla Società italiana di tossicologia all'associazione Galileo 2001, passando per la Fondazione Umberto Veronesi, l'associazione Luca Coscioni e la stessa Futuragra.
Per Defez il punto è che "le istituzioni hanno paura", e quel che ne risulta è "una legislazione ostile all'Europa", dove invece, spiega, è lecito coltivare per ragioni commerciali almeno una singola pianta Ogm, la famosa Mon810 ('figlia' della Monsanto). E mentre c'è chi progetta riso, grano e patate geneticamente modificate (e non solo un paio di geni per volta), c'è anche chi attribuisce al transgenico una funzione 'salvifica' nei confronti dei prodotti a rischio estinzione. Come Francesco Sala, docente di botanica a Milano e membro di Galileo 2001, che ribalta le paure sul rapporto fra Ogm e biodiversità: "L'Italia ha grande bisogno di Ogm proprio per salvaguardare i suoi prodotti tipici. Basti fare l'esempio del pomodoro San Marzano. Sta scomparendo per colpa dei nuovi parassiti che lo assalgono, e lo salveremo solo modificandolo geneticamente".
Semi benedetti Se Alcide Bertani, capo del dipartimento Agroalimentare del Cnr, chiede semplicemente "di non aver pregiudizi", gli scienziati di Cristiani per l'ambiente vanno oltre: "Non conosco docente cattolico di biotecnologie che sia sfavorevole", sostiene Antonio Gaspari, presidente dell'associazione e direttore del master in Scienze ambientali dell'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum (trascurando però le posizioni nettamente contrarie delle Acli e della Focsiv): "Negli Ogm la Santa Sede vede una grande opportunità: quella di fornire semi che non hanno bisogno di particolari trattamenti chimici a società agricole arretrate dove si vive con meno di due dollari al giorno". La posizione aperturista di una parte del Vaticano trova sponda politica ideale nell'Udc: "Se sono sicuri per i cittadini, e per di più possono alleviare il problema della fame nei paesi poveri, perché mai dovremmo essere contro?", gli fa eco Mauro Libé, responsabile Ambiente del partito di Casini. E così gli Ogm riescono a mettere insieme diavolo e acqua santa: in perfetto accordo coi politici cattolici stavolta troviamo i radicali che, attraverso l'associazione Luca Coscioni, sposano la questione al tema della libertà di ricerca scientifica.
Ogm delle libertà Il vero asso nella manica dei pro Ogm nei palazzi della politica si chiama Silvio Berlusconi. Prima e dopo le elezioni il premier si è detto assolutamente a favore dell'uso delle sementi modificate. In piena campagna elettorale aveva corteggiato Confagricoltura, assicurando un'apertura graduale. Posizione ribadita tre mesi dopo, con la postilla che si tratta di un elemento indispensabile per sconfiggere la fame nel mondo. D'altra parte tra le fila di Forza Italia prima, e del Pdl poi, Assobiotec ha sempre trovato più di una mano tesa. A cominciare da chi per anni è stato responsabile del settore, e ora è presidente della commissione Agricoltura del Senato, Paolo Scarpa Bonazza Buora. Uno dei fedelissimi del Cavaliere, a tal punto da replicare in scala lo schema del conflitto d'interessi: dalle parti di Portogruaro il senatore possiede un migliaio di ettari (che coltiva, manco a farlo a posta, a mais e soia). Eppure il premier qualche dissenso interno l'ha incontrato, soprattutto con An. Se infatti è riuscito a portare dalla sua i liberal, come il sottosegretario Adolfo Urso, si trova comunque a dover fiaccare la resistenza di Gianni Alemanno, che nei cinque anni al ministero delle Politiche agricole ha fatto muro contro il Frankenstein food.
E l'opposizione? L'Italia dei valori si disimpegna: su precisa domanda il partito di Antonio Di Pietro ha ammesso di non avere una linea. Nel Pd invece l'orientamento è quello di un no 'ragionato'. Francesco Ferrante degli ecodem, gli ambientalisti del Partito democratico, sostiene che "non c'è nessuna preclusione ideologica, ma solo la constatazione che non servono all'agricoltura italiana, che si basa sul biologico e sull'alta qualità". Linea condivisa da tutto il partito, Walter Veltroni in primis. Ad eccezione di due pezzi grossi. Il primo è il senatore Umberto Veronesi, che li ha ribattezzati 'organismi geneticamente migliorati'. Il secondo è Paolo De Castro, ex ministro prodiano delle Politiche agricole, che preparò nove protocolli per la sperimentazione stroncati dal suo collega verde Alfonso Pecoraro Scanio.
Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli
Fonte: espresso.repubblica.it
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Per chi fosse un po' a digiuno dell'argomento o si stesse imbevendo troppo della propaganda OGM fatta dai telegiornali, che vi fanno credere che dietro alle campagne anti-OGM ci siano solo vetusti conservatori contrari al progresso, vi segnalo questi link dove troverete brevi articoli che potranno spiegarvi cosa sono gli OGM e quali sono le ragioni del no a questi prodotti:
- http://parvatim.wordpress.com/2007/09/21/ecco-perche-dico-no-agli-ogm/
- http://www.associazionelatorre.com/volantini/2007_11_08_OGM.pdf
- http://www.liberidaogm.org/liberi/folder_file/Potere_dei_monopoli_sul_cibo.pdf
mercoledì 17 settembre 2008
CARE ,LOSCHE E TRISTI ACQUE IN BOTTIGLIA
Ipotizziamo quindi che il consumo annuo totale di combustibili fossili pro-capite di una persona che compri l'acqua in bottiglie di plastica sia di almeno di 8 litri di gasolio/benzina oltre gli 8 kg di petrolio.
