25 dicembre 2010
Le mandorle donano al corpo umano una maggiore sensibilità all’insulina:
rappresentano quindi un ottimo alleato contro il diabete.
Si sapeva già che un uso frequente ma moderato di frutta secca (noci e
pistacchi in particolare, n.d.r.) apportava un aiuto sostanziale nei
confronti della prevenzione di diverse malattie. Tra di loro vi è il diabete
di tipo 2.
Ed è proprio rispetto a questa patologia che l’Università di Medicina ed
Odontoiatria del New Jersey ha condotto uno studio in grado di testare
l’efficacia delle mandorle nella prevenzione del diabete. I risultati della
ricerca non hanno deluso le aspettative: le persone che consumano
costantemente le mandorle hanno oltre ad una maggiore sensibilità
all’insulina come precedentemente anticipato, un livello di colesterolo LdL
(il colesterolo “cattivo”, n.d.r) decisamente più basso, anche in fase di
pre-diabete.
Secondo il gruppo di ricercatori, capeggiati dalla dottoressa Michelle Wien,
bastano 16 settimane di consumo continuato od un loro utilizzo regolare per
prevenire anche il rischio di malattie cardiovascolari. Una precisazione:
sebbene ad entrambi i gruppi di persone sottoposte alla ricerca fosse stato
raccomandato di consumare dei carboidrati, coloro che assumevano le mandorle
si erano autoridotti il consumo di queste calorie.
Ci spiega la dottoressa Michelle Wen:
Abbiamo fatto grandi passi avanti nella ricerca sulle malattie croniche per
le prove di un trattamento efficace a una valida prevenzione. Ed è
promettente per le persone con fattori di rischio per le malattie croniche,
come diabete di tipo 2 e patologie cardiovascolari, che cambiamenti nella
dieta possano aiutare a migliorare i fattori che giocano un ruolo potenziale
nello sviluppo della malattia.
Per questo, aggiunge, maggiori studi metabolici e sull’alimentazione
sarebbero consigliati, in modo tale da trovare maggiori vie di prevenzioni
per questo tipo di patologie.
Fonte: medicinalive.com
domenica 2 gennaio 2011
DIETA VEGETARIANA PROTEGGE DA MALATTIE RENALI- ANCHE MORANDI E' VEGETARIANO
Essere vegetariani protegge dalle malattie renali
Il giovamento deriva dal minore apporto di fosfati
Oggi arriva la notizia che dalla dieta vegetariana possono trarre giovamento
i pazienti affetti da malattie renali: tale tipo di alimentazione è infatti
capace di diminuire i livelli di fosforo in sangue ed urine.
È universalmente noto che il termine “vegetariano” accompagna chi non si
nutre di alimenti prodotti da animali; carne e pesce e loro derivati sono
ovviamente banditi dai suoi piatti ma rimangono uova, latte, formaggi e
miele. Nella lista dei cibi sono presenti, ovviamente, frutta, verdura,
legumi, cereali.
Anche all'interno di questo modo di intendere l'alimentazione esistono delle
scuole più radicali (la vegana, che esclude l'utilizzo di prodotti di
origine animale; la crudista, che sostiene che la cottura dei cibi
impoverisce gli stessi; la fruttariana, che invita a mangiare solo frutta
fresca, biologica e matura colta dall'albero un attimo prima che cada per
terra), ma queste possono essere intese come scelte successive, che
comportano certamente maggiori attenzioni e precauzioni.
Una ricerca dell'Università dell'Indiana (USA), diretta dalla dottoressa
Sharon Moe e pubblicata sul Clinical Journal of the American Society of
Nephrology ha dimostrato i vantaggi del vegetarianismo per la salute dei
reni.
Gli studiosi sono partiti dal presupposto che le malattie renali rendono
difficile per il corpo eliminare il fosforo in eccesso. Per questo, chi né è
colpito deve limitare tale sostanza nella dieta, per limitare il rischio di
malattie cardiache.
La dottoressa Moe ed il suo staff hanno selezionato alcuni volontari, tutti
malati, dividendoli in due gruppi. Il primo ha seguito una dieta
vegetariana, il secondo uno stile alimentare che comprendeva carne.
Alla fine del test le analisi di sangue ed urine, a cui tutti sono stati
sottoposti, hanno evidenziato come la dieta a base di cereali apportava dosi
minori di fosfati. Inoltre, essendo questi sotto forma di fitati,
impegnavano meno l'organismo.
L'alimentazione vegetariana, di per sé, è completa. Non ci sono
controindicazioni anche se per i bambini e le donne con mestruazioni
abbondanti, la dieta va sostenuta con alimenti ricchi di ferro. Quindi
occorre una maggiore attenzione, anche alle combinazioni alimentari.
L'alimentazione deve essere variata, altrimenti si possono manifestare delle
carenze. La dieta vegetariana, in particolare se unita all'uso di prodotti
integrali biologico-dinamici e all'assunzione giornaliera di frutta fresca,
è associata ad una ridotta mortalità per cardiopatia ischemica, malattie
cerebro-vascolari e tumorali; si addice al benessere della persona, alla
disintossicazione dell'organismo ed al potenziamento delle difese
immunitarie.
