martedì 14 agosto 2012

SAREMO SOMMERSI...SIAMO AL PUNTO DI NON RITORNO !!

La Nasa ha pubblicato una nuova immagine  che mostra le rilevazioni satellitari sullo scioglimento dei ghiacci in Groenlandia nella prima metà di luglio, definendo il risultato «senza precedenti». Per alcuni giorni lo strato di ghiaccio che ricopre la grande isola si è sciolto a ritmi mai osservati negli ultimi trent’anni di dati raccolti con i satelliti. Quasi tutta la copertura di ghiaccio della Groenlandia, dalle costiere dove il ghiaccio è più sottile fino alle aree centrali, dove il ghiaccio è spesso oltre due chilometri, è stato interessato dallo scioglimento. Le misurazioni sono state effettuate da tre satelliti indipendenti e analizzate dagli scienziati della Nasa e da diverse università.





FUSIONE - In media in estate, circa la metà della superficie della calotta glaciale della Groenlandia dà segni di scioglimento, un fenomeno naturale. Ad altitudini elevate, la maggior parte dell’acqua di fusione si ricongela rapidamente sul posto. Vicino alla costa, una parte di acqua di fusione è trattenuta dalla coltre di ghiaccio e il resto si perde verso l’oceano. Ma quest’anno il grado di fusione del ghiaccio in corrispondenza o in prossimità della superficie è aumentato drammaticamente. I dati satellitari denunciano che le piattaforme di ghiaccio della Groenlandia si stanno pericolosamente assottigliando. I ricercatori non hanno ancora stabilito se questo ampio evento di fusione avrà un effetto sul volume complessivo della perdita di ghiaccio di questa estate e se contribuirà all’innalzamento del livello del mare.
IN FOTO - L’immagine pubblicata sul sito della Nasa mostra l’estensione del fenomeno tra l’8 e il 12 luglio scorsi. Le zone rosse indicano le aree in cui si è sicuramente verificato lo scioglimento dei ghiacci, mentre quelle rosso chiaro le aree dove è probabile che il ghiaccio si sia sciolto. Il fenomeno è stato repentino: l’8 luglio solamente il 40 per cento della superficie risultava interessata dal disgelo, quattro giorni dopo era il 97 per cento.
ARIA CALDA - Questo evento ha coinciso con un picco di insolita aria calda o una cappa di calore sulla Groenlandia che ha dominato il clima della Groenlandia a partire dalla fine di maggio. Secondo la glaciologa Lora Koenig, del centro Goddard della Nasa, «eventi di fusione di questo tipo si verificano circa una volta ogni 150 anni in media. L'ultimo evento è avvenuto nel 1889», osserva. «Ma se continuiamo ad osservare gli eventi di fusione come questo nei prossimi anni - aggiunge - la situazione sarà preoccupante».
GHIACCIAIO A RISCHIO - Qualche giorno fa, dal ghiacciaio Petermann, uno dei due che collegano la calotta interna alle coste, si era staccata una massa con una superficie di circa 120 chilometri quadrati, pari a circa la metà dell'iceberg che si staccò dallo stesso ghiacciaio due anni fa.

Abbiamo parlato spesso di innalzamento del livello dei mari, e con esso anche della possibilità che diverse città possano rischiare di rimanere sotto il livello dell’acqua. Certo, si tratta di scenari apocalittici, ma forse non troppo lontani dalla realtà. Dopotutto accade anche oggi che alcune città, come Venezia, quando c’è l’acqua alta si ritrovino sotto anche di mezzo metro, obbligando la popolazione a spostarsi per le strade come si guada uno stagno. Ma se i ghiacci dovessero sciogliersi più di così dove si andrebbe a finire?
Da questa simpatica infografica (da qui si vede più grande) realizzata da Greenpeace si capisce bene. Attualmente il rischio più diretto lo corre soltanto Venezia, tra le città più note al mondo. Ma se il livello medio dei mari dovesse innalzarsi soltanto di pochi metri, anche metropoli come Los Angeles o Amsterdam rischierebbero grosso. Stando alle previsioni di moltissimi scienziati che ipotizzano uno scioglimento dei ghiacci che dovesse continuare ad un ritmo simile a quello attuale, entro la fine del secolo il livello degli oceani dovrebbe salire di circa un metro. E così di secolo in secolo. In questo caso entro il 2300 le città che rischiano seriamente di finire sotto l’acqua sono Amburgo, Sanpietroburgo, San Francisco e la parte bassa di Manhattan; entro il 2400 quella meridionale di Londra, ma anche Shanghai, Edinburgo e New Orleans, e nei casi peggiori l’intera New York City, Londra e Taiwan.
Questo scenario è previsto come il più probabile. Ma se dovesse andare anche peggio? Secondo molte misurazioni infatti si è attivato un circolo vizioso secondo il quale più aumenta la temperatura e più si sciolgono i ghiacci che riflettono meno la luce solare, permettono un maggiore assorbimento che incrementa ancor di più la temperatura ed aumenta lo scioglimento dei ghiacciai. In questo caso i primi a farne le spese sarebbero i ghiacciai Occidentali dell’Artico e quelli della Groenlandia che, entro un migliaio di anni, potrebbero far sparire la maggior parte delle città costiere. Infine lo scenario sarebbe davvero apocalittico, con quasi tutto il mondo sommerso e con tutti i ghiacciai discioltil’Europa sparirebbe, con lei la maggior parte dell’America del Nord e parte del Sudamerica, mentre isole e zone costiere sarebbero soltanto un ricordo.
[Fonte e foto: Greenpeace International]

Conseguenze dello scioglimento dei ghiacci

L'innalzamento della temperatura determinerà cambiamenti climatici che a
loro volta si rifletteranno sull'intera popolazione mondiale.


