Vampiri vegetariani? No, grazie!
di Suman Casini -www.seitangourmet.it
L’ultima invenzione di un mondo carnivoro restio a lasciare le sue cattive abitudini e aprire gli occhi sulla violenza e le conseguenze ambientali che mangiare la carne comporta sono i belli e dannati che ultimamente fanno impazzire gli adolescenti e non solo. I vampiri vegetariani o vampiriani, così definiti nei libri e nei film della saga Twilight e New Moon, nati dalla fantasia di menti non solo malate ma anche ignoranti, o forse in malafede. Le parole infatti hanno un significato preciso, e ricordiamo che alla voce vegetariano il dizionario della lingua italiana recita “chi si nutre di cibi dai quali è rigorosamente esclusa la carne”. Specificando poi l’etimologia della parola dall’inglese vegetarian, derivato da vegetable, che significa vegetale o anche verdure.
E siccome carne e sangue vanno di pari passo, come ha fatto allora l’autrice di Twilight a partorire un’idea tanto astrusa e contorta come quella dei vampiri vegetariani, chiamati così perché a differenza degli altri vampiri si cibano di sangue di animali invece che di sangue umano? Buoni i primi e malvagi i secondi. Come a dire che si può essere vegetariani mangiando gli animali o bevendo il loro sangue.
E qui il fantasy non c’entra, permettendo di creare regni e personaggi fuori dall’ordinario, c’entra invece motivare a ogni costo la scelta di cibarsi di animali, facendo dei vampiriani gli eroi positivi da consegnare al mito. Mescolando le carte come il più abile degli imbroglioni, speculando sulla sensibilità della gente e facendo passare il messaggio che mangiare gli animali è cosa buona.
C’entra anche una notevole dose di ignoranza e qualunquismo che fa di ogni erba un fascio, diffondendo una pseudocultura che travalica ogni limite e insulta non solo il buon senso ma anche l’etica, incrementando la mentalità dell’equivalenza e minando alla base il senso di discriminazione che rende l’essere umano degno di questo nome.
Non che i vampiri effettivi siano meglio, e qui il discorso sulla presa del darkness, del noir, dell’horror, della superstizione e della trasgressione sulla mente umana sarebbe molto vasto, introducendo una lettura capillare di una società malata e insoddisfatta che cerca nell’evasione sempre più adrenalinica e out limits la soddisfazione dei propri desideri e delle pulsioni più basse. Non a caso un’onda sempre più trasgressiva travolge gli adolescenti e il popolo di internet, identificandosi nei modelli dark e nei disvalori propagati dai media e dando vita a fenomeni emulativi preoccupanti di vario tipo, abuso di droghe e di sesso, violenza e annichilimento culturale in prima fila. Che insieme alle maree montanti del gossip e del voyerismo, gli scandali fantapolitici, la corruzione imperversante ogni dove, e il vuoto assoluto della maggior parte dei programmi televisivi e dei film, per non parlare di YouTube, fanno dei media la scuola dell’indecenza, tendendo a trasformare un popolo di santi, poeti e navigatori in un popolo di allocchi, ignoranti, pervertiti, pettegoli e guardoni. In realtà però i vampiriani erano già apparsi in un cartoon giapponese del 2001 diffuso anche in Italia, aprendo la strada ai pallidi eroi di New Moon. E vien da chiedersi il perchè di questa ripetuta associazione vampiresca con il vegetarianesimo. Che qualcosa stia cambiando nel mondo e qualcuno tema questo cambiamento?
Un modo semplice per capire le vere motivazioni dietro a ciò che è apparentemente incomprensibile è chiedersi sempre cui prodest. A chi giova? Chi può trarre vantaggio da questa assurda associazione? Qual è il tornaconto nel creare modelli così aberranti da sembrare dei paradossi, contrapponendoli a una realtà molto più cruenta e malvagia come quella dei vampiri ortodossi, tanto da far sembrare i vampiriani una soluzione accettabile? Il male minore che a confronto di un male molto maggiore appare bontà.
Anche la risposta è semplice. Le strategie occulte per diffondere e impiantare idee e comportamenti nelle mente umana sono tante, cosa di meglio allora per condizionare le generazioni future che far passare messaggi subliminali attraverso gli eroi dei film e dei cartoni animati, inculcando contenuti precisi tramite immagini emotivamente accattivanti destinate a lasciare un segno, garantendo così la perpetuazione di una società carnivora basata sulla violenza e l’ignoranza dei valori umani? Perchè non si può proprio definire umano un essere che uccide per soddisfare il proprio gusto malato e mangia cadaveri di animali cibandosi di carne in putrefazione. Anche se i sensi non sono in grado di percepirlo non significa infatti che il processo di putrefazione non sia già in atto, cominciando al momento stesso della morte dell’animale. Qualcosa che tutti possono chiaramente capire e intuire e solo l’opportunismo può motivare, oltre a una buona dose di crudezza e indifferenza.
Gli avvoltoi sono per natura attratti dai cadaveri, tanto da chiamarli gli spazzini del mondo, ma per un essere umano un cadavere è ripugnante. Ripugnano il suo aspetto e il suo odore, l’idea che di lì a poco si riempirà di vermi, e per accettarlo c’è bisogno che qualcuno uccida l’animale e lo faccia a pezzi per conto terzi ritardando la sua sua decomposizione con ogni mezzo, rendendo così l’impatto meno offensivo e la sua carne fruibile come alimento. A parte ovviamente gli irriducibili sostenitori della caccia la cui perversione arriva anche a uccidere solo per il gusto di uccidere. Loro sì veri vampiri in libertà in pieno terzo millennio, con tanto di patentino rilasciato dalle autorità competenti.
Shelley diceva che “si dovrebbe imporre una prova decisiva ai sostenitori della dieta carnivora: fargli strappare con i denti, come dice Plutarco, le carni di un agnello vivo, fargli affondare la testa nei suoi organi vitali, fargliene bere il sangue... se supereranno tale prova allora saranno coerenti con la loro teoria”. E Pitagora invece affermava che “coloro che uccidono gli animali per cibarsene saranno più inclini a torturare e uccidere i loro simili". Idea ripresa da Mordysnky con queste parole: “Gli uomini fanno agli animali ciò che sono capaci di fare ai propri simili: gli allevamenti di bestiame e i macelli sono il prototipo dei campi di concentramento, così come c’è analogia tra l’uso degli insetticidi e le armi chimiche, e via dicendo".
Tanti illustri vegetariani del passato hanno espresso il loro pensiero lasciandoci massime che sintetizzano bene una visione del mondo più illuminata e sensibile, nella speranza di un futuro migliore. Alcuni inneggiando alla vita, come Albert Schweitzer: “Io sono una vita che vuole vivere, circondato da altre vite che vogliono vivere”, e altri aiutandoci a comprendere l’assoluta mancanza di consapevolezza e empatia dei carnivori e il loro degrado. Come Alphonse de Lamartine, quando afferma che “La differenza tra la crudeltà verso l’uomo e la crudeltà verso gli animali è una differenza di grado e non di tipo. Se applichiamo anche agli animali.... la legge del dovere e della compassione, contribuiamo nello stesso momento a migliorare i nostri simili [...] Uccidere gli animali per nutrirsi delle loro carni e del loro sangue è una delle più deplorevoli e vergognose infermità della condizione umana".
E alle loro parole si aggiungono quelle di George Bernard Shaw che fa espressamente appello alla coscienza e al risveglio umano, vedendo nell’atto del cibarsi di carne la radice di un male infido e dilagante, la crudeltà che genera e motiva ogni tipo di violenza e di guerra.
“Noi siamo le tombe viventi di bestie assassinate macellate per soddisfare i nostri appetiti, e nei nostri banchetti non ci fermiamo mai a domandare se gli animali, come gli uomini, possono in qualche modo avere dei diritti. Preghiamo la domenica perché una luce guidi i nostri passi sul nostro cammino. Siamo nauseati dalla guerra, non desideriamo combattere. Il pensiero della guerra riempie di spavento i nostri cuori, eppure ci rimpianziamo di cadaveri. Simili a corvi viviamo e ci nutriamo di carne, indifferenti alla sofferenza e al dolore causato così facendo. Se per sport o per profitto trattiamo così animali privi di difesa, come possiamo sperare di conseguire la pace di cui diciamo essere tanto ansiosi? Preghiamo Dio per la pace su ecatombi di esseri massacrati, oltraggiando la legge morale. Così, la crudeltà genera la sua progenie: la guerra”.
Nel mangiare la carne c’è una concatenazione di cause-effetti a molti livelli individuali e sociali, di etica ignorata e responsabilità omesse, di interessi di pochi da sostenere a ogni costo con ignoranza e egoismo a discapito di molti, di priorità eluse e indifferenza profonda ai problemi del mondo, il 50% dei quali sarebbero risolti se la popolazione mondiale diventasse vegetariana. E c’è soprattutto la connivenza con il male, perché di questo semplicemente si tratta. Un proverbio popolare dice che “non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire”, ma con una buona dose di ottimismo preferiamo pensare che sempre più carnivori presto si renderanno conto della contraddizione in cui vivono, dell’energia di morte di cui si nutrono, dell’immenso dolore che il loro egoismo genera, del disastro ambientale che sostengono, del grande contributo dato a perpetuare la fame nel mondo, e che una società sana e evoluta, composta da esseri umani sani e evoluti non può essere basata sulla morte ma sulla vita.
Sempre nell’ambito vampiresco qualche voce autentica controcorrente si è levata proponendo la trasformazione radicale di questa figura nell’immaginario collettivo, come nel libro per bambini di Gudrun Pausewang che racconta la storia di Basilio, un vampiretto pacioccone che mangia solo spinaci, carote e zucchine, cacciato di casa dai genitori proprio perché vegetariano.
Ma tornando ai vampiriani, il paradosso assoluto sarebbe se come sembra Stephenie Meyer, l’autrice della saga, fosse davvero vegetariana, e per qualche oscuro motivo avesse voluto aggiungere questa caratteristica distorta ai personaggi nati dalla sua fantasia. Come ha potuto farsi portavoce della “benefica ideologia” della famiglia Culler, succhiatori di sangue animale e alleati degli umani nella lotta contro il male? Qualcosa che va ben oltre il compromesso e anche a distanza puzza di speculazione e opportunismo, spacciando per buono ciò che buono non è e non potrà mai essere.
Da qualunque punto di vista si guardi il suo teorema quindi non regge e va in mille pezzi. Non si può essere vegetariani e bere il sangue degli animali o mangiarne la carne, non si possono confondere così le carte in nome di chissà cosa, senza alcun tipo di consapevolezza, rispetto e discriminazione. E non si può in nome del fantasy e del dio denaro introdurre modelli aberranti da inculcare nei giovani a suon di belle immagini, languidi sguardi, atmosfere avvolgenti e storie d’amore intriganti, speculando sulle emozioni e sui sentimenti.
I principi, l’etica e la coerenza non sono un’opinione, qualcosa da barattare o annacquare a piacimento facendo finta di niente e aprendo la strada al qualunquismo, padre di molti mali. La invitiamo quindi a riflettere sulle sue responsabilità nei confronti del mondo e dei suoi numerosissimi fan con le parole di Tolstòj: “Mangiare carne è semplicemente immorale, poichè comporta un’azione che è contraria al sentimento morale, quella di uccidere. Uccidendo, l’uomo sopprime anche in sé stesso le più alte capacità spirituali, l’amore e la compassione per altre creature viventi, e sopprimendo questi sentimenti diventa crudele”.
Suman Casini - www.seitangourmet.it
Ricevuto e postato su LiberaMenteServo: domenica 20 giugno 2010
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