La scelta che guida i desideri alimentari verso la carne è restia a morire,
soprattutto a causa di fattori culturali. Se fino a quaranta anni fa si
osannava una dieta ricca di proteine animali, oggi si registra il successo
sempre crescente della dieta mediterranea, forte di carboidrati, per poi
porre l'accento sull'importanza strategica di frutta e verdura: in grado,
queste ultime, di contrastare molte delle malattie moderne (obesità,
arteriosclerosi, diabete, ipertensione, malattie cardiovascolari, artritismo
ecc).
Bisogna ricordare poi che quando si passa da un'alimentazione tradizionale
ad una vegetariana occorre farlo gradualmente, per abituare il corpo.
Inizialmente l'intestino farà un po' di fatica, ad esempio. L'importante è
farsi seguire da un medico e leggere qualche buon testo di cultura
vegetariana, per ampliare le proprie conoscenze in ambito alimentare. Si può
diventare inizialmente anche un po' anemici perché il corpo è abituato con
le proteine animali; ma tolti carne, pesce e derivati, ed abituandolo ad
un'altra alimentazione, l'organismo si adatta e sintetizza meglio anche le
altre proteine.
da italiasalute.leonardo.it
---
Dieta vegetariana: valido aiuto per chi ha problemi renali
(IAMM) La dieta vegetariana può aiutare i pazienti affetti da malattie
renali ad evitare l'accumulo di livelli tossici di fosforo nell'organismo.
E' la conclusione di uno studio della Indiana University School of Medicine
guidato da Sharon Moe e pubblicato sul Clinical Journal of the American
Society Nephrology (CJASN). Questi pazienti hanno la necessità di limitare
l'apporto di fosforo. Livelli elevati di fosforo infatti possono portare a
malattie cardiache e nei casi più gravi alla morte.
Come si legge su 'The Times of India', i ricercatori hanno studiato gli
effetti della dieta vegetariana e della dieta a base di carne sui livelli di
fosforo in nove pazienti con insufficienza renale cronica. Le analisi del
sangue e delle urine hanno evidenziato livelli di fosforo più bassi nei
pazienti a regime alimentare vegetariano.
---
Dieta vegetariana: un toccasana per i reni
Frutta e verdura, si sa, sono alimenti salutari. Ma c'è di più. Secondo un
recente studio condotto presso l'Università dell'Indiana negli Stati Uniti e
diretto dalla dottoressa Sharon Moe, la dieta vegetariana sarebbe un
toccasana per la salute dei reni.
Partendo dalla considerazione che le malattie renali comportano una
difficile eliminazione del fosforo in eccesso nel nostro organismo, i
ricercatori hanno tentato di dimostrare se e in che modo l'alimentazione
potesse influire all'interno di questo processo.
Hanno così suddiviso in due gruppi alcuni volontari, tutti affetti da
patologie renali. Al primo gruppo è stata somministrata per un certo periodo
una dieta vegetariana basata principalmente sui cereali, e al secondo uno
stile alimentare che includeva anche la carne.
A conclusione del test, tutti i volontari sono stati sottoposti ad analisi
del sangue e delle urine. Il risultato ha mostrato che la dieta dei
“vegetariani” apportava all'organismo una minore quantità di fosfati e di
conseguenza una sorta di alleggerimento del carico di lavoro dei reni.
Inoltre, l'alimentazione a base di cereali introduceva nell'organismo i
“fitati”che facevano lavorare meno il metabolismo. Gli esiti della ricerca
sono stati pubblicati sul Clinical Journal of the American Society of
Nephrology.
Francesca Mancuso
da wellme.it
Il giovamento deriva dal minore apporto di fosfati
Oggi arriva la notizia che dalla dieta vegetariana possono trarre giovamento
i pazienti affetti da malattie renali: tale tipo di alimentazione è infatti
capace di diminuire i livelli di fosforo in sangue ed urine.
È universalmente noto che il termine “vegetariano” accompagna chi non si
nutre di alimenti prodotti da animali; carne e pesce e loro derivati sono
ovviamente banditi dai suoi piatti ma rimangono uova, latte, formaggi e
miele. Nella lista dei cibi sono presenti, ovviamente, frutta, verdura,
legumi, cereali.
Anche all'interno di questo modo di intendere l'alimentazione esistono delle
scuole più radicali (la vegana, che esclude l'utilizzo di prodotti di
origine animale; la crudista, che sostiene che la cottura dei cibi
impoverisce gli stessi; la fruttariana, che invita a mangiare solo frutta
fresca, biologica e matura colta dall'albero un attimo prima che cada per
terra), ma queste possono essere intese come scelte successive, che
comportano certamente maggiori attenzioni e precauzioni.
Una ricerca dell'Università dell'Indiana (USA), diretta dalla dottoressa
Sharon Moe e pubblicata sul Clinical Journal of the American Society of
Nephrology ha dimostrato i vantaggi del vegetarianismo per la salute dei
reni.