GUERRA DELL'ACQUA
martedì 16 settembre 2008
SENTIMENTI E APPRENDIMENTI ANIMALI
BALENA CHE PARLA
Prof.ssa Alessandra Graziottin
Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano
Charlie e Josephine erano stati compagni inseparabili per 13 anni. Di fronte all’impietrita Josephine, Charlie venne ucciso a colpi di fucile dalla polizia che aveva cercato di catturarlo, con un atto di violenza che risultò poi del tutto immotivato. Josephine all’inizio restò immobile, senza un gemito. Poi, lentamente, si avvicinò al corpo di Charlie accasciato a terra, si piegò sulle ginocchia. Silenziosamente appoggiò la sua testa sul corpo morto di lui, coperto di sangue. Si piegò di più, con un gemito lungo che straziò il cuore dei presenti... Non si alzò più. In quindici minuti Josephine, sana e forte, era morta. Di crepacuore.
L’aspetto più singolare di questa storia amara, raccolta dal dottor George Engel, dell’Università di Rochester, studioso che si interessa di morti improvvise, e della loro comune fisiopatologia, negli uomini e negli animali, è che Charlie e Josephine erano due lama di uno zoo fuggiti durante una tempesta di neve.Un’eccezione, un caso singolare? No. L’osservazione attenta e affettuosa dei nostri amici animali, in circostanze anche meno drammatiche, ci svela verità che ci fa comodo non voler vedere.
La loro capacità di attaccamento, di amore, è forse pari alla nostra, anche se si esprime in modi diversi. Forse, per alcuni animali, è superiore. Il fatto che non parlino con linguaggio umano non significa che non abbiano emozioni, sentimenti profondi, tenerezza e dolcezza, e capacità di dedizione fino all’eroismo. Una qualità, quest’ultima, di assoluta evidenza nei nostri amici cani. Sono capaci di pensieri formulati in forma di immagini visive, olfattive, uditive, tattili e gustative, associate a emozioni, intuizioni e comportamenti.
La finezza e la complessità del loro mondo emotivo si esalta con l’amore, l’attenzione, l’interazione continua con qualche umano che li ami. Sentono le nostre emozioni, il nostro dolore, i nostri conflitti, le nostre ansie, la nostra gioia, che captano con antenne sottili, invisibili e potenti. E soffrono, più di quanto immaginiamo, non solo per ferite fisiche, ma anche emotive. Patiscono l’indifferenza, la crudeltà dell’assenza, la violenza gratuita. Soffrono l’abbandono, la separazione dai loro amici umani, specie d’estate.
Hanno una vera e propria depressione, e attacchi di panico, se il loro padrone li lascia soli d’estate. E possono morire, o lasciarsi morire, quando vengono abbandonati. Possono morire di crepacuore, proprio come noi. Il dolore acuto dell’abbandono, o della morte di un altro animale a loro caro, o la scomparsa di una persona amata, può causare un’impennata di adrenalina e una vasocostrizione coronarica così violenta da causare un infarto massivo e senza appello. Più spesso, l’abbandono li lascia in disperata attesa sulla strada dove sono stati abbandonati, fiduciosi ad attendere che il padrone ritorni, finché una macchina non li travolge.Liquidare l’abbandono con un cinico “Tanto è solo un cane”, oppure “E’ solo un gatto”, fa torto alla intelligenza e sensibilità dei nostri amici animali che ci amano con una dedizione assoluta, senza ombre e senza incertezze, sconosciuta a molti umani.
http://www.alessandragraziottin.it/articoli.php?EW_FATHER=1484&ART_TYPE=AQUOT&ANNO=2006&pageNo=ND
lunedì 15 settembre 2008
IL SUCCO DI BARBABIETOLA ABBASSA LA PRESSIONE SANGUIGNA
Dunque bere mezzo litro di succo di barbabietole al giorno potrebbe diminuire in modo significativo la pressione alta.Così come sarebbero di aiuto le bevande ricche di nitrati, rintracciabili nelle verdure a foglie verdi.
Potrebbe essere una rivoluzione nella cura degli ipertesi.
"La nostra ricerca suggerisce che bere succo di barbabietola o mangiare verdure ricche di nitrati è il modo più semplice per mantenere sano il proprio sistema cardiovascolare. Un modo per tenere sotto controllo, ogni giorno, il rischio di un aumento della pressione sanguigna".
Gli scienziati sono comunque prudenti e tengono a spiegare che non è ancora certo quale sia tra i vegetali quello più efficace come antiossidante o per abbassare la pressione del sangue. I risultati ottenuti finora dalle barbabietole sono incoraggianti ma la sperimentazione dovrà essere seguita da ulteriori approfondite ricerche.
Lo ione NO3- dei nitrati ed alcuni suoi sali ricoprono un'importanza fondamentale sia per la natura sia per l'uomo; esso è infatti indispensabile per il metabolismo vegetale, e quindi per il mantenimento di tutti gli ecosistemi. Inoltre è un ottimo fertilizzante, soprattutto quando è compreso nel nitrato d'ammonio NH4NO3, un suo sale, a causa dell'elevato contenuto d'azoto.
Nel secolo scorso il sale AgNO3, o nitrato d'argento, è stato adoperato per lo studio e la creazione dei primi apparecchi fotografici, ed è tuttora adoperato per saggiare la potabilità dell'acqua di rubinetto.
sabato 13 settembre 2008
TRUCCHI PER DIVENTARE SUPERINTELLIGENTI
Genio si nasce o si diventa? Tra le tante possibili risposte, ora i ricercatori dell’università di Cambridge sembrano confermare la convinzione di Thomas Edison (sì, quello della lampadina). Il quale sosteneva che il genio è fatto per il 99% di fatica e solo per l’1% di ispirazione. Come dire che una minima dose di talento è innata, scolpita nel dna.
Poi bisogna lavorarci su, e parecchio. Mozart, per esempio, suonava il violino già a tre anni, ma solo esercizi su esercizi e una ferrea disciplina hanno reso le sue composizioni immortali.
Einstein era uno studente mediocre e svogliato, poi individuò il settore della matematica che più lo appassionava e arrivò a formulare la teoria della relatività.
Tiger Woods ha imparato a usare la mazza da golf prima che a camminare, ma è stato il rigoroso allenamento a farne un campione.
Idem Michael Jordan: non sarebbe diventato quello che è senza gli interminabili pomeriggi di palleggi e tiri a canestro.
Per tutti loro la chiave del successo è lì, negli anni di pratica quasi maniacale, di ripetizione infinita del gesto. Dieci anni, per l’esattezza, quelli necessari per raggiungere la meta: la produzione di qualcosa di unico e irripetibile, il colpo di genio (vedi il decalogo sotto).
