Doveva venire a Parma già tempo fa, ma il vescovo "non mi voleva sentire e pose
il veto". Così Corrado Augias ha aspettato, e alla prima buona occasione -
giovedì 20 settembre, anniversario della Presa di Roma nel 1870 e la spallata al
potere temporale del Papa - torna nella città che gli aveva chiuso la porta in
faccia. È la sua personale "Presa di Parma", 142 anni dopo che i bersaglieri
sfondarono Porta Pia.
L'episodio lo racconta lo stesso giornalista,
invitato in città dalla Consulta per la laicità delle istituzioni e la Sinistra
studentesca universitaria. "Ero stato chiamato da un coraggioso parroco
cittadino - dice rivolto all'Aula dei filosofi gremita - ma da monsignor Enrico
Solmi è arrivato il veto. Riferite a Sua Eccellenza che ha sbagliato -
redarguisce - deve aprire le porte anche a chi non la pensa come lui, deve
ascoltare le voci dissenzienti e poi controbattere, obiettare, dire che abbiamo
torto. Ma chiuderci la porta in faccia è scorretto da un punto di vista civile e
religioso".
A nulla comunque è servito non expedit della diocesi
parmigiana. Il non conviene che Augias venga in città non ha funzionato. Stato
1, Chiesa 0. La sua lezione su laicità e religione cattolica parte con un
esempio a pennello. "È stato un comportamento non bello - insiste - ho ricevuto
una lunga lettera di scuse da parte Don Scaccaglia. Spero che il vescovo venga
informato".
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