La telepatia è uno di quei fenomeni che vengono accettati come possibilità o realtà oppure come qualcosa senza sostanza rappresentata da un abile illusionista. Essenzialmente riguarda il fatto che menti separate possano essere in collegamento al di là della distanza o delle circostanze. La questione è molto controversa. Da una parte si accetta la realtà di questo fenomeno e dall’altra si rifiuta a priori.
Lo scorso anno, la British Association of Science ha creato una sezione separata nell’ambito del suo «Annual Festival of Science» per permettere ad uno scienziato (nella fattispecie Rupert Sheldrake) di analizzare la Telepatia Telefonica, fenomeno che abbiamo tutti esperimentato o almeno la gran parte di noi: all’improvviso pensiamo ad una persona, il telefono suona ed è propria la persona a cui abbiamo pensato. L’analisi di tale fenomeno è stata al centro di un’enorme controversia. Il professor Peter Atkins ha commentato, in occasione di un’intervista radiofonica, che gli esempi usati erano inconsistenti, che gli effetti erano statisticamente insignificanti e che gli esperimenti non erano stati condotti in modo ‘scientifico’.
Sempre Atkins ha ammesso a posteriori che non aveva effettivamente visto le conclusioni dell’esperimento ma ciò non cambiava nulla rispetto a quello che aveva dichiarato aggiungendo che non esisteva nessuna seria ragione per credere negli effetti della telepatia. Non tutti gli scienziati concordano con Atkins, come vedremo. La critica mossa contro la British Association scaturisce da un tentativo di valutare se l’assunto della Telepatia Telefonica sia reale.
Gli esperimenti di Telepatia Telefonica sono stati eseguiti dal dottor Rupert Sheldrake che sta esaminando questo fenomeno da molti anni. Egli afferma che la persona che sta facendo la telefonata ha naturalmente già pensato alla persona che sta chiamando. È questo quello che la persona dall’altra parte rileva fisicamente prima che il telefono squilli. Sheldrake ha chiamato centinaia di volontari, ognuno dei quali ha nominato quattro amici. Uno di questi quattro è stato tirato a sorte per fare la telefonata all’amico ricevente. Quest’ultimo deve dire prima di rispondere al telefono quale dei quattro amici lo sta chiamando. Statisticamente, la probabilità da sola decreta che 1 volta su 4 o il 25% del tempo le risposte sarebbero corrette.
Il risultato ha mostrato che il 42% delle volte le persone indovinavano chi le stava chiamando. Gli scettici vedono il loro punto di vista ripetutamente sfidato. Un altro test familiare alla maggioranza delle persone è il ganzfield test nel quale una persona deve indovinare una forma disegnata su una carta girata. Di recente è stata portata a termini un’analisi combinata di questi tests (3000 eseguiti fino al 2004). Nuovamente l’indice di successo sarebbe dovuto risultare pari al 25%. I risultati hanno mostrato invece che l’indice complessivo di successo è stato del 32%: un numero piccolo ma statisticamente ricco di significato. Gli scettici rifiutano ancora di accettare le scoperte, affermando che sono state fatte analisi non corrette.
Nuovi passi avanti
Gli scienziati inglesi e americani stanno fornendo prove che sfidano ancor più questo irrazionale scetticismo. I cervelli delle persone vengono ora monitorati durate gli esperimenti. I risultati di tali esperimenti vengono dettagliatamente menzionati nei giornali scientifici e mostrano che qualcosa di straordinario sta realmente accadendo. Con la disponibilità dell’alta tecnologia e delle successive analisi tecniche, la validità di questi esperimenti non può essere negata facilmente. Il dottor Mario Kittenis dell’Università di Edimburgo, usa le tecniche dell’EEG (elettroencefalogramma) per fornire prove valide dell’esistenza della telepatia. Persone con forti legami tra loro decidono chi sia il ‘mittente’e chi il ‘destinatario’. Vengono poi portate in stanze separate e collegate ad apparecchiature EEG che monitorano le attività di talune parti del cervello. Una volta in queste stanze i soggetti vengono sottoposti al suono ritmico di un tamburo per portare i loro livelli di coscienza ad uno stato similare. Una volta in questo stato, lampi di luce casuali vengono trasmessi al ‘mittente’. Questo scatena un’attività nella corteccia visiva del cervello (l’area che si attiva con i segnali trasmessi dagli occhi). La scoperta sorprendente consiste nel fatto che la corteccia visiva del ‘destinatario’ risponde in maniera simile, nonostante egli non sia stato esposto a nessun lampo di luce.
Gli scettici hanno sempre più difficoltà a negare queste scoperte ma affermano che deve per forza esistere qualche errore sconosciuto nell’esperimento che causa questo tipo di risultati. In America, Todd Richards dell’Università di Washington ha eseguito esperimenti simili con tecniche più sofisticate come l’FMRI (Functional Magnetic Resonance Imaging) che riescono a studiare l’attività cerebrale più in dettaglio. I risultati ottenuti sono stati gli stessi di quelli ottenuti utilizzando macchinari per l’EEG, vale a dire che il ‘mittente’ che viene esposto a lampi di luce casuali, scatena non si sa come la stessa reazione nella corteccia visiva del ‘destinatario’. È stato effettuato un numero significativo di questi esperimenti che hanno prodotto ogni volta gli stessi sorprendenti risultati. Entrambi i team del dott. Sheldrake e del dott. Richards hanno affermato che devono essere realizzati molti più esperimenti prima che possano essere tratte delle conclusioni sostanziali. Ma anche a questi stadi iniziali entrambi i team considerano queste scoperte come la conseguenza di un fenomeno anomalo.
Conclusione
È fuori di dubbio che gli scettici continueranno a dare sempre le stesse risposte. Hanno preteso prove per anni, e quando queste sono state fornite, hanno sostenuto che non fossero ‘scientifiche’. Ora che vi è una prova scientifica, senza dubbio contesteranno i metodi così come hanno fatto l’anno scorso con Sheldrake. Talvolta mi chiedo come si possa progredire quando così tante persone dedicano così tanto tempo a rifiutare di accettare quello che moltissime persone accettano ormai come un dato di fatto.
Ci sarà un seguito a questo articolo in riferimento ad esperimenti fatti recentemente in Italia che hanno mostrato come le cellule nervose continuino ad interagire tra loro anche quando vengono separate ed isolate l’una dall’altra.
Come i segnali di luce fanno sì che il ‘destinatario’ risponda nonostante la distanza, allo stesso modo queste cellule nervose agiscono nella stessa maniera anche quando solo un set è esposto alla luce.
Traduzione a cura di Antonella Caggiani
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