A sostenerlo, come dicevamo, è un gruppo di ricercatori dell’Università di Cambridge di cui fanno parte Anders Ericsson, Neil Charness, Paul J. Feltovich, Robert R. Hoffman, autori di The Cambridge Handbook of Expertise and Expert Performance (Cambridge Catalogue, $ 65).
In sostanza il libro - un mix di psicologia e scienze cognitive - riprende la teoria di Edison e la sviluppa. Riveduta, aggiornata e corretta, la formula della genialità versione 2007 è la seguente: 1% d’ispirazione, 29% di buona istruzione e 70% di duro lavoro e costanza. Diventare un genio dunque è un’impresa, non una dote innata.
Ma in pratica, come si fa? Lo abbiamo chiesto ad Anders Ericsson, uno degli autori.
Possibile apprendere l’how-to della genialità da un manuale?
In effetti spiegare come si produca un evento raro come il genio è piuttosto complicato. Ma ciò che è certo è che non è magia, né un dono che pochi eletti ricevono alla nascita. È solo lavoro, lavoro, lavoro.
Come accade che una persona superi tutte le altre, in un campo?
Succede per una concomitanza di elementi molto ben assemblati. Anzitutto alcuni fattori cruciali come l’educazione, l’istruzione, il supporto di famiglia e amici che si fondono e si integrano nel modo giusto. Ma ciò che fa la differenza è la capacità di sfruttare questa buona partenza focalizzando gli sforzi sull’obiettivo scelto, sulla disciplina in cui si vuole emergere. Poi concentrarsi solo su quella.
Ma quanto conta l’intelligenza? Quanto dev’essere alto il Q.I.?
Be’… Certo che l’intelligenza conta. Ma non così tanto. Chi si distingue e arriva a primeggiare in un certo campo non ha necessariamente un quoziente intellettivo elevatissimo o molto sopra la media. Al contrario. Diciamo che un buon Q. I. è un vantaggio, ma non fa la differenza. Non è di per sé un indice di genialità.
Allora che cosa fa la differenza?
Molti fattori, in verità. Tanto per cominciare, è essenziale avere un buon mentore, che saprà indirizzare la formazione verso la strada più giusta o innovativa. Dietro un grande talento spesso c’è un buon maestro.
Con una buona guida chiunque può diventare un genio?
La nostra ricerca mostra risultati estremamente incoraggianti: dati alla mano, risulta che chiunque, persino la persona più ordinaria, può fare grandi cose se ci si mette. Di più: cose straordinarie. Ognuno può arrivare dove vuole se lo desidera davvero. Ma si badi bene: chi riesce in genere ha investito cinque volte più tempo, sforzi ed energie rispetto a quanto dedicano gli altri allo stesso scopo. E non tutti per carattere sono portati al sacrificio. Ci vuole un’incredibile dose di tenacia.
Insomma vuol dire che tutti abbiamo queste potenzialità?
Tra i musicisti newyorkesi si fa una specie di giochino: «Scusi, come si arriva alla Carnegie Hall?». E la risposta è: «Con tanta pratica». Ecco: esercizio, lavoro e fatica. Questi sono gli ingredienti, neanche tanto segreti. Qualsiasi ricerca lo dimostra: chi eccelle non è migliore degli altri, ma ha lavorato più sodo, superandoli. Come il fisico Stephen Hawking, che fino a vent’anni era uno studentello come tanti. Solo quando ha iniziato a lavorare ossessivamente sull’origine dell’universo è arrivato a formulare la teoria del Big Bang e dei buchi neri.
Però bisogna mettere in conto una vita di sacrifici…
No. Non una vita. Alcuni anni. È quella che noi chiamiamo la regola dei dieci anni. Ovvero, sembra - in base ad analisi psico-cognitive che abbiamo svolto su campioni eterogenei di studenti - che l’arco di tempo perfetto per raggiungere l’eccellenza intellettiva sia la decade: l’investimento giusto per primeggiare in un qualsiasi settore dello scibile. La buona notizia, insomma, è che il genio si può costruire. Quella meno buona è che i lavori in corso durano almeno dieci anni
LE 10 REGOLE DEL TALENTO
1. Focalizzare il campo per cui si è portati.
2. Assicurarsi un’istruzione più che soddisfacente.
3. Non basarsi sul quoziente intellettivo: non è fondamentale.
4. Trovare qualcuno a cui ispirarsi: un insigne scrittore, un premio Nobel, un grande compositore, uno scienziato passato alla storia…
5. Cercare un tutor di fiducia con cui instaurare una relazione one-to-one, che possa seguire passo passo la formazione.
6. Allenare la memoria, se il campo scelto è il sapere, allenare i muscoli, se si vuole eccellere nello sport.
7. Qualunque sia il settore, esercitarsi ogni giorno con dedizione e rigore per molte ore.
8. Lavorare cinque volte più degli altri.
9. Forza, resistenza e tenacia sono indispensabili per superare gli ostacoli.
10. Pianificare la vita sapendo che per dieci anni non ci si potrà dedicare a nient’altro.
Aprile 2007
http://www.marieclaire.it/beauty/stare-bene/genius
venerdì 12 settembre 2008
LARGE HEDRON RAP - ESPERIMENTO GINEVRA
The Large Hadron Rap
Twenty-seven kilometers of tunnel under ground
Designed with mind to send protons around
A circle that crosses through Switzerland and France
Sixty nations contribute to scientific advance
Two beams of protons swing round, through the ring they ride
‘Til in the hearts of the detectors, they’re made to collide
And all that energy packed in such a tiny bit of room
Becomes mass, particles created from the vacuum
And then…
LHCb sees where the antimatter’s gone
ALICE looks at collisions of lead ions
CMS and ATLAS are two of a kind
They’re looking for whatever new particles they can find.
The LHC accelerates the protons and the lead
And the things that it discovers will rock you in the head.
We see asteroids and planets, stars galore
We know a black hole resides at each galaxy’s core
But even all that matter cannot explain
What holds all these stars together – something else remains
This dark matter interacts only through gravity
And how do you catch a particle there’s no way to see
Take it back to the conservation of energy
And the particles appear, clear as can be
You see particles flying, in jets they spray
But you notice there ain’t nothin’, goin’ the other way
You say, “My law has just been violated – it don’t make sense!
There’s gotta be another particle to make this balance.”
And it might be dark matter, and for first
Time we catch a glimpse of what must fill most of the known ‘Verse.
Because…
LHCb sees where the antimatter’s gone
ALICE looks at collisions of lead ions
CMS and ATLAS are two of a kind
They’re looking for whatever new particles they can find.
Antimatter is sort of like matter’s evil twin
Because except for charge and handedness of spin
They’re the same for a particle and its anti-self
But you can’t store an antiparticle on any shelf
Cuz when it meets its normal twin, they both annihilate
Matter turns to energy and then it dissipates
When matter is created from energy
Which is exactly what they’ll do in the LHC
You get matter and antimatter in equal parts
And they try to take that back to when the universe starts
The Big Bang – back when the matter all exploded
But the amount of antimatter was somehow eroded
Because when we look around we see that matter abounds
But antimatter’s nowhere to be found.That’s why…
LHCb sees where the antimatter’s gone
ALICE looks at collisions of lead ions
CMS and ATLAS are two of a kind
They’re looking for whatever new particles they can find.
The LHC accelerates the protons and the leadAnd the things that it discovers will rock you in the head.
The Higgs Boson – that’s the one that everybody talks about.
And it’s the one sure thing that this machine will sort out
If the Higgs exists, they ought to see it right away
And if it doesn’t, then the scientists will finally say“There is no Higgs!
We need new physics to account for why
Things have mass. Something in our Standard Model went awry.”
But the Higgs – I still haven’t said just what it does
They suppose that particles have mass because
There is this Higgs field that extends through all space
And some particles slow down while other particles race
Straight through like the photon – it has no mass
But something heavy like the top quark, it’s draggin’ its ***
And the Higgs is a boson that carries a forceAnd makes particles take orders from the field that is its source.They’ll detect it….
LHCb sees where the antimatter’s goneALICE looks at collisions of lead ions
CMS and ATLAS are two of a kind
They’re looking for whatever new particles they can find.
Now some of you may think that gravity is strong
Cuz when you fall off your bicycle it don’t take long
Until you hit the earth, and you say, “Dang, that hurt!”
But if you think that force is powerful, you’re wrong.
You see, gravity – it’s weaker than Weak
And the reason why is something many scientists seek
They think about dimensions – we just live in three
But maybe there are some others that are too small to see
It’s into these dimensions that gravity extends
Which makes it seem weaker, here on our end.
And these dimensions are “rolled up” – curled so tight
That they don’t affect you in your day to day life
But if you were as tiny as a graviton
You could enter these dimensions and go wandering on
And they'd find you...
When LHCb sees where the antimatter’s gone
ALICE looks at collisions of lead ionsCMS and ATLAS are two of a kind
They’re looking for whatever new particles they can find.
The LHC accelerates the protons and the lead
And the things that it discovers will rock you in the head.
NON SOLO FORMAGGIO AVARIATO...
- Irregolare etichettatura di partite di olio extravergine di oliva per illecito riferimento a denominazioni di origine; usurpazione, imitazione o evocazione di una denominazione protetta o del segno distintivo o del marchio nella designazione e presentazione di formaggi, sementi di mais risultate positive alla presenza di Ogm, irregolare etichettatura e presentazione di vini, sia comuni che di qualità registrata.
- Presenza di micotossine, salmonella e additivi e coloranti fuori le norme di legge.
- Circa 30 tonnellate di prodotti ittici sequestrate con etichette false riguardo l’origine, 200 chili di pesce azzurro congelato trasportato senza il rispetto delle norme della catena del freddo e 900 chili di mitili dichiarati a rischio per la salute pubblica. E ancora: pesce scongelato e venduto come fresco, prodotti venduti senza il rispetto delle minime norme igieniche: a contatto con la polvere e con i gas di scarico dei veicoli in transito.
Queste le irregolarità principali evidenziate dal Rapporto sull’attività del sistema di allerta per alimenti e mangimi nell’anno 2007 redatto dal Dipartimento per la Sanità pubblica veterinaria, la Nutrizione e la Sicurezza degli alimenti del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, attraverso le 2.933 notifiche pervenute dalla Commissione Europea, dagli uffici periferici e dagli Assessorati alla Sanità delle regioni.
12 settembre 2008
http://www.affaritaliani.it/cronache/italia-a-tavola120908.html
giovedì 11 settembre 2008
PESCE ALLA PLASTICA ? NO GRAZIE...
Spettacolo consueto sulle spiagge estive: lambito dalla risacca, un sacchetto di plastica ondeggia avanti e indietro sulla riva.
Sfiora le gambe di un bagnante, fa un breve volo e ricomincia il suo dondolio poco più in là.
Una mareggiata lo porterà altrove, dove scene simili si ripeteranno all'infinito, o quasi.
Nessuno lo può testimoniare, visto che ha cominciato a circolare solo all'inizio degli anni Settanta, ma pare che a sparire dalla natura una busta di nylon impieghi più di 400 anni.
A meno che un volenteroso non la tolga dal mare, la metta in un cestino per avviarla a sepoltura in discarica o a un più nobile processo di riciclo.
Non c'è dubbio che la plastica costituisca la maggior parte dei rifiuti solidi che finiscono in mare, il 60-70 per cento del totale nel Mediterraneo o di più secondo alcune stime. Ciò che colpisce è quanto poco si sappia del problema.
Perfino le associazioni ambientaliste non hanno dati sulle quantità di rifiuti che finiscono in acqua e sulle spiagge. Le stime sono imprecise, fatte su piccoli tratti di mare. Ma le rare osservazioni e gli studi specifici lasciano di stucco.
La Algalita research foundation, un'organizzazione californiana, ha segnalato tempo fa un'enorme chiazza di rifiuti di plastica, grande come il Texas (più di due volte l'Italia), che si estende nell'oceano Pacifico tra le isole Hawaii e la costa californiana.
Il volume complessivo di rifiuti, secondo Charles Moore, esperto della fondazione, è sei volte la quantità di plancton che vive nello stesso tratto di mare.
Qui si trovano ancora i resti di un carico di scarpe finito in mare nel 1990. Secondo le analisi di oceanografi della National oceanic and atmospheric administration (Noaa) i rifiuti, per il vortice formato dalle correnti, potrebbero rimanere concentrati lì per oltre 16 anni.
E non è un'eccezione.
«Nello Ionio, a sud della Sicilia, c'è un vortice in cui finiscono intrappolati i rifiuti marini. E i dati da satellite evidenziano vortici simili in altre parti degli oceani» spiega Stefano Aliani, ricercatore dell'Istituto di scienze marine del Cnr alla Spezia.
Nel 1992, durante una tempesta, è scivolato in mare da un mercantile in viaggio dalla Cina agli Usa un container con 30 mila giocattolini di plastica. Anatroccoli e tartarughe hanno fatto il giro del mondo, sono rimasti intrappolati nei ghiacci artici e sono per la maggior parte ancora in circolazione negli oceani. Gli esperti di oceanografia ne seguono gli spostamenti per studiare il giro delle correnti marine.
Trent'anni fa, la plastica era considerata solo brutta da vedere.
Il mare, si pensava, poteva accogliere qualunque spazzatura. «Negli anni Ottanta ci si è resi conto che così non è. Sono entrate in vigore le convenzioni internazionali che regolano lo scarico di rifiuti in mare, come il Marpol (Protocol to the International Convention for the Prevention of Pollution from Ships, Annex V).
Lo scarico al largo si è ridotto solo in parte, la plastica continua ad arrivare dalla terraferma» dice Aliani. E le navi scaricano in mare ogni anno 6,5 milioni di tonnellate di plastica.
Via via che sono cambiati i consumi, è cambiata anche la tipologia di ciò che finisce in mare. Nel 1985, la percentuale di buste di plastica tirate a bordo dai ricercatori dell'Istituto di scienze marine costiere del Cnr a Mazara del Vallo nelle campagne di osservazione era il 34,5 per cento; nel 1994 il 17,3.
In compenso, le bottiglie di plastica sono passate dal 3 al 15 per cento. Durante tre crociere oceanografiche tra Liguria e Corsica, Aliani ha tenuto il conto degli avvistamenti di rifiuti galleggianti, 14 per km quadrato nel '97, 4 nel 2000.
Improbabile che sia diminuita la plastica che finisce in mare. «Più verosimilmente, una mareggiata ha portato i rifiuti sulla spiaggia».
In acqua si trovano reti da pesca, mozziconi di sigaretta, pezzi di corda, bottiglie, buste, cannucce, polistirolo. Anche le isole più remote, da Tonga, nel Pacifico, alle Fiji, sono raggiunte dalla spazzatura.
I rifiuti di plastica arrivano perfino in Antartide. «Quello dei rifiuti in mare non è solo un problema estetico. I detriti possono provocare problemi alla pesca, rompendo le reti.
E certi tipi di rifiuti sono un danno per la biodiversità» dice Francesco Saverio Civili, coordinatore del programma d'azione per il Mediterraneo dell'agenzia ambientale delle Nazioni Unite.
Sono ancora poche le informazioni sull'impatto di questa forma di inquinamento sugli ecosistemi. «I rifiuti di plastica uccidono fino a 1 milione di uccelli marini, 100 mila mammiferi marini e una quantità immensa di pesci ogni anno» affermano le stime dell'associazione Marine conservation society.
Tartarughe, tonni e cetacei confondono i sacchetti con una loro fonte di cibo, le meduse, e ne rimangono soffocati. Oppure i detriti intasano lo stomaco e l'intestino degli animali, che non riescono più a nutrirsi.
Secondo uno studio, almeno 267 specie in tutto il mondo, tra cui l'86 per cento delle tartarughe marine, il 44 per cento degli uccelli e il 43 per cento dei mammiferi marini, sono danneggiate da questi rifiuti. Ma, probabilmente, osservano gli esperti delle associazioni ambientaliste, le stime sono pesantemente per difetto.
Un problema emergente è quello della plastica che non si vede. «Dov'è tutta la plastica?» è il titolo di un articolo pubblicato sulla rivista Science l'anno scorso.
Richard Thompson, ricercatore di ecologia marina dell'Università di Plymouth, ha raccolto sedimenti sulle spiagge e nell'acqua bassa di una ventina di località in Gran Bretagna. Li ha analizzati e ha scoperto che un terzo circa era composto da polimeri sintetici.
La plastica non si limita a deturpare le spiagge: sta diventando «le spiagge».
Anche se non è biodegradabile, l'azione continua del vento e delle onde è in grado di sminuzzare gli oggetti in frammenti sempre più minuscoli. Anche in alto mare, dicono le indagini di Thompson, i frammenti microscopici sono oggi tre volte di più che negli anni Sessanta. «Vermi di mare, conchiglie, molluschi li ingeriscono. Questi organismi sono il cibo dei pesci, che a loro volta sono il nostro cibo.
Non ci sono ancora dati per affermarlo con certezza, ma le sostanze tossiche della plastica ci potrebbero ritornare indietro attraverso la catena alimentare» dice Aliani.
E poi ci sono altre sorprese.
Uno studio appena pubblicato su Marine Biology informa che, a bordo di detriti di plastica grandi e piccoli, varie specie di organismi lasciano i territori natii e si spingono in terre inesplorate: piccolissimi crostacei tipici delle aree tropicali sono arrivati fino alle isole Shetland, probabilmente spostandosi sui rifiuti marini.
(ha collaborato Gianni Lannes)
- Fonte Panorama -
MICROVITA: ESPERIMENTO BIG BANG - ALLA RICERCA DELLA PARTICELLA DI DIO
La Teoria delle microvite crea un legame fra il mondo della percezione e quello della concezione: approfondendo le loro ricerche in questo senso, le varie discipline della fisica, della biologia e della matematica si fonderanno in un'unica scienza per comprendere la reale natura dell'universo.
