Bose fondò l'azienda omonima che contribuì a rivoluzionare il modo di esperire la musica, grazie anche ai suoi studi di fisica e alla cattedra che il MIT gli mise a disposizione negli anni 50. di Francesco Raiola
Fu per questo motivo che creò la propria azienda e sperimentò, inventando sistemi audio, auricolari che abolivano rumori di sottofondo etc. Una sperimentazione e uno studio che gli furono permessi anche grazie alla cattedra che il MIT gli offrì e che tenne fino al 2001.
Fu proprio in quegli anni che Bose cominciò i suoi studi e i suoi programmi di ricerca sull’acustica. L’ingegnere, appassionato di musica classica, realizzò come l’80% del suono che arrivava alle orecchie rimbalzasse prima sulle pareti e sul soffitto, così decise di lavorare affinché il suono fosse il più pulito possibile e lo fece mettendo in pratica le sue conoscenze di fisica. Fu così che invento un nuovo altoparlante stereo basato sulla psicoacustica, ovvero lo studio della percezione del suono cercando di avvicinare il suono percepito a quello delle grandi sale da concerto.
Nel 1968 invento il “Bose 901 Direct/Reflecting speaker system” che il New York Times dice essere stato per 25 anni il sistema audio più venduto; perfino alcune tra le più importanti case automobilistiche, come Mercedes e Porsche, decisero di affidarsi agli impianti Bose. Pur se non proprio economici, i materiali Bose (che non si occupava solo di musica) sono sempre stati considerati tra i migliori e all’avanguardia, ma non erano i beni materiali che interessavano a Bose.
Nel 2011, il professore del MIT, decise di ringraziare l’Università che gli aveva dato l’opportunità di diventare ciò che era regalandole un pacchetto azionario della propria azienda. Pacchetto di cui non si conosce l’entità ma che era di maggioranza. Le uniche condizioni poste furono che non avrebbero potute essere vendute, che l’azienda non potesse incidere sul destino dell’azienda e che i dividendi servissero per l’educazione e la ricerca.
In una vecchia intervista disse: “I consiglieri d’amministrazione che si pagano i dividendi traggono godimento dai soldi, ma a me non interessa. Non perché sia una persona buona, ma semplicemente perché sto facendo quello che più mi piace. Non mi interessa avere una seconda casa, ho un’auto e mi basta. Queste cose non mi danno piacere, pensare a grandi piccole idee mi dà veramente piacere” Partito con un negozio di riparazioni audio, Bose è riuscito, così, a diventare uno dei personaggi più importanti per la musica mondiale. da music.fanpage.it
I DIVERSI EFFETTI SULLA MENTE DA PARTE DELLA MUSICA
5/07/2013
Un team di scienziati a svelato il perché ci piace ascoltare musica triste,
la quale, nonostante l’apparenza, pare possa invece suscitare ed evocare
emozioni positive, romantiche e struggenti
La musica, tutta, ha sempre avuto un ascendente e un fascino particolare
sull’essere umano.
Da sempre, infatti, questa accompagna il cammino dell’uomo. Ogni epoca,
tuttavia, ha il suo tipo di musica, così come ogni popolo.
Un tipo di musica che invece pare susciti un appeal particolare su tutti – o
quasi – è la musica “triste”, malinconica. Secondo un nuovo studio della
Tokio University, infatti, non solo questo genere di musica è piuttosto
amato, ma pare che lo sia perché a differenza di quanto potrebbe sembrare,
la musica triste può in realtà evocare emozioni positive.
Il professor Ai Kawakami e colleghi della Tokyo University of the Arts, in
collaborazione con il RIKEN Brain Science Institute, hanno reclutato 44
volontari ambosessi affinché ascoltassero due brani di musica triste e uno
di musica felice. Tra i partecipanti vi erano sia dei musicisti che persone
normali.
Durante i test, a ogni partecipante è stato chiesto di utilizzare un insieme
di parole chiave per descrivere e votare la loro percezione della musica e
il proprio stato emotivo.
Tra i brani musicali di musica classica scelti dai ricercatori per lo studio
vi erano il notturno “La Separazione” in Fa minore di Glinka e l’Etude Op.
14 “Sur mer” il Sol minore di Felix Blumenfeld Blumenfeld.
Per quanto riguardava la musica “felice”, il brano scelto è stato il
Concerto in Sol maggiore – Allegro, di Granados.
Al fine di valutare meglio l’impatto della musica sui volontari, i brani
musicali sono stati fatti suonare anche in chiave minore o maggiore e
viceversa – sia quelli tristi che quelli felici.
I risultati finali dello studio sono stati pubblicati sulla rivista
scientifica Frontiers in Psychology, e mostrano che la musica triste è
capace di evocare emozioni contradditorie poiché in alcuni casi i
partecipanti, quando dovevano poi descrivere le proprie emozioni tendevano a
definirla più tragica e meno romantica di quanto non fosse o di quanto
appariva loro durante l’ascolto.
Il linea generale, i ricercatori hanno scoperto che la musica triste può
indurre tristezza – la quale è giudicata un’emozione spiacevole. Per cui, se
ascoltare questo tipo di musica evoca soltanto questo tipo di emozione, è
bene evitarne l’ascolto. Tuttavia, questo stesso genere di musica è capace
di suscitare emozioni romantiche, e non spiacevoli – per cui ha un effetto
positivo, di rilassamento. Infine, questo sentimento ambivalente provato dai
partecipanti era lo stesso, indipendentemente dalla loro formazione
musicale.
Spesso dunque ci piace ascoltare musica triste perché questo stimola in noi
pensieri e sentimenti romantici, struggenti.
La musica ha comunque un effetto che può essere diverso da persona a
persona, e se è musica vera e “positiva” (che non ha nulla a che vedere con
la definizione di “triste” o “allegra”) può promuovere i buoni sentimenti.
La musiche dissonanti, come per esempio l’hard rock, l’heavy metal e certa
musica da discoteca – ammesso che si possano chiamare musica – possono
invece suscitare emozioni negative che poi si ripercuotono sull’intero
corpus psico-fisico.
Se proprio vogliamo, allora circondiamoci di suoni armonici – anche se
apparentemente tristi – che hanno un effetto benefico su di noi e l’ambiente
che ci circonda.
da lastampa.it
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CANTA CHE TI PASSA !!!!