Se non saranno presi drastici e immediati provvedimenti coordinati a livello
mondiale lo scioglimento dei ghiacciai farà aumentare il livello dei mari di
5 mm ogni anno, con effetti a catena: fiumi in piena, aumento di inondazioni
e precipitazioni, riduzione della disponibilità di acqua dolce, centri
urbani assediati dall'afa, montagne senza neve, epidemie di colera e
malaria.

Questo è un probabile bollettino con le conseguenze dello scioglimento dei
ghiacci nelle diverse regioni del pianeta:
I Poli.
Nelle regioni polari l'impatto sarà più rapido e profondo. Geografia e
caratteristiche della Penisola dell'Antartico, dell'Oceano del Sud e
dell'Artico cambieranno.

L'Europa.
Le regioni mediterranee saranno le più vulnerabili.
Nell'Europa del Sud l'estate si allungherà e l'acqua dolce disponibile
diminuirà. Aumenteranno le differenze climatiche e ambientali fra le regioni
del Nord e del Sud, vulnerabili alla siccità. Metà dei ghiacciai alpini
scompariranno. Aumenterà il livello dei fiumi in gran parte dell'Europa e il
rischio di inondazioni sulle aree costiere, con pesanti conseguenze per il
turismo, l'industria e l'agricoltura. In Italia, il mare ingoierà le zone
costiere formate da lagune e da foci dei fiumi. La produttività media
diminuirà nell'Europa del Sud e dell'Est, mentre il Nord potrà contare su
temperature più miti, che favoriranno le colture agricole.


I Tropici.
Ad essere colpite saranno soprattutto le regioni tropicali e sub-tropicali.
Esse accuseranno diminuzione dei raccolti agricoli e della quantità di acqua
disponibile, aumento dell'esposizione a malattie come malaria e colera,
incremento delle morti causate dal caldo.
Gli eventi meteorologici estremi, una volta concentrati nell'area caraibica,
si estenderanno in altre regioni del mondo: le alluvioni del Piemonte ne
sono una conferma.


I timori per la salute.
L'aumento delle ondate di caldo, spesso accompagnato da maggiore umidità e
inquinamento, si farà sentire di più nei grandi centri urbani. I più esposti
a malori per il caldo e malattie generate dalle alte temperature saranno gli
anziani e le persone più deboli. Le inondazioni aumenteranno i rischi di
annegamenti, diarree e infezioni respiratorie. Nel Terzo Mondo porteranno a
carestie e malnutrizione.


Gli effetti positivi.
Alle medie latitudini una temperatura più mite favorirà l'agricoltura;
diminuiranno le morti per freddo e così anche i costi economici per il
riscaldamento invernale. L'aumento delle precipitazioni favorirà alcune
regioni che soffrono di siccità (come l'Estremo Oriente) e lo sviluppo delle
foreste.

http://www.lifegate.it/ambiente/articolo.php?id_articolo=86 

Innalzamento dei mari può essere rallentato, non fermato

Il dado è tratto, ed ormai ne dobbiamo pagare le conseguenze. Come hanno dimostrato un gruppo di scienziati che ha pubblicato un recente articolo su Nature, l’innalzamento del livello dei mari non può essere più fermato. Il fenomeno secondo il quale nei prossimi decenni il livello degli oceani salirà sempre più alto ha superato il punto di non ritorno e al massimo può essere rallentato, ma non si potrà più riuscire a fermarlo.
Attualmente si calcola che circa una persona su 10 viva in un luogo al di sotto del livello del mare o allo stesso livello. Zone pianeggianti che potrebbero risentire dell’innalzamento di qualche centimetro o di pochi metri a livello catastrofico. Gerald A. Meehl e i colleghi degli istituti di ricerca di Melbourne e Princeton hanno calcolato che nella migliore delle ipotesi, cioè quella di una drastica riduzione nell’utilizzo dei combustibili fossili e delle emissioni di gas serra, la temperatura globale potrebbe oscillare tra i 2 ed i 3 gradi sopra il livello precedente alla Rivoluzione Industriale. Questo porterebbe ad un processo di riscaldamento degli oceani e scioglimento dei ghiacciai che renderebbero evidente l’innalzamento del livello dei mari soltanto tra alcuni secoli.
Il discorso infatti non gira più intorno al “se” ma al “quando”. L’innalzamento è inevitabile, resta da capire quando avverrà. Dunque gli effetti sulla normale vita di tutti i giorni li potranno vedere i nostri nipoti nello scenario peggiore, o i nostri bis-bis nipoti nel migliore. Secondo le loro previsioni l’aumento di temperatura al 2100 si dovrebbe attestare sui 4 gradi circa che per molti scienziati significano anche 3 metri di innalzamento dei mari.Uno scenario catastrofico che farebbe affondare diverse città costiere in tutto il mondo come New York o Venezia. Ma l’incremento potrebbe arrivare fino ad 8 gradi nel 2300, e a quel punto gli scenari sarebbero davvero incalcolabili.
[Fonte: Nature]

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