Gli studiosi sono partiti dal presupposto che le malattie renali rendono
difficile per il corpo eliminare il fosforo in eccesso. Per questo, chi né è
colpito deve limitare tale sostanza nella dieta, per limitare il rischio di
malattie cardiache.
La dottoressa Moe ed il suo staff hanno selezionato alcuni volontari, tutti
malati, dividendoli in due gruppi. Il primo ha seguito una dieta
vegetariana, il secondo uno stile alimentare che comprendeva carne.
Alla fine del test le analisi di sangue ed urine, a cui tutti sono stati
sottoposti, hanno evidenziato come la dieta a base di cereali apportava dosi
minori di fosfati. Inoltre, essendo questi sotto forma di fitati,
impegnavano meno l'organismo.
L'alimentazione vegetariana, di per sé, è completa. Non ci sono
controindicazioni anche se per i bambini e le donne con mestruazioni
abbondanti, la dieta va sostenuta con alimenti ricchi di ferro. Quindi
occorre una maggiore attenzione, anche alle combinazioni alimentari.
L'alimentazione deve essere variata, altrimenti si possono manifestare delle
carenze. La dieta vegetariana, in particolare se unita all'uso di prodotti
integrali biologico-dinamici e all'assunzione giornaliera di frutta fresca,
è associata ad una ridotta mortalità per cardiopatia ischemica, malattie
cerebro-vascolari e tumorali; si addice al benessere della persona, alla
disintossicazione dell'organismo ed al potenziamento delle difese
immunitarie.
La scelta che guida i desideri alimentari verso la carne è restia a morire,
soprattutto a causa di fattori culturali. Se fino a quaranta anni fa si
osannava una dieta ricca di proteine animali, oggi si registra il successo
sempre crescente della dieta mediterranea, forte di carboidrati, per poi
porre l'accento sull'importanza strategica di frutta e verdura: in grado,
queste ultime, di contrastare molte delle malattie moderne (obesità,
arteriosclerosi, diabete, ipertensione, malattie cardiovascolari, artritismo
ecc).
Bisogna ricordare poi che quando si passa da un'alimentazione tradizionale
ad una vegetariana occorre farlo gradualmente, per abituare il corpo.
Inizialmente l'intestino farà un po' di fatica, ad esempio. L'importante è
farsi seguire da un medico e leggere qualche buon testo di cultura
vegetariana, per ampliare le proprie conoscenze in ambito alimentare. Si può
diventare inizialmente anche un po' anemici perché il corpo è abituato con
le proteine animali; ma tolti carne, pesce e derivati, ed abituandolo ad
un'altra alimentazione, l'organismo si adatta e sintetizza meglio anche le
altre proteine.
da italiasalute.leonardo.it
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Dieta vegetariana: valido aiuto per chi ha problemi renali
(IAMM) La dieta vegetariana può aiutare i pazienti affetti da malattie
renali ad evitare l'accumulo di livelli tossici di fosforo nell'organismo.
E' la conclusione di uno studio della Indiana University School of Medicine
guidato da Sharon Moe e pubblicato sul Clinical Journal of the American
Society Nephrology (CJASN). Questi pazienti hanno la necessità di limitare
l'apporto di fosforo. Livelli elevati di fosforo infatti possono portare a
malattie cardiache e nei casi più gravi alla morte.
Come si legge su 'The Times of India', i ricercatori hanno studiato gli
effetti della dieta vegetariana e della dieta a base di carne sui livelli di
fosforo in nove pazienti con insufficienza renale cronica. Le analisi del
sangue e delle urine hanno evidenziato livelli di fosforo più bassi nei
pazienti a regime alimentare vegetariano.
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Dieta vegetariana: un toccasana per i reni
Frutta e verdura, si sa, sono alimenti salutari. Ma c'è di più. Secondo un
recente studio condotto presso l'Università dell'Indiana negli Stati Uniti e
diretto dalla dottoressa Sharon Moe, la dieta vegetariana sarebbe un
toccasana per la salute dei reni.
Partendo dalla considerazione che le malattie renali comportano una
difficile eliminazione del fosforo in eccesso nel nostro organismo, i
ricercatori hanno tentato di dimostrare se e in che modo l'alimentazione
potesse influire all'interno di questo processo.
Hanno così suddiviso in due gruppi alcuni volontari, tutti affetti da
patologie renali. Al primo gruppo è stata somministrata per un certo periodo
una dieta vegetariana basata principalmente sui cereali, e al secondo uno
stile alimentare che includeva anche la carne.
A conclusione del test, tutti i volontari sono stati sottoposti ad analisi
del sangue e delle urine. Il risultato ha mostrato che la dieta dei
“vegetariani” apportava all'organismo una minore quantità di fosfati e di
conseguenza una sorta di alleggerimento del carico di lavoro dei reni.
Inoltre, l'alimentazione a base di cereali introduceva nell'organismo i
“fitati”che facevano lavorare meno il metabolismo. Gli esiti della ricerca
sono stati pubblicati sul Clinical Journal of the American Society of
Nephrology.
Francesca Mancuso
da wellme.it
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