martedì 25 settembre 2012

ROB HOPKINS- LA RIVOLUZIONE DOLCE - PARMA 24/9/2012

Le città di transizione

(Transition Towns in inglese) rappresentano un movimento fondato in Irlanda a Kinsale e in Inghilterra a Totnes dall'ambientalista Rob Hopkins negli anni 2005 e 2006. L'obiettivo del progetto è di preparare le comunità ad affrontare la doppia sfida costituita dal sommarsi del riscaldamento globale e del picco del petrolio.
 Il movimento è attualmente in rapida crescita e conta centinaia di comunità affiliate in diversi paesi.[2] Storia Il concetto di transizione matura dal lavoro fatto da Rob Hopkins (esperto di permacultura) assieme agli studenti del Kinsale Further Education College, culminato in un saggio dal titolo Energy Descent Action Plan. Questo tratta di approcci multidisciplinari e creativi riguardo a produzione di energia, salute, educazione, economia e agricoltura, sotto forma di "road map" verso un futuro sostenibile per la Città. Uno degli studenti, Louise Rooney, ha poi ulteriormente sviluppato il concetto di città di transizione e lo ha presentato al Kinsale Town Council, il quale con una storica decisione ha adottato il piano e lavora oggi alla propria indipendenza energetica. L'idea è stata poi riformulata ed espansa nel settembre 2006 per la città nativa di Hopkins, Totnes, dove egli oggi vive.

L'iniziativa ha avuto rapida diffusione e, alla data del 4 aprile2012, si segnalano oltre 400 comunità riconosciute ufficialmente come Transition Towns in Regno Unito, Irlanda, Australia, Nuova Zelanda ed Italia.[2] L'appellativo "città" rappresenta in realtà comunità di diverse dimensioni, da piccoli villaggi (Kinsale) a distretti (Penwith) fino a vere e proprie città (Brixton). In Italia l'unica città di transizione riconosciuta ufficialmente è Monteveglio, in provincia di Bologna.[3] Caratteristiche del progetto Lo scopo principale del progetto è quello di elevare la consapevolezza rispetto a temi di insediamento sostenibile e preparare alla flessibilità richiesta dai mutamenti in corso. Le comunità sono incoraggiate a ricercare metodi per ridurre l'utilizzo di energia ed incrementare la propria autonomia a tutti i livelli.

Esempi di iniziative riguardano la creazione di orti comuni, riciclaggio di materie di scarto come materia prima per altre filiere produttive, o semplicemente la riparazione di vecchi oggetti non più funzionanti in luogo della loro dismissione come rifiuti.Sebbene gli obiettivi generali rimangano invariati, i metodi operativi utilizzati possono cambiare.
 Per esempio Totnes ha introdotto una propria moneta locale, il Totnes pound, che è spendibile nei negozi e presso le attività commerciali locali. Questo aiuta a ridurre le "food miles" (distanza percorsa dal cibo prima di essere consumato, causa di inquinamento e dispendio energetico) e supporta l'economia locale.
La stessa idea di moneta locale verrà introdotta in tre Transition Towns gallesi.

Fulcro del movimento delle Transition Town è l'idea che una vita senza petrolio può in realtà essere più godibile e soddisfacente dell'attuale. "Ragionando fuori dallo schema corrente, possiamo in realtà riconoscere che la fine dell'era di petrolio a basso costo è un'opportunità piuttosto che una minaccia, e possiamo progettare la futura era a bassa emissione di anidride cabonica come epoca fiorente, caratterizzata da flessibilità e abbondanza - un posto molto migliore in cui vivere dell'attuale epoca di consumo alienante basato sull'avidità, sulla guerra e sul mito di crescita infinita".

 Futuro del progetto
 Il numero di comunità coinvolte nel progetto è in costante crescita, con molte città prossime alla "ufficializzazione". Il movimento riceve sempre maggiore attenzione da parte dei media grazie alla propria rapida crescita.


 


ESPERIENZA A TOTNES 









Finalmente, dopo tanto attendere, è arrivato anche in italiano il "Manuale
Pratico della Transizione ", il testo scritto da Rob Hopkins, fondatore del
movimento delle Transition Town, una rete di comunità locali che si pone
l'obiettivo di realizzare in maniera morbida ed in forma proattiva le grandi
sfide che il picco del petrolio  ed i cambiamenti climatici impongono alla
nostra generazione: il passaggio dall'era dei combustibili fossili alla
civiltà post-petrolifera a ridotte emissioni di gas serra.
Alcune comunità ed iniziative pionieristiche di Transizione sono già attive
anche nel nostro paese grazie all'impegno di Transition Italia , il nodo
italiano del network internazionale del movimento della transizione. La
prima città di Transizione è stata Monteveglio  in provincia di Bologna dove
il coinvolgimento della comunità a tutti i livelli è così forte che
recentemente il consiglio comunale ha ufficialmente deliberato "la
fuoriuscita dal petrolio e dai combustibili fossili come politica
prioritaria di questa amministrazione".
Qualcuno si interrogherà con quale magica alchimia i "ragazzi" di Transition
Italia siano riusciti a convincere un'amministrazione locale a pronunciarsi
su un tema tanto importante quanto frequentemente sottaciuto quale quello
della dipendenza dal petrolio?
Questa è la domanda alla quale il "Manuale Pratico della Transizione " può
dare una risposta.
Nel testo viene descritto come avviare, passo dopo passo, la transizione
all'interno della vostra comunità, stimolandola a progettare ed a realizzare
concretamente un modello alternativo nella produzione dei beni primari, nei
consumi e negli stili di vita.
Grazie anche al resoconto delle esperienze già realizzate od in atto in
varie parti del mondo, avrete modo di leggere come è possibile trasformare,
con un approccio dal basso, ma scientifico e pragmatico, quelli che sembrano
un problemi insormontabili, in una grande opportunità per liberare
quest'epoca dalla schiavitù tossica e pericolosa delle fonti energetiche non
rinnovabili.
Incontrerete nella lettura parole curiose, rare od inconsuete come
resilienza,relocalizzazione, permacultura, open space tecnology. Ne
comprenderete appieno l'importante significato a tutto tondo e come siano
collegate alla sovranità alimentare, alle monete complementari ed ai
processi partecipativi dal basso nella gestione dei beni comuni e del
proprio futuro.
Imparerete come i principi della permacultura nella loro implementazione,
non solo in campo agricolo, permettono di avere rendimenti eccezionali con
un lavoro ridotto ed uno scarso impiego di energia e risorse.
Scoprirete che la relocalizzazione è la via per rendere più autosufficiente
e maggiormente vivibile la propria città tutelando la prosperità della sua
economia reale grazie alla ritrovata indipendenza dalla volatilità del
mercato globale, all'acquisizione di nuove competenze adatte alle esigenze
di scenari energetici in veloce cambiamento ed alla contemporanea riscoperta
delle utili tradizioni dimenticate della vostra comunità.
La transizione è un fenomeno contagioso: dopo la lettura di questo libro, ed
avendone esplorato i suoi mille aspetti, è quindi difficile che non ne
verrete coinvolti in prima persona diventandone anche voi partecipi e
promotori appassionati. 


Nessun commento: