Era una mattinata movimentata, quando un anziano
gentiluomo di un'ottantina di anni arrivò per farsi
rimuovere dei punti da una ferita al pollice.
Disse che aveva molta fretta perché aveva un
appuntamento alle 9:00.
Rilevai la pressione e lo feci sedere,
sapendo che sarebbe passata oltre
un'ora prima che qualcuno potesse vederlo.
Lo vedevo guardare continuamente il suo orologio e decisi,
dal momento che non avevo impegni con altri pazienti, che
mi sarei occupato io della ferita.
Ad un primo esame, la ferita sembrava
guarita: andai a prendere gli
strumenti necessari per rimuovere la
sutura e rimedicargli la ferita.
Mentre mi prendevo cura di lui, gli
chiesi se per caso avesse un altro
appuntamento medico dato che aveva
tanta fretta.
L'anziano signore mi rispose che doveva andare alla
casa di cura per far colazione con sua moglie.
Mi informai della sua salute e lui mi raccontò
che era affetta da tempo dall'Alzheimer.
Gli chiesi se per caso la moglie si preoccupasse
nel caso facesse un po' tardi.
Lui mi rispose che lei non lo riconosceva già da 5 anni.
Ne fui sorpreso, e gli chiesi 'E va ancora ogni mattina
a trovarla anche se non sa chi é lei'?
L'uomo sorrise e mi batté la mano sulla spalla
dicendo: ''Lei non sa chi sono, ma io so ancora
perfettamente chi é lei'
Dovetti trattenere le lacrime...
Avevo la pelle d'oca e pensai:
'Questo é il genere di amore che voglio nella mia vita'.
Il vero amore non é né fisico né romantico.
Il vero amore é l'accettazione di
tutto ciò che é, é stato, sarà e non sarà.
Le persone più felici non sono necessariamente
coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che
traggono il meglio da ciò che hanno.
La vita non é una questione di come sopravvivere alla
tempesta, ma di come danzare nella pioggia...
UN COLORANTE CURERA' L'ALZHEIMER
Nuovo farmaco scoperto in Scozia: fermerebbe la progressione della malattia
MATTIA B. BAGNOLI
LONDRA
Nella battaglia contro l’Alzheimer la Gran Bretagna segna un punto importante. La nuova speranza per i malati affetti dalla sindrome di demenza acuta si chiama Rember, una rivoluzionaria medicina messa a punto dalla TauRx Therapeutics e testata dai ricercatori dell’università di Aberdeen, Scozia. Presentata a Chicago nell’ambito della Conferenza Internazionale sull’Alzheimer, la sostanza - provata su 321 pazienti - ha dimostrato, paragonata ad altri trattamenti, di poter ridurre di oltre 80 punti percentuali la progressione della malattia.
Nonostante la terapia messa appunto dagli scienziati britannici non faccia regredire il male ma lo stabilizzi, «Rember» appare come la scoperta più importante dal 1907, anno in cui lo psichiatra tedesco Alois Alzheimer individuò il morbo che porta il suo nome. Se i test necessari a rendere commerciabile la «pillola delle meraviglie» avranno successo, Rember potrebbe raggiungere il mercato già nel 2012. «È la prima volta che una medicina si dimostra effettivamente capace di migliorare la condizione di chi è affetto da questa malattia», ha commentato il dottor Clive Ballard, ricercatore capo dell’Alzheimer Society.
«È un risultato senza precedenti - ha spiegato Claude Wischik, l’autore della scoperta e co-fondatore della TauRx Therapeutics -. Siamo stati capaci di dimostrare che è possibile arrestare la progressione della malattia agendo sugli aggregati proteici responsabili della degenerazione cellulare». Il trattamento sviluppato da Wischik attacca direttamente la proteina Tau, la responsabile dei vuoti di memoria cronici che caratterizzano la malattia. E come spesso accaduto nelle invenzioni, Rember è stata scoperta per caso.
Il principio attivo che sta alla base del medicinale, la metiltionina cloruro, è normalmente usato come colorante chimico. Il professor Wischik, però, si è reso conto che distrugge la proteina Tau versandone qualche goccia, in modo accidentale, in un campione su cui stava lavorando. Da qui l’idea di usarla per sconfiggere l’Alzheimer. «Abbiamo compiuto delle analisi - ha spiegato Wischik - sugli effetti della medicina a 24 settimane dall’inizio della terapia e a 50 settimane: i risultati sono due volte e mezzo migliori di quelli ottenuti da altri trattamenti».
I ricercatori stanno già cercando di capire se Rember può anche prevenire, oltre che curare, la malattia. La svolta, dunque, c’è, è significativa, ma potrebbe essere troppo presto per cantare vittoria: la sperimentazione, infatti, è stata condotta su pazienti affetti da Alzheimer a un livello «moderato». Non ci sono quindi dati disponibili per capire se anche i malati in stato avanzato potranno beneficiare della medicina. «Nei test preliminari Rember ha ridotto la riduzione di pressione sanguigna in quelle parti del cervello che sono importanti per la memoria - ha sottolineato Rebecca Wood, direttrice dell’Alzheimer Research Trust, l’associazione britannica che raccoglie i fondi per la ricerca sulla malattia -.
Ora abbiamo bisogno di nuovi controlli per accertare che non ci siano effetti collaterali». Wood ha però sottolineato come la sperimentazione sia stata finanziata da una casa farmaceutica. Come dire: una sconfitta del pubblico nei confronti del privato.Con tutti i se e i ma del caso, Rember funziona e chi ha fatto da cavia oggi ringrazia. A Jimmy Hardie, 72 anni, l’Alzheimer venne diagnosticato tre anni fa: buchi di memoria, repentini cambi d’umore, incapacità di gestire le azioni quotidiane. «Ora riesce a pianificare la sua giornata, e se va nel casotto degli attrezzi per qualche lavoretto non ha più bisogno di chiedere aiuto e si ricorda cosa deve fare», ha spiegato la moglie Dorothy, 69 anni ed ex infermiera.
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/scienza/grubrica.asp?ID_blog=38&ID_articolo=868&ID_sezione=243&sezione=News
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