"Ci sono entità che risiedono all'interno del mondo fisico e delle espressioni psichiche, che sono più piccole o più sottili degli atomi, elettroni o protoni e nel mondo psichico possono essere più sottili dell'ectoplasm. Per tali entità io uso il termine "microvitum". Questa microvitum, o microvita plurale, non è di ordine protoplasmatico e perciò hanno poco a che fare con le molecole di carbonio o gli atomi di carbonio, considerati come i punti di partenza della vita in questo universo. Quindi, nel mondo fisico, la posizione delle microvita è tra l'ectoplasma e l'elettrone, ma non possono essere considerati né di origine ectoplasmatica, né elettronica."
La pratica costante della meditazione e delle asanas (per il riequilibrio endocrino), rappresenta un sistema unico di espansione della mente. I livelli fisico, mentale e spirituale si avvicinano sempre di più ed in questa maniera la visione della realtà assume caratteri armonici.
http://www.microvita.org/
CERN: ANCHE SUORA A CACCIA DELLA ''PARTICELLA DI DIO'
ASCA) - Roma, 10 set - E' uno dei primi risultati che ci si aspetta dal nuovo mega-acceleratore di particelle del Cern di Ginevra che ha funzionato oggi a pieno regime per la prima volta: la conferma dell'esistenza di quella che e' stata ribattezzata ''la particella di Dio' (gli scienziati, piu' sobriamente, la chiamano ''bosone di Higgs', dal nome del fisico che per primo ne teorizzo' l'esistenza).
E nel progetto impegnato a scoprirla, lavora anche una suora, la domenicana suor Katarina Pajchel, fisico dell'universita' di Oslo, in Norvegia.
Il motivo di un soprannome cosi' altisonante per una particella subatomica sta nel fatto che il bosone di Higgs e' la chiave di volta del modello standard della fisica contemporanea: ''serve', per cosi' dire, a conferire una massa a tutte le altre particelle del modello.
Se la sua esistenza fosse confermata, con le caratteristiche che gli scienziati prevedono, tre delle quattro forze fondamentali che regolano la vita della natura sarebbero ricondotte sotto un'unica teoria scientifica e si sarebbe cosi' considerevolmente piu' vicini ad una ''teoria del tutto', in grado di spiegare il funzionamento dell'universo dall'infinitamente piccolo all'infinitamente grande.
''Ma - aggiunge suor Pajchel - speriamo anche di poter rispondere ad altre domande, ad esempio se esistono piu' di tre dimensioni nello spazio, o se possiamo meglio comprendere la piccola asimmetria tra materia e antimateria, che e' il motivo fondamentale per il quale esistiamo''.
Suor Pajchel ha spiegato al settimanale cattolico statunitense National Catholic Reporter che non c'e' nessuna contraddizione tra la sua fede e il suo lavoro scientifico.
''La nostra attuale comprensione dell'universo testimonia la potenza del pensiero, dell'immaginazione e della curiosita' umane.Grazie ad esse, ci viene offerto di dare un'occhiata al piano creativo di Dio''. Sono le stesse leggi della natura, aggiunge, a parlare di un ordine, di una creativita' e di una bellezza stupefacente nell'universo.Per quanto possano essere profonde le scoperte della scienza, suor Pajchel vede in esse non una minaccia ma ''una netta conferma dei veri misteri della fede, piu' chiara e piu' stimolante''.'
'Entrare in contatto con la sobrieta' della scienza - conclude - ci rende meno vulnerabili e piu' equilibrati nell'incontrare quei moderni movimenti religiosi, come la New Age.
asp/cam/bra
mercoledì 10 settembre 2008
LE PIANTE CHE AMANO LA MUSICA
E’ un fatto intuitivamente noto a tutte le persone sensibili: ogni forma di vita, animale o vegetale, vive meglio quando è circondata da amore, affetto, cura. Da qualche decennio alcuni studi innovativi hanno evidenziato nelle piante reazioni misurabili elettronicamente con oscillografi, a seguito di stimolazioni particolari (taglio di rami e foglie, ustioni ecc.).
In particolare gli studi di Clive Backster negli anni ‘60 negli Stati Uniti, e quelli di poco successivi di Hashimoto in Giappone, seguiti in Italia da Valerio Sanfo, hanno evidenziato una sensibilità enorme in quasi tutte le piante testate.
Sono state notate capacità di memorizzazione di fatti e persone (le piante mostravano paura al rivedere una persona che in loro presenza aveva distrutto un’altra pianta), una capacità di movimento (collegate a un dispositivo su ruote), quando non addirittura di scelta (collegate a dispositivi per l’innaffiamento o per l’illuminazione). Perchè allora non pensare che possano anche godere di una buona musica?
Certo le piante non hanno orecchie, ma siamo così sicuri, noi, di sentire la musica solo con le orecchie?
UNA MUSICA PER LE PIANTE
Esperimenti inglesi di qualche decennio fa, avevano constatato un incremento nella produzione di latte di vacche a cui veniva fatta ascoltare musica classica. Altrettanto era avvenuto con la produzione di galline ovaiole. Curiosamente però musiche poco armoniche o pezzi di rock duro, non avevano sortito alcun effetto. Come a dire: non tutta la musica trasmette vibrazioni positive. La musica che tocca il cuore, quindi, ha particolari caratteristiche: di ritmo, di armonia, di vibrazione. Ci piace credere che, a causa della profonda unità di tutti gli organismi viventi, una musica che tocchi nel profondo un uomo, sia in grado di toccare nel profondo anche una pianta, e viceversa.
Cosa c’è di più tranquillizzante del colore verde del fogliame? Nulla sembra simboleggiare di più la pace e la tranquillità, di una grande quercia o di un faggio. E la nodosa potenza di un ulivo o di un castagno, non trova pari in nessun altro simbolo. E quanta gioia di vivere in un Prunus, in un acero o in un glicine, appena mediata dal trasporto mistico di un cipresso, di una betulla o di un pioppo italico. Per non parlare della sensualità di una rosa, di un’orchidea o di un profumato giacinto. Le piante simboleggiano tutte le nostre doti migliori: forza interiore, tranquillità, spiritualità, sensualità, fantasia e gioia di vivere. Rappresentano il perfetto stato zen di spontaneità e di consapevolezza, desiderando solo ciò per cui esistono (bere, fare fotosintesi, nutrirsi, respirare, espandersi, riprodursi).
Ovvero tutto ciò che vorremmo essere e che non riusciamo a diventare. La pianta incarna in sè, senza fatica, il frutto profondo di ore e ore di meditazioni, di mesi di riflessione, di anni di preghiera, di decenni di psicoanalisi.
http://www.vivaioclorofilla.it/html/pane_malepianteascoltano.htm
martedì 9 settembre 2008
COSA SUCCEDE QUANDO DICIAMO LE BUGIE?
La parola agli psicologi ((:
t>
Due compagnie private americane - la Cephos e la No Lie MRI - stanno puntando su un tipo di tecnica, la risonanza magnetica funzionale, che misura le variazioni del flusso di sangue al cervello per individuare le aree cerebrali che si attivano durante lo svolgimento di un certo compito.
"Negli ultimi anni, questa tecnica è stata molto utilizzata per cercare di localizzare la sede cerebrale di varie funzioni cognitive. Così, per esempio, si è scoperto che quando diciamo una bugia il cervello lavora di più, attivando due aree in particolare: la corteccia frontale dorso-laterale e la corteccia cingolata anteriore", spiega Giuseppe Sartori, direttore del Master in Psicopatologia e Neuropsicologia Forense all'università di Padova.
Il gioco sembra facile: basta fare una domanda a un sospettato e guardare cosa accade nel suo cervello. Ad approfittarne, oltre a governi a caccia di terroristi e giudici a caccia di colpevoli, potrebbero essere anche datori di lavoro a caccia di impiegati leali e fedeli. In realtà, però, non siamo ancora a questo punto: negli studi condotti alla Cephos e alla No Lie MRI (che pure sperano di commercializzare a breve la loro macchina della verità) la tecnica ha dimostrato un'accuratezza dell'80-90 per cento. Ancora troppo bassa rispetto alla richiesta della Corte Suprema degli Stati Uniti, che è del 95 per cento.
http://dweb.repubblica.it/dweb/2007/05/12/attualita/attualita/079inc54879.html
Una bugia ripetuta più volte diventa una mezza verità così diceva il ministro della propaganda del nazismo Goebbels.
sabato 6 settembre 2008
I FORMAGGI...QUESTI SCONOSCIUTI !
Le indagini - ancora aperte - iniziano due anni fa.
A novembre del 2006 gli uomini della Guardia di Finanza di Cremona fermano un tir a Castelleone: dal cassone esce un odore nauseabondo. C'è del formaggio semilavorato, in evidente stato di putrefazione. Il carico è partito dalla Tradel di Casalbuttano ed è diretto alla Megal di Vicolungo (Novara).Le due aziende sono di Domenico Russo, 46 anni, originario di Partinico e residente a Oleggio.E' lui l'uomo chiave attorno al quale ruota l'inchiesta. Dalle intercettazioni riportate dal quotidiano "La Repubblica", emerge la totale assenza di scrupoli da parte degli indagati:
"La merce che stiamo lavorando, come tu sai, è totalmente scaduta... ", dice Luciano Bosio, il responsabile dello stabilimento della Tradel, al suo capo (Domenico Russo). Che gli risponde: "Saranno c...i suoi... " (delle aziende fornitrici, in questo caso Brescialat e Centrale del Latte di Firenze, ndr). Il formaggio comprato e messo in lavorazione è definito - senza mezzi termini - "merda". Ma non importa, "... perché se la merce ha dei difetti. .. io poi aggiusto, pulisco, metto a posto... questo rimane un discorso fra me e te... " (Russo a un imprenditore campano, si tratta la vendita di sottilette "scadute un anno e mezzo prima").
Nella perquisizione scattata ad opera della Guardia di Finanza, gli stessi militari non hanno creduto ai propri occhi. Erano stoccati formaggi ormai decomposti, mischiati ad escrementi di topo e materiali ferrosi.Nel magazzino di Casalbuttano c'erano pezzi scaduti nel 1980, formaggi avariati, interi stock di prodotti caseari comprati a basso costo dopo black out in altre aziende. Le adulterazioni denunciate sono infatti gravissime: si tratta di recupero di formaggi marci, ammuffiti, destinati allo smaltimento e invece reintrodotti nella catena alimentare e nel circuito commerciali sia in Italia che all'estero. "Tutto ciò - commenta Altroconsumo - a pochi chilometri dalla sede dell'Authority europea per la Sicurezza alimentare - EFSA, con sede a Parma. E con l'assegnazione dell'Expo del 2015 a Milano, dedicato alla cultura e alla sicurezza alimentare". Altroconsumo si costituira' immediatamente parte civile nei procedimenti penali aperti nei confronti dei responsabili delle adulterazioni.
http://www.worldmagazine.it/news-2379.html
Formaggi scaduti e avariati, con muffa e cacca di topo e vermi venivano fusi con l’ intero imballo di plastica o cartone per poi essere ricolati e rivenduti sotto forma di formaggio fuso o come formaggio da grattare.Da sempre i Formaggi Fusi, sono lo scarto di produzione , vengono fusi a caldo e addizionati di vari elementi tra cui, latte, panna siero, additivi vari come i polifosfati .Si comprano sotto forma di formaggini , fettine.Le ditte coinvolte acquistavano i formaggi scaduti da ditte del calibro di Kraft Galbani e Granarolo e un ‘altro centinaio di cui a oggi non si conoscono i nomi …Le stesse ditte ricompravano i formaggi “ rigenerati“ sotto forma di preparazione industriale e ci facevano poi sottilette, formaggio da grattare , i ripieni dei tortellini e immaginate quante altre preparazioni.
La complicità dell’ Asl di pertinenza che doveva effettuare i controlli è dimostrata.
Il ministero , tramite la voce dell' on. Francesca Martini, ci rassicurava sul fatto che alimentarsi con siffatti prodotti non nuoce alla salute. ( agi.it )
Chissà se se lo mangiano i ministri il formaggino spalmabile , come fanno i nostri malati negli ospedali.
Giusta pena per chi ha contribuito a questo scempio sarebbe che si mangiassero loro tutte le scorte della loro prelibata produzione !!
Moderate l' utilizzo di formaggi e selezionateli con cura !!
venerdì 5 settembre 2008
FELICETTI, UNA VITA PER GLI ANIMALI
Gianluca Felicetti, quarantacinque anni, vegetariano da ventisei, vegan negli ultimi cinque, ha iniziato a sedici anni a sostenere le iniziative animaliste nella LAV, la Lega Anti Vivisezione, in cui è stato ed è impegnato a vari livelli. Attualmente è il presidente dell’associazione e coordinatore dell’Intergruppo Parlamentare Animali che dal settembre 2002 raccoglie 62 deputati e senatori di tutti i gruppi, sensibili alle tematiche animaliste.
Il motto che ispira la sua vita? Una frase di Niklas Lumhann che calza perfettamente anche per gli animali ed il nostro portale:"Che diminuiscano le scorte di petrolio, i fiumi diventino caldi, i boschi muoiano… che tutto ciò avvenga o non avvenga in quanto stato di fatto solo fisico, chimico, o biologico, non produce alcuna risonanza sociale fino a quando su di esso non si comunichi".
E' stato ideatore ed autore di molteplici iniziative legali e legislative come, ad esempio, la proposta, poi diventata legge, di riconoscimento dell'obiezione di coscienza alla vivisezione, la proposta di riconoscimento dei diritti degli animali nella Costituzione e nella Carta per i diritti fondamentali dell'Unione Europea, del progetto di trasformazione dello Zoo di Roma nel 1995, del ricorso al TAR vinto nel 1997 per il diritto d'accesso alle informazioni del Ministero della Sanità riguardanti la sperimentazione sugli animali, della proposta poi diventata legge, ed attuata nel 2001, della presenza di un esperto animalista nelle Commissioni di revisione cinematografica, del varo del Decreto Legislativo n.146 sugli allevamenti di animali "da pelliccia", ingozzamento forzato di anatre ed oche, spiumatura di volatili vivi e alcune mutilazioni negli allevamenti intensivi.
Ha coordinato in Italia campagne europee come quelle per il divieto dei vitelli in box (1995-1996), delle galline ovaiole in gabbie di batteria (1998-1999), per l'abolizione dei test cosmetici sugli animali (1997-1999), per il cambiamento del Codice penale su maltrattamento ed uccisione di animali (2002).Nel giugno 2003 ha ricevuto dalla “Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals”, Gran Bretagna, il “Michael Kay Award” in “riconoscimento delle sue attività per il benessere degli animali in Europa”. Dal novembre 2003 è componente dell’Executive Committee di “Eurogroup for Animal Welfare” a Bruxelles.Dal 1998 è membro animalista del "Comitato per la bioetica veterinaria" dell'Ordine dei Medici Veterinari di Roma e provincia, dal 1999 della Commissione del Ministero della Salute per la protezione degli animali in allevamenti e macelli e dal febbraio 2004 della Commissione del Ministero della Salute sulla tutela degli animali d’affezione e la prevenzione del randagismo.
E' stato Consigliere del Sindaco di Roma sulle tematiche degli animali dal 1994 al 1998, Consigliere sullo stesso tema dei Ministri delle politiche agricole e forestali e delle politiche comunitarie dal giugno 2000 al maggio 2001, Consulente dal gennaio 2004 dell'Assessore all'Agricoltura e Ambiente della Provincia di Roma dove ha costituito il primo Ufficio Tutela Animali di un'Amministrazione provinciale.Nell'agosto 2002 è stato chiamato a far parte del Gruppo di lavoro del Consiglio Superiore di Sanità sulla "Tutela del benessere animale in allevamenti, trasporti e macellazione". Dal giugno 2001 è responsabile iniziative e leggi del portale internet animalieanimali.it e dell’omonima trasmissione settimanale di RaiTre condotta da Licia Colò.Nel 2004 e 2005 è stato docente sui diritti degli animali del Master di “Etologia applicata e benessere animale” della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Bologna e del Corso elettivo "Animali e scienza medica" della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di bologna.
Relatore in convegni nazionali ed internazionali sui diritti degli animali; docente in corsi di formazione quali, per esempio, quelli della Polizia Municipale di Roma, per guardie zoofile e presso l'Istituto Superiore di Sanità, l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana, l'Università di Roma "Tor Vergata" per corsi tenuti in collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche, per Vice Sovrintendenti del Corpo Forestale dello Stato.
Giornalista pubblicista dal 1986, cofondatore dell'Associazione Italiana Giornalisti Ambientalisti, ha collaborato con testate come "La Nuova Ecologia", "Oasis" con una rubrica fissa dal 1988 al 1991, "AAM Terranuova" e dal 1997 ha in corso una rubrica sul settimanale dei consumatori "Il Salvagente".
E' stato ideatore e coautore dei Rapporti LAV "Gli animali e gli italiani" nel 1995-1997-1999, della "Guida pratica Obiezione alla Vivisezione" nel 1994, de "La Tutela degli animali durante il trasporto" 1999 C.G. Edizioni Medico Scientifiche Torino: per lo stesso editore nel 2000 ha collaborato alla ideazione ed alla stesura de "Le procedure per una decisione clinica informata e responsabile. Il consenso informato in veterinaria", nel 2001 "L'uccisione degli animali. L'eutanasia", nel 2003 "La macellazione. L'uccisione degli animali a scopo alimentare", nel 2006 "I cani pericolosi come problema bioetico". Nel 2001 ha curato il capitolo sulla normativa nazionale ed europea in vigore in "Per un codice degli animali" Giuffrè Editore.Nel 2004 ha ideato e coordinato le edizioni delle Guide pratiche della Provincia di Roma “L’uomo è il miglior amico del cane?” e “Mici amici” ed ha curato il libro “Animali, non bestie. Tutelare i diritti, denunciare i maltrattamenti” per Edizioni Ambiente.
email: g.felicetti@animalieanimali.it
http://www.animalieanimali.it/curriculum-felicetti.asp
VALLE